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TERRA SANTA: ETCHEGARAY, «IL CORAGGIO DELLA PACE»

Il “coraggio della pace” va trovato “ad ogni costo”, per porre fine al calvario di due popoli “disperatamente dilaniati ma nonostante tutto uniti nella loro aspirazione profonda ad una pace vera e ad una vera prosperità”. Lo ha detto il card. Roger Etchegaray, celebrando domenica 5 maggio la Messa nella Concattedrale del Patriarcato latino di Gerusalemme, una delle tappe della “missione speciale” del porporato nei Luoghi Santi per incarico del Papa. Etchegaray ha ribadito la necessità di “una pace solida da costruire a tutti i costi, tra due popoli straziati dalle memorie di una storia costellata di rivalità e di umiliazioni”. La pace, ha detto tornando a chiedere a nome del Papa “la fine più rapida possibile di una situazione tragica ed inaccettabile”, “non si stabilisce”, perché “è preceduta da una conversione degli spiriti e dei cuori. Se la giustizia e la verità non sono uguali per tutti su questa Terra Santa, non ci saranno né giustizia, né verità e non si otterrà una pace duratura”.

Associandosi alle Chiese ortodosse e orientali, nel giorno in cui celebrano la loro Pasqua, il cardinale ha sottolineato che “ogni cercatore di pace deve essere un profeta, un pioniere lucido ed intrepido che va fino in fondo alla marcia tortuosa verso la pace”: e la “responsabilità dei cristiani”, a Gerusalemme, è “più grande che altrove”, ha aggiunto, riferendosi alla situazione di “una città dove da duemila anni convivono le tre famiglie generate dal nostro padre comune Abramo”.

A proposito dello statuto speciale della Città Santa, Etchegaray ha puntualizzato che tutte le tre famiglie “possono reclamare Gerusalemme, ma nessuna la può reclamare escludendo le altre. Non è un luogo che si possiede, ma un luogo che ci possiede; è una città dove ciascuno deve spogliarsi delle sue cittadinanze umane per consacrarsi interamente alla sola cittadinanza che conta, quella di Dio”. Sir