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Terra Santa: nuova udienza della Corte israeliana sul muro a Cremisan

Nuova svolta nel caso Cremisan. La Società di St. Yves, il centro cattolico per i diritti umani che opera in seno al Patriarcato latino di Gerusalemme, ha pubblicato oggi una nota sull'esito della nuova udienza che si è svolta ieri presso la Suprema Corte di Giustizia israeliana relativa al caso della costruzione del muro israeliano nella valle di Cremisan.

Scopo dell’audizione, si legge nella nota, è stato quello di «verificare le opinioni delle diverse parti sulle alternative proposte dal Ministero della Difesa di Israele per quanto riguarda il tracciato del muro di separazione a Cremisan». In qualità di rappresentante delle Suore Salesiane, la società St Yves, si legge nel testo, «ha espresso il suo assoluto rifiuto delle recenti alternative israeliane che sono in contrasto con la decisione della Corte emessa il 7 Agosto 2014, con la quale chiedeva al ministero della Difesa di proporre alternative che lasciassero il convento e il monastero salesiani dallo stesso lato palestinese del muro». Nella nota St. Yves sottolinea che «tali alternative non rispettano il principio di unità dell‘ordine salesiano, la sua terra, comunità e servizi».

Secondo il Consiglio «Pace e Sicurezza» della Corte, che ha parlato in qualità di «amicus curiae», le alternative proposte dal ministero della Difesa rappresentano «un fallimento in termini di sicurezza e non possono essere invocate per garantire la sicurezza». Nella nota la Società St. Yves riporta anche la preoccupazione del sindaco del villaggio cristiano di Beit Jala, nel cui territorio insiste la Valle di Cremisan e di quello di Betlemme, Vera Baboun. Per entrambi le alternative proposte rappresentano un grave pericolo per la comunità palestinese locale ed il suo sostentamento spingendola ad emigrare. Come è noto la costruzione di una parte del muro di separazione, di sicurezza per gli israeliani, nella valle di Cremisan, nell‘area di Betlemme, prevede il passaggio sulle terre agricole a rischio espropriazione di 58 famiglie del villaggio di Beit Jala. Nell’espropriazione sarebbero coinvolti anche i due monasteri salesiani, uno delle suore che gestiscono una scuola materna con 400 bambini cristiani e musulmani e l’altro dei monaci produttori del vino di Cremisan. Contro l‘edificazione del muro in questa zona si batte da sempre la chiesa cattolica locale per la quale questo pezzo di muro avrebbe il solo scopo di collegare gli insediamenti israeliani di Gilo e Har Gilo.