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Terra Santa: patriarca Twal, Natale sobrio per solidarietà con le vittime del terrorismo

Sarà un Natale sobrio quello che la terra Santa si appresta a vivere. È l’invito che emerge dal Messaggio natalizio che il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, ha presentato questa mattina in una conferenza stampa tenutasi nella Città Santa.

«La situazione attuale – scrive Twal – ci suggerisce di limitare gli aspetti più appariscenti delle celebrazioni a favore di un approfondimento del loro significato spirituale». Da qui l’invito a ogni parrocchia «a spegnere per 5 minuti le luci dell’albero di Natale, in segno di solidarietà con tutte le vittime della violenza e del terrorismo» e la decisione di celebrare la Messa di Natale «per le vittime e i loro familiari, perché possano riprendere coraggio e aver parte della gioia e della pace del Natale». Nel messaggio Twal esprime dolore per «la nostra amata Terra Santa presa nel circolo infernale e sanguinoso della violenza! Siamo stanchi di questo conflitto e di vedere la Terra Santa insanguinata» e lancia un monito ai capi israeliani e palestinesi perché diano «prova di coraggio e di operare per una pace stabile fondata sulla giustizia. Basta rimandare, basta con le esitazioni e i falsi pretesti! – scrive il patriarca – rispettate le risoluzioni internazionali, ascoltate la voce dei vostri popoli che aspirano alla pace e agite nel loro interesse. Ciascuno dei due popoli della Terra Santa, Israeliani e Palestinesi, ha diritto alla dignità, a uno Stato indipendente e ad una sicurezza duratura».

Le guerre e il terrorismo che hanno colpito e colpiscono il Libano, la Francia, la Russia, gli Stati Uniti, l’Iraq e la Siria «sono alimentate dal commercio delle armi che coinvolge numerose potenze internazionali. Siamo di fronte all’assurdo e alla doppiezza più totali: si parla da una parte di dialogo, di giustizia, di pace e si promuove, dall’altra, la vendita delle armi ai belligeranti!», scrive il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, nel suo Messaggio natalizio. «A questi trafficanti d’armi senza scrupoli e senza coscienza diciamo: convertitevi. La vostra responsabilità in questa tragedia è grande e voi dovrete rispondere davanti a Dio del sangue dei vostri fratelli» dichiara il patriarca per il quale «la risposta militare e l’uso della forza non possono risolvere i problemi dell’umanità. Occorre trovare quali sono le cause e le radici di questo flagello, e affrontarle. Bisogna lottare contro la povertà e l’ingiustizia, che possono costituire un terreno favorevole al terrorismo e, contemporaneamente, occorre promuovere l’educazione alla tolleranza e all’accettazione dell’altro». Anche la Chiesa è chiamata a offrire una risposta alla situazione attuale. E la risposta è la misericordia che, ricorda il patriarca, «non si limita alle relazioni individuali, ma riguarda anche tutti i settori della vita pubblica».

La misericordia, si sottolinea nel messaggio, «è atto politico per eccellenza, a condizione di considerare la politica nel suo senso più nobile, cioè la presa in carico della famiglia umana a partire dai valori etici, dei quali la misericordia è una componente fondamentale, che si oppone alla violenza, all’oppressione, all’ingiustizia e allo spirito di sopraffazione». Il messaggio termina con l’appello ai pellegrini a visitare la Terra Santa e con un ringraziamento a papa Francesco per la canonizzazione delle prime due sante palestinesi, avvenuta nel maggio scorso; per il Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia; per il Motu Proprio che semplifica le procedure di annullamento del matrimonio; per lo «storico» accordo bilaterale tra lo Stato di Palestina e la Santa Sede e per l’Enciclica Laudato si’.