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Tunisia: Amnesty, «intrapenda la strada dei diritti umani»

In un nuovo documento intitolato «Un passo avanti, due passi indietro?», l'organizzazione esamina la situazione dei diritti umani in Tunisia dall'ottobre 2011, evidenzia alcune tendenze preoccupanti e sottopone una serie di raccomandazioni.

Ai progressi nel campo dei diritti umani seguiti alle dimissioni del presidente Zine El Abidine Ben Alisi contrappongono gli «arretramenti» fatti segnare dall’attuale governo, il cui impegno per le riforme «appare dubbio». E’ questo il giudizio espresso da Amnesty International a un anno dall’elezione dell’Assemblea costituente nazionale tunisina. In un nuovo documento intitolato «Un passo avanti, due passi indietro?», l’organizzazione esamina la situazione dei diritti umani in Tunisia dall’ottobre 2011, evidenzia alcune tendenze preoccupanti e sottopone una serie di raccomandazioni. Nei mesi successivi all’uscita di scena di Ben Ali, il governo ad interim – constata Amnesty – aveva fatto importanti «passi avanti» sulla strada delle riforme, tra cui la ratifica di alcuni fondamentali trattati internazionali sui diritti umani. Le autorità avevano inoltre ordinato il rilascio dei prigionieri politici e di coscienza condannati prima della rivolta, introdotto nuove leggi sulla libertà di stampa e abrogato le norme che limitavano la creazione di associazioni. «Il nuovo governo – osserva il rapporto – non ha dato seguito a queste iniziative e alcuni suoi passi indietro hanno gettato un’ombra sulla reale intenzione della Tunisia di proteggere i diritti umani». «La Tunisia – afferma Hassiba Hadj Sahraoui, di Amnesty – è stata la culla degli straordinari eventi che hanno scosso la regione nel 2011. Pur riconoscendo che le autorità hanno preso misure per affrontare l’eredità di violazioni dei diritti umani, i passi avanti non sono stati abbastanza e ora vediamo preoccupanti segnali che mettono a rischio le riforme esistenti e altre di cui ci sarebbe urgente bisogno». Negli ultimi mesi sono aumentate le restrizioni alla libertà d’espressione; artisti, giornalisti, scrittori e altre persone critiche nei confronti del governo, sono stati perseguiti col pretesto di mantenere l’ordine pubblico e la morale pubblica. Le persone ferite durante la rivolta e le famiglie dei manifestanti uccisi attendono ancora giustizia e riparazione. Contro i manifestanti, che continuano a scendere in strada per esprimere insoddisfazione per la lentezza delle riforme, è stata usata «forza eccessiva e non necessaria». Nell’anno trascorso dall’elezione dell’Assemblea costituente, Amnesty ha ricevuto denunce di torture ed altri maltrattamenti, molte delle quali da parte di persone che hanno riferito di essere state picchiate nel corso delle manifestazioni, degli arresti e della detenzione. «Il Paese è al bivio – conclude Sahraoui -. La Costituzione, che verrà definita nei prossimi mesi, è un test chiave per mostrare se la Tunisia punterà fermamente o meno sui diritti umani e sullo stato di diritto». (Sir)