Opinioni & Commenti

Difendere la famiglia è saggio e razionale

di ALBERTO MIGONEIl Governo, accogliendo una mozione della maggioranza, si è impegnato a presentare entro il 31 gennaio 2007 un disegno di legge che riconosca «diritti, anche in materia fiscale, prerogative e facoltà alle persone che fanno parte di unioni di fatto e non consideri derimenti, al fine di definire natura e qualità delle unioni di fatto, né il genere dei conviventi né il loro orientamento sessuale». Con queste premesse si delinea già il punto d’arrivo.

Se il decreto legge verrà approvato, tutte le unioni di fatto, anche quelle omosessuali, nella concretezza delle situazioni – fiscali, previdenziali, ereditarie – saranno equiparate alla famiglia naturale fondata sul matrimonio. E questo – al di là delle rassicurazioni, che già si sprecano, e delle possibili acrobazie verbali – segnerà, anche nel sentire comune, un forte indebolimento della famiglia per un’assimilazione che la svaluta privandola del «favor legis» che la nostra Costituzione le attribuisce in quanto, nonostante le tante difficoltà, è ancora «la fondamentale esperienza di comunione e di responsabilità umana e sociale, il luogo naturale della trasmissione e della continuità della vita e cioè della generazione e dell’educazione dei figli e perciò la prima cellula e risorsa della società e della solidarietà» (Statuto, il richiamo dei Vescovi (Comunicato Cet 9-12 giugno 2003)Comunicato della Conferenza episcopale toscana 9-12 giugno 2003).

Con questo non si nega che il legislatore possa tener conto sul piano dei diritti individuali di situazioni nuove, anche rispetto ad un passato recente. Meraviglia però e preoccupa questo incedere d’impeto e per di più con un’iniziativa governativa, su una materia così delicata, che rischia di spaccare ancor più il Paese. Il fatto è che, col pretesto di venire incontro a situazioni dolorose, ma molto diverse perché le convivenze esprimono una tipologia molto varia, si vuole affermare la tesi, cara ad alcune forze politiche e a ben determinati gruppi di pressione, che ogni forma di convivenza fa famiglia, senza tener conto «né del genere dei conviventi né del loro orientamento sessuale», come recita l’ordine del giorno approvato.

È proprio su questi assunti ideologici che la nostra opposizione è netta e decisa e non è per noi una «battaglia confessionale». Occorre intendere e far intendere che il nostro difendere la famiglia – come del resto la vita, la pace, la giustizia, il lavoro – è improntato a razionalità e saggezza e per questo non rifiuta il dialogo e ricerca l’accordo con quei laici pensosi e sensibili ai valori. E non è neppure «una battaglia di retroguardia», una difesa di realtà superate, perché – si pensa forse anche tra i cristiani – ormai solo poche persone possono fare scelte impegnative. Questa resa psicologica va superata. Pensiamo infatti che sui temi etici – si è già visto a proposito della Legge 40 – ci sia oggi più attenzione, anche perché molti si accorgono, tragicamente sulla loro pelle, che certe libertà non liberano.

Statuto, il richiamo dei Vescovi (Comunicato Cet 9-12 giugno 2003)

Forum cattolici toscani, documento sulla famiglia