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«Uno di noi»: Commissione Ue respinge iniziativa. Comitato: veto illegittimo

(Sir Europa - Bruxelles) - La Commissione Ue ha deciso di non presentare una proposta legislativa per la protezione dell'embrione nei settori di competenza Ue. Lo rende noto l'Esecutivo di Bruxelles dopo aver esaminato la richiesta dell'iniziativa dei cittadini denominata «Uno di noi», sostenuta dai movimenti pro-life e accompagnata da 1 milione e 700mila firme.

«Con l’iniziativa Uno di noi – si legge in una nota della Commissione – è stato chiesto all’Unione europea di smettere di finanziare attività che implicano la distruzione di embrioni umani, in particolare nei settori della ricerca, degli aiuti allo sviluppo e della salute pubblica». Si ricorda quindi che i promotori dell’iniziativa hanno raccolto le firme necessarie per proporre una iniziativa di legge su scala comunitaria, esponendo le proprie ragioni all’Esecutivo il 9 aprile e dinanzi all’Europarlamento il giorno successivo. Ma ora la Commissione – esponendo le proprie ragioni proprio all’indomani delle elezioni europee – conclude che «l’esistente quadro di finanziamento, recentemente discusso» per il periodo 2014-2020 «e concordato dagli Stati membri e dal Parlamento europeo, è quello appropriato».

Máire Geoghegan-Quinn, Commissaria europea per la ricerca, afferma a proposito della posizione assunta dall’Esecutivo sulla iniziativa «Uno di noi»: «Ci siamo impegnati a studiare questa iniziativa dei cittadini e abbiamo dato alla richiesta tutta l’attenzione necessaria. Gli Stati membri e il Parlamento europeo hanno tuttavia deciso di continuare a finanziare la ricerca in questo settore per una ragione: le cellule staminali embrionali sono uniche e servono per cure che possono salvare la vita, e per le quali sono già in corso sperimentazioni cliniche». La Commissione «continuerà – aggiunge Geoghegan-Quinn – ad applicare le rigorose norme etiche e le restrizioni vigenti per la ricerca finanziata dall’Ue, fra cui il divieto di finanziare la distruzione di embrioni».

Oggi 28 maggio, ultimo giorno del suo mandato, l’ex Commissione Barroso ha posto il veto all’iniziativa dei cittadini «Uno di noi – One of us», la più grande petizione della storia delle istituzioni europee, sostenuta da due milioni di cittadini per chiedere la fine dei finanziamentI pubblici europei a pratiche che comportino la deliberata distruzione di vite umane prima della nascita. Grégor Puppinck, rappresentante del Comitato dei cittadini, esprime «profonda delusione per una Commissione sorda, che oggi esercita un potere illegittimo, poiché spetta al Parlamento europeo pronunciarsi politicamente sul merito dell’iniziativa, e non alla Commissione». Per il Comitato, assicura, «la procedura non è chiusa: da una parte la decisione della Commissione è suscettibile di ricorso presso la Corte di Lussemburgo – che ha da parte sua riconosciuto il rispetto dovuto alla vita umana dal concepimento – dall’altra è stato eletto un nuovo Parlamento e verrà nominata una nuova Commissione». Per Puppinck si tratta di un «veto ingiustificato che ignora l’oggetto stesso della richiesta: la Commissione si ripromette di continuare a finanziare pratiche di biotecnologia rivelatesi prive di futuro e di etica, e a finanziare l’aborto nei paesi in via di sviluppo, inclusi quelli in cui è vietato penalmente

Puppinck parla anche di «veto ingiustificabile, che viola il processo democratico: la Commissione, anziché prendere atto del successo dell’iniziativa e trasmetterla al Parlamento e il Consiglio europeo, ha abusato del suo potere di controllo formale» per bloccare la procedura, tentando di «difendere il proprio privilegio» di unico detentore del potere d’iniziativa, ossia di avvio di procedure legislative, come è stato fino alla creazione del meccanismo dell’iniziativa dei cittadini, istituito dal Trattato di Lisbona. Per il Comitato di One of us, la Commissione europea ha così ridotto il meccanismo Ice ad un «simulacro», mentre «i deputati volevano farne un vero e proprio strumento di democrazia partecipativa», dando «ulteriore prova della sua mancanza di cultura democratica»

«Il voto contrario con cui la Commissione europea, proprio nell’ultimo giorno del suo mandato e all’indomani delle elezioni, ha stoppato l’iniziativa ‘Uno di noi’ è un grave tradimento della volontà popolare, ben definita, espressa da ben due milioni di cittadini europei» commentano Paola Ricci Sindoni e Domenico Coviello, presidente e copresidente nazionali dell’Associazione Scienza & Vita che, insieme alla quasi totalità dei movimenti e delle realtà ecclesiali italiani, è stata in prima fila durante la mobilitazione. La democrazia partecipativa, alla sua prima prova, aveva dimostrato quanto i cittadini vogliano sentirsi «parte attiva» dell’Unione. I quasi 2 milioni di sottoscrizioni raccolte in 28 Paesi – 600mila solo in Italia – manifestano «l’esistenza di un grande movimento popolare in favore della vita che è stato consapevolmente ignorato». In tal senso, «scegliere di continuare con la sperimentazione e la ricerca sulle cellule staminali embrionali insistendo nella distruzione di esseri umani, non è solo una decisione antiscientifica, ma soprattutto antidemocratica». Di qui l’auspicio che il nuovo Parlamento «sappia esprimersi con fermezza» riportando al centro «la dignità della vita umana fin dal concepimento, così come chiesto dagli stessi elettori europei. Due milioni di persone aspettano una risposta, perché l’Europa che vogliamo sia una democrazia fondata sulla tutela e sul rispetto del più debole».

«Hanno ignorato una volontà popolare diffusa che avrebbe meritato ben altra attenzione ed almeno un serio dibattito nelle aule dell‘Europarlamento, che fino a prova contraria è l‘unica istituzione eletta dal popolo»: questa la reazione di Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita (Mpv) e del disciolto Comitato italiano per «Uno Di Noi», alla notizia che la Commissione europea ha espresso parere contrario alla iniziativa europea per la tutela dell’embrione umano. Nel comunicato stampa diffuso questo pomeriggio dal Mpv, Casini afferma che con questa decisione «si conferma quel deficit di democrazia che rappresenta il problema più grave che affligge la Ue e che pone a rischio il futuro del grande sogno europeo». Aggiunge: «I burocrati hanno sfoggiato la migliore saccenza di cui sono capaci negando che altri oltre loro stessi siano in grado di decidere su una questione che, comunque la si guardi, è dirimente del livello di umanità della società che si vorrebbe costruire». Accusa poi la Commissione di aver agito «nel modo più subdolo, aspettando il vuoto di potere democratico con il Parlamento sciolto e non ancora ricostituito e dribblando le elezioni che avrebbero potuto essere segnate dalla giusta indignazione popolare». Dopo «UnoDiNoi» è sorta una associazione dei movimenti pro-vita che – dice Casini – «riprenderà le fila della mobilitazione».