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Ue-Chiese, incontro a Bruxelles. Appello per liberazione di Meriam

(Sir Europa - Bruxelles) - È la decima volta che si svolge, in forma ufficiale, l'incontro tra istituzioni comunitarie e leader delle grandi religioni presenti in Europa, che si tiene oggi al palazzo Berlaymont, sede della Commissione Ue, dalle 10 alle 14.

L’appuntamento dal 2009 avviene sulla base dell’articolo 17 del Trattato di Lisbona, che fissa la regolarità di tale momenti di confronto. L’edizione odierna si apre con un minuto di silenzio «per ricordare le vittime del tragico attacco al museo ebraico di Bruxelles» del 24 maggio. Per le istituzioni comunitarie sono presenti il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, quello dell’Esecutivo, José Manuel Barroso, e il vice presidente del Parlamento europeo, incaricato dei rapporti con le comunità religiose, László Surján. Fra i temi indicati nell’ordine del giorno figurano una discussione sul futuro dell’integrazione anche alla luce delle recenti elezioni, il ruolo della società civile e delle fedi religiose nello spazio pubblico, il ruolo dell’Europa sulla scena internazionale. Sono presenti all’incontro rappresentanti cristiani (la delegazione cattolica è guidata dal cardinale Reinhard Marx, presidente della Comece), ebrei, musulmani, indù, sikh e mormoni.

«Esprimiamo sgomento profondo e preoccupazione per la sorte della signora Meriam Yahya Ibrahim, condannata a cento frustate e alla morte per impiccagione con l’accusa di apostasia e adulterio. Recentemente ha dato alla luce una bambina mentre era in prigione». I presidenti delle istituzioni Ue e tutti i leader religiosi presenti alla riunione di alto livello in corso a Bruxelles, che include rappresentanti cristiani, musulmani, ebrei, indù, sikh e mormoni, sottolineano l’«obbligo internazionale del Sudan per proteggere la libertà di religione e di credo e unanimemente invitano le autorità sudanesi responsabili e la Corte d’appello a revocare questo verdetto disumano, rilasciando subito Meriam. I partecipanti alla riunione di Bruxelles «apprezzano il fatto che la Corte d’appello ha accolto il ricorso»; chiedono inoltre che il governo sudanese, «in linea con i diritti umani universali», abroghi ogni disposizione legislativa che «penalizzi o discrimini le persone per le loro convinzioni religiose» o nel caso in cui decidessero di cambiare fede religiosa. Dall’incontro tra istituzioni Ue e rappresentanti religiosi emerge la convinzione che «la libertà di religione e di credo è un diritto umano universale» essenziale secondo l’Unione europea e «deve essere protetto ovunque e per tutti» nel mondo.