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Srebrenica: Amnesty international, «ancora senza giustizia»

Mentre il mondo ricorda oggi il 20° anniversario del genocidio di Srebrenica, in cui furono uccise oltre 8.000 persone, Amnesty International sottolinea che migliaia di famiglie delle vittime continuano a essere private della giustizia, della verità e della riparazione. 

«Due decenni dopo che il mondo girò lo sguardo di fronte al peggiore crimine commesso sul suolo europeo dal 1945, le famiglie delle vittime del genocidio di Srebrenica attendono ancora giustizia», dichiara John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International. Quasi 7.000 corpi sono stati riesumati, identificati e sepolti: tra questi, 421 bambini, un neonato e una donna di 94 anni. «Srebrenica non è solo un cupo ricordo della depravazione degli esseri umani ma è anche la testimonianza del fallimento della comunità internazionale, che non seppe impedire un genocidio che avveniva sotto i suoi occhi», afferma Dalhuisen. «Vent’anni dopo, i leader della Bosnia ed Erzegovina continuano a rifiutare di dire dove sono sepolti i corpi, in senso reale e metaforico. Occorre, senza ulteriori ritardi, l’adozione di misure per alleviare la sofferenza di coloro che ancora attendono verità e giustizia. Senza queste e senza la riparazione, una riconciliazione duratura nel tempo non potrà mai essere conseguita», conclude Dalhuisen.

Prosegue intanto la missione del Reliquiario della Madonna delle Lacrime a Sarajevo. Iniziata due giorni fa con l’incontro in cattedrale con l‘arcivescovo di Sarajevo, cardinale Vinko Puljić, il viaggio è continuato presso il palazzo della Nunziatura apostolica in Bosnia-Erzegovina. Oggi è in programma l’arrivo a Srebrenica, con la celebrazione eucaristica nella Chiesa di Santa Maria. Domani, invece, è previsto il momento ufficiale della memoria, a vent’anni esatti della strage di Srebrenica. «L’ultima parola non è la sofferenza o la morte – ha detto il cardinale Puljić – ma è una parola di pace e di speranza». Nel 1995 fa venivano trucidati più di ottomila uomini, donne e bambini in un luogo protetto dalle Nazioni Unite, e il cardinale ha voluto ricordare l’importanza della solidarietà di Maria.