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Ue: riforma asilo e regolamento di Dublino, nessun accordo. Tutto rimandato alla presidenza austriaca

(Bruxelles) Salta la proposta della presidenza bulgara per la riforma dell'accordo di Dublino sul sistema d'asilo. E, paradossalmente, una riforma che tutti i Paesi Ue sembravano invocare trova contrari una dozzina di governi. Così che, per ragioni diverse, la riforma non si fa, almeno per ora. Tutti vincenti, quindi, tutti perdenti.

La riunione dei ministri degli Interni a Lussemburgo non è stata in grado di trovare un punto di equilibrio per cambiare le regole di ingresso e accoglienza dei richiedenti asilo. I Paesi Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia) non ne vogliono sapere di accogliere rifugiati, alleggerendo il peso che grava sui mediterranei. Questi ultimi (Italia, Malta, Cipro, Grecia) chiedono la solidarietà degli altri Stati, ma viene negata. La Spagna con il neo governo deve ancora definire compiutamente la sua posizione; l’Italia non vede presente il suo ministro Salvini. Contrari alla bozza bulgara anche Germania (dapprima disposta a trattare, assieme alla Francia), Svezia, Paesi Bassi e i tre Baltici. Così la questione appare rinviata: passerà, senza esiti, al Consiglio europeo del 28-29 giugno, e sarà poi presa in carico dal governo austriaco, che finora ha posto l’accento sulla chiusura muscolare delle frontiere, dicendo no alla solidarietà verso i Paesi mediterranei, pur annunciando una «rivoluzione copernicana» in materia.