Opinioni & Commenti

Dai blog a facebook, così internet cambia relazioni e amicizie

di Adriano Fabris

La Chiesa cattolica è sempre stata attenta agli sviluppi della comunicazione e alle opportunità che da tali sviluppi potevano essere aperte. Ne sono testimonianza alcuni documenti (da Inter Mirifica a Etica in Internet, da La Chiesa e Internet al Direttorio delle Comunicazioni sociali) che hanno offerto molti spunti per comprendere che cosa significa utilizzare in maniera adeguata, e non semplicemente subire, le nuove tecnologie. La consapevolezza di fondo che guida i documenti citati è quella che vede negli strumenti di comunicazione non solo dei semplici strumenti. Essi infatti incidono sul costume e sulla mentalità delle persone, cambiano prospettive e stili di vita. Su ciò bisogna riflettere, se vogliamo usare bene la Rete. Questo la Chiesa stimola a fare.

E questo, appunto, è lo sfondo per comprendere il messaggio di Benedetto XVI per la Giornata delle Comunicazioni Sociali 2009, che si celebra questa domenica 24 maggio.  l messaggio si riferisce in particolare ai nuovi sviluppi della Rete: all’Internet partecipato, al cosiddetto Web 2.0. Si tratta di quegli usi di Internet in cui i contenuti vengono non solo condivisi, ma in molti casi costruiti dai loro fruitori. Si delinea così la dimensione del social network. Si pensi ai blog, al fenomeno Facebook, ma anche al modo in cui è costruita l’enciclopedia online Wikipedia.

Il Web 2.0. offre certamente grandi opportunità di connessione: lo sanno in particolare i nostri ragazzi. Ma tutto ciò non può essere semplicemente accettato e utilizzato in maniera acritica. Ci sono infatti luci e ombre, anche in questi casi, da tenere presenti. I lati positivi, in sintesi, stanno proprio nell’estensione delle relazioni che la Rete rende possibile. Oggi possiamo tutti essere connessi, e le relazioni che così si determinano sono davvero feconde di relazioni sempre nuove.

L’aspetto da gestire è però quello che riguarda le modalità e la qualità di queste relazioni, che possono bensì sostenere e ampliare, ma non già sostituire, tutte le altre relazioni in cui siamo inseriti. Il reale, in altre parole, non può essere sostituito dalla sua immagine virtuale.

Nello specifico ciò che fa Benedetto XVI, nel suo messaggio, è un’operazione molto importante. Il Papa sottolinea il fatto che le nuove tecnologie, anche in ambito comunicativo, non sono qualcosa di autonomo e indipendente da ogni forma di controllo: esse sono piuttosto un ambito di espressione dell’umano, e vanno perciò riportate alla radice antropologica che è loro propria. Alla base delle forme di comunicazione anche più innovative, sottolinea il messaggio, vi è il desiderio di esprimerci, di entrare in relazione con altri.

Ma tutto ciò richiede un ben preciso impegno etico. La relazione, anche il contatto in Rete, può essere compiuta facendo in modo che tutti possano avere accesso a questa dimensione, che tutti possano avere diritto di parola, e che a partire da qui tutti possano trovarsi coinvolti nella realizzazione del bene comune. Rispetto, dialogo, amicizia, dunque, non sono valori automaticamente garantiti dal Web, ma sono condizioni che gli esseri umani si trovano a perseguire e a riaffermare proprio nell’uso corretto della Rete.