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Un seme gettato per il futuro Europarlamento

La speranza è che la nuova compagine parlamentare che sarà eletta a fine mese sappia mettere a tema il futuro dell'embrione in relazione sia alla ricerca scientifica, sia alla prassi medica. Con un occhio consapevole della sua natura umana. È anche l'auspicio di Carlo Casini che ha guidato l'Iniziativa dei cittadini europei.

Se un milione e 721 mila 626 firme di cittadini europei vi sembran poche! La cifra in questione è il totale di quelle «validate», cioè accettate dalle autorità nazionali e comunitarie per la campagna «Uno Di Noi» (One of Us) a difesa dell’embrione umano. La raccolta firme è stata condotta nel corso del 2013 nei 28 paesi dell’area Ue, tra i quali ben 18 hanno raggiunto e spesso abbondantemente superato il numero minimo richiesto dalla normativa comunitaria che ha istituito la cosiddetta «Iniziativa dei cittadini europei», una sorta di tematizzazione legislativa attraverso l’azione popolare. «Uno Di Noi» è stata, sinora, l’iniziativa che ha raccolto il maggior numero di firme valide (quel milione e 721mila 626 di cui si diceva sopra), seguita al secondo posto dalla campagna sul «diritto all’acqua» che ha totalizzato 1.667.000 firme e al terzo dalla petizione contro la vivisezione che è invece arrivata a 1.326.807 adesioni. L’Italia è risultata il paese europeo più sensibile al tema della difesa dell’embrione umano, raggiungendo il totale di 631mila firme, cioè oltre un terzo del totale convalidato dalla Unione europea. Un vero successo, confermato dalle oltre 150mila firme italiane giunte dopo la scadenza dei termini e quindi non consegnate, a conferma della forte convinzione popolare che il valore della vita umana non sia barattabile o manipolabile.

Il «destino» degli embrioni. Ma ora che ci avviciniamo alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, cosa succederà a questa «Iniziativa»? Lo spiega il libro «Uno di noi. La prima iniziativa dei cittadini europei», scritto da Carlo Casini, parlamentare europeo e presidente del Movimento per la vita italiano (Mpv), edito da Cantagalli sotto l’egida del Gruppo del Partito Popolare Europeo. Anzitutto l’autore, da sempre in prima linea a difesa della vita umana nascente, ricorda che uno degli scopi di base della campagna era «ottenere che l’Ue non finanzi attività che incoraggiano o suppongono la distruzione di embrioni umani, siano esse di tipo scientifico e di ricerca, sia volte a diffondere metodi di pianificazione delle nascite tramite ‘aiuti’ ai paesi più poveri che prevedano pratiche abortive o analoghe». «Uno Di Noi» ha permesso – durante i mesi della campagna pubblica – di porre all’attenzione dell’opinione pubblica il fatto che oggi, grazie alla evoluzione scientifica, «l’embrione può essere manipolato collocandolo in un recipiente, la provetta, al di fuori del corpo della donna. Tutto è possibile fare di lui – nota Casini – e tutto ciò che si può fare può essere programmato prima di generarlo». Il destino degli embrioni in provetta è infatti molto particolare, considerato che sono già esseri umani a tutti gli effetti, dotati di tutto il patrimonio genetico che li svilupperà fino alla fase natale completa.

Seme gettato per la prossima legislatura. Con la fecondazione assistita vengono generati molti embrioni e si può così decidere che, tolti quelli che servano per uno scopo preciso (chiamiamoli di serie A e B come scorta) quelli rimanenti (serie C e D) possano essere «buttati via». Altri potrebbero essere «congelati», anche se è noto che buona parte di essi perirà nelle operazioni di congelamento e scongelamento. «Altri ancora – ricorda l’autore – rimarranno per anni ibernati a 196 gradi sotto lo zero». E, aggiunge, «se poi l’uso di molti embrioni porta eccezionalmente a una gravidanza plurima, qual è il problema se si vuole un solo figlio? La ‘riduzione fetale’ è diventata ormai una operazione di routine». Il che – tradotto – significa l’eliminazione dei figli «in più» che, pur vivi e ‘umani’ a tutti gli effetti, scombussolano i piani e quindi vanno collocati tra gli «scarti». Partendo da questi dati di fatto, tipici dell’odierna prassi biotecnologica, Carlo Casini sottolinea che da questo punto in poi occorre che «Uno Di Noi» non resti come un bell’esercizio di democrazia diretta, ma divenga «un seme gettato che deve fruttificare nella prossima legislatura europea». Non sarà una battaglia facile, perché intanto la Commissione europea (essa stessa in scadenza entro novembre) dovrà pronunciarsi, accogliendo in tutto o in parte la proposta. Quindi, potrà essere avviata una procedura normativa vera e propria che potrà investire il Parlamento europeo per le sue funzioni. È da questo punto in poi che «Uno Di Noi» diverrà oggetto di valutazione politica e Casini si augura che il nuovo emiciclo che uscirà dalle elezioni di fine maggio sappia riflettere con pacatezza e rispetto sul profondo significato della vita umana.