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Terra Santa: mons. Fontana, «Hebron città fantasma. Urge grande sforzo diplomatico per soluzione due Stati»

Il Coordinamento dei vescovi di Terra Santa (Hlc) ha compiuto oggi una visita a Hebron, l’unica città palestinese che ha nel suo centro un insediamento ebraico di poche centinaia di coloni. Della delegazione faceva parte l'arcivescovo Riccardo Fontana, vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, che al Sir ha descritto la situazione drammatica in cui è la città palestinese.

(dall’inviato Sir a Hebron) «Una città fantasma. Strade chiuse, zone un tempo vive e floride, oggi deserte, salvo qualche palestinese che cerca di vendere qualche oggetto per far fruttare la giornata. Militari israeliani agli angoli che vigilano». Con queste parole l’arcivescovo di Arezzo, monsignor Riccardo Fontana, racconta al Sir la visita che oggi il Coordinamento dei vescovi di Terra Santa (Hlc) ha compiuto a Hebron, l’unica città palestinese che ha nel suo centro un insediamento ebraico di poche centinaia di coloni. Per proteggerlo l’esercito israeliano ha posto delle severe restrizioni di movimento a decine di migliaia di palestinesi. Restrizioni che hanno decretato la fine dell’antico centro della città, dei suoi negozi, delle sue strade, con intere famiglie palestinesi costrette ad abbandonare le loro case.

«Ho visto gente disperata e rassegnata» racconta mons. Fontana che pone la domanda: «Chi potrà raccogliere l’appello di Papa Francesco per far riprendere la via negoziale e porre fine a questo conflitto e all’occupazione militare che dura da 50 anni? Dove sono leader coraggiosi capaci di questo?». Per l’arcivescovo «la comunità internazionale sembra non fare molto per andare nella direzione indicata dal Pontefice, peraltro condivisa da molti, della soluzione ‘Due popoli, due Stati’. Abbiamo assistito alla Conferenza internazionale di Parigi per la pace in Medio Oriente ma serve adesso uno sforzo diplomatico importante per far riprendere i negoziati diretti tra israeliani e palestinesi». «Idee come quella del neo presidente Usa, Donald Trump, di trasferire l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, non serve a nulla. Egli dimentica il carattere sacro di questa città. Il rispetto dei tre popoli del Libro appartiene a Gerusalemme. Questa città che porta in sé il nome di giustizia e di pace oggi vede poca giustizia e ancora meno pace». «Non spetta alla Chiesa – aggiunge mons. Fontana – cercare o trovare soluzioni politiche ma certamente pregare perché Dio ispiri vie di uscita che ora non vediamo. Con i confratelli vescovi abbiamo sentito parlare di alberi di ulivo, simboli di pace, sradicati dall’esercito israeliano per prendere la terra ai palestinesi. Israeliani e palestinesi soffrono molto, chi per la paura di attentati chi per l’occupazione militare, ma io credo che siano due popoli che desiderano e hanno diritto alla pace. A noi aiutarli in questa direzione, anche con la solidarietà, la vicinanza e la preghiera».

Al loro arrivo a Hebron i vescovi, accompagnati da rappresentanti dell’associazione «Breaking the silence», che raccoglie militari israeliani che hanno prestato servizio nei Territori palestinesi, sono stati oggetto di insulti urlati a gran voce da un colono, che ha inveito anche contro i membri dell’associazione, sotto lo sguardo dei militari con la Stella di David. Dopo la visita a Hebron i vescovi dell’Hlc hanno fatto visita alla «Tent of the nations», una vasta area di terra appartenente all’unica famiglia cristiana rimasta nella zona di Hebron. Qui hanno ascoltato la voce del proprietario e direttore, Daoud Nassar che ha ribadito la scelta della «non violenza all’ingiustizia che i palestinesi subiscono anche con la confisca delle loro terre. Con questa visione, frutto della nostra fede cristiana, trasformiamo la nostra sofferenza in potenza costruttrice di un futuro migliore per le nuove generazioni. Il nostro slogan è ‘noi ci rifiutiamo di essere nemici’». Nella Tenda ogni anno arrivano centinaia di gruppi intenzionati a condividerne gli scopi e ad apprendere anche l’uso corretto della terra, la sua coltivazione e il suo sfruttamento sostenibile.