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Ucraina, non è scongiurato il pericolo di una guerra civile

C'è molto di paradossale nella quasi guerra civile che in poche settimane ha minacciato l’Ucraina. Tutti sono d’accordo che l’Unione Europea ha fatto il miracolo di dare ad una parte del mondo settanta anni di pace. Eppure in Ucraina è sembrato che per entrare in questa oasi di pace si fosse pronti anche a fare una guerra. C’è di più.

Mentre nell’Unione europea sembra che ci sia almeno un cittadino su quattro che oggi vorrebbe uscirne, in Ucraina almeno metà della popolazione è disposta a fare la rivoluzione per entrarci. E mentre negli ultimi anni in Grecia, in Spagna, in Italia ci sono state grosse manifestazioni contro il rigore dell’economia dell’Unione in Ucraina si scende in piazza perché si crede che con quella economia si possa guarire un paese ancora più in crisi dei paesi dell’Unione che si affacciano sul Mediterraneo.

L’Ucraina è oggi prima di tutto un paese in recessione al rischio del fallimento economico. Un paese che non riesce più a pagare nemmeno il gas che prende dalla Russia e con sempre più difficoltà riesce a trovare investitori che vogliano comprare i buoni del suo debito pubblico. La sua economia produce soprattutto acciaio e prodotti agricoli che solo la Russia riesce ancora in parte ad assorbire. La divisione fra filoeuropei e filorussi che divide il paese in due spicchi fra la parte vicina alla Polonia europea e la parte vicina alla Russia semiasiatica è anche una divisione di interessi fra una piccola e media borghesia che guarda ad Ovest ed un mondo contadino e operaio che guarda ad Est. E un paese così in crisi diventa necessariamente campo di battaglia per fortuna per ora solo economico fra la Russia di Putin e l’Europa di Bruxelles in coppia con gli Stati Uniti.

Come dice il vecchio proverbio africano quando gli elefanti si azzuffano è soprattutto l’erba che ci rimette. La povera Ucraina è facilmente ricattabile da una parte e dall’altra con minacce e promesse, e se da un lato Putin finora ha fatto promesse concrete, anche se solo in parte mantenute, l’Europa non ha fatto altra promessa che non sia il miraggio di un benessere lasciato intravedere a chi entra fra i suoi membri e più decantato fuori che dentro l’Unione. Così la Russia di Putin può trovare seguito in Ucraina più per timore che per amore mentre l’Europa è riuscita a convincere solo in parte perché ad un paese in profonda crisi economica finora non promette nulla di concreto al di là della speranza.

La crisi attuale ha avuto inizio nel novembre scorso quando il presidente ucraino Viktor Yanukovich ha deciso di non firmare l’accordo già pronto di associazione con la Ue perché Putin, in cambio della sua marcia indietro, aveva offerto all’Ucraina un prestito di 15 miliardi di dollari e la riduzione di un terzo del prezzo del gas che vende al paese. Dall’altro lato l’Unione Europea, mentre ha denunciato le pressioni di Putin, non è stata in grado a sua volta di aiutare l’Ucraina neppure con un euro. Sono lontani i tempi dell’Europa generosa e missionaria verso gli increduli e gli incerti che ancora negli anni Ottanta del secolo scorso aiutava la Spagna e il Portogallo ad entrare nell’Unione con contributi di miliardi e miliardi e che negli anni Novanta permetteva, in violazione degli accordi di Maastricht, di impiegare l’equivalente di millecinquecento miliardi di euro per salvare la ex-Germania Orientale.

L’Europa attuale tutta attenta al pareggio dei bilanci, alla riduzione dei debiti, al contenimento degli interessi e degli spread è capace al massimo di incitare chi combatte per entrare nell’Unione, ma mai di mettersi le mani a tasca per aiutarlo concretamente.

Eppure la crisi ucraina in pochi mesi si è dimostrata troppo violenta non solo nella repressione, ma anche nella rivolta per far credere ormai di avere come sola materia del contendere l’Europa. A molti non a caso è tornata a mente l’esperienza terribile vissuta meno di venti anni fa da un altro paese ex-comunista come l’Ucraina che si chiamava allora Jugoslavia. In quella ultima guerra balcanica in cui si andava a cercare casa per casa l’amico di ieri diventato nemico il vecchio dirigente comunista Milovan Gilas disse che si saldavano i conti rimasti in sospeso nella ultima guerra mondiale fra croati, sloveni e serbi, fra serbi e musulmani. Anche l’Ucraina come l’Jugoslavia di allora è un paese multirazziale e multilingue e il contenzioso storico fra Russia e Ucraina, rimasto per ora pietosamente e fortunosamente sepolto, è forse più tremendo di quello jugoslavo. Gli Ucraini possono rimproverare ai Russi i milioni di morti per fame della grande carestia del 1933, le centinaia di migliaia di deportati del 1945, i migliaia di tumori alla tiroide lasciati in eredità dal disastro di Cernobyl. I russi possono rimproverare agli ucraini il tradimento a favore dei tedeschi nel 1941, lo schieramento degli ucraini a fianco della Wehrmacht e la pulizia etnica verso i russi e gli ebrei durante l’ultima guerra.

Gli avvenimenti della ultima settimana che hanno visto un rovesciamento politico all’interno del paese hanno fatto pensare e dire che il pericolo della guerra civile in Ucraina sia ormai superato. Ma a chi guarda al destino di questo paese legato ad un fragilissimo equilibrio e da sempre diviso per confini razziali, linguistici, culturali e non solo politici dopo la fine dell’Urss, al di là del successo strategico attuale conseguito dall’Europa e dietro di essa dagli Stati Uniti, non è possibile ancora liberarsi da ogni preoccupazione. Il fatto è che i filoeuropei non solo hanno vinto, ma hanno stravinto. Non si è avuta quella generale riconciliazione fra le due parti che tutti almeno a parole dall’esterno chiedevano, ma la rivincita di una parte sull’altra.

Con la liberazione anche se più che dovuta dell’ex-presidente Yulia Tymoshenko e l’esilio volontario del presidente in carica Viktor Yanukovich il rischio è che lo scontro continui anche se con uno scambio di ruoli fra ribelli diventati all’improvviso governativi e governativi diventati all’improvviso ribelli. E se la parte che ora risulta vincente sembra  a quasi tutti identificarsi con la democrazia non bisogna nemmeno  dividere anche in Ucraina con un solo colpo d’ascia tutto il bene da tutto il male.

La Tymoshenko è stata certamente incarcerata ingiustamente e anche per questo probabilmente si porterà dietro fra l’altro la tentazione della vendetta propria di tutte le vittime. Ma non bisogna dimenticare che fra coloro che manifestano a favore dell’Europa contro la Russia ci sono anche i seguaci del partito Svoboda di tendenze filonaziste che provoca certamente sinistri ricordi fra i russi dell’Ucraina. Quanto all’ex-presidente Yanukovich, non c’è dubbio che è stato un presidente avido e che negli ultimi mesi si è dato ad una repressione rude e anche spietata. E tuttavia aveva vinto le elezioni del febbraio di quattro anni fa con il 48,4 per cento dei voti contro il 45,5 per cento dei voti conquistati dalla Tymoshenko con un risultato giudicato allora corretto dalla Ocse, l’organizzazione per la cooperazione in Europa incaricata dal monitoraggio elettorale. Il che significa che i filorussi anche se sconfitti continueranno ad avere un seguito nel paese soprattutto se Putin darà loro il suo sostegno.

La parte orientale del paese, dove c’è una maggioranza russofona e la grande base russa di Sebastopoli, può d’ora essere tentata dalla idea della secessione. Anche l’Ucraina Russa può insomma cercare di iniziare la sua indipendenza con la sua guerra di Crimea.