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Fosse Ardeatine, un orrore in cui entrarono da porte opposte vittime e carnefici

Qualcuno ha sostenuto che almeno un soldato si rifiutò di sparare impunemente e quindi era possibile non partecipare al massacro. In realtà negli anni passati sembra che lo stesso Priebke abbia dato una versione meno automatica e molto più drammatica di quell’«obbedienza» collettiva.

Anna Maria Canacci, la sorella del diciassettenne Ilario Canacci trucidato alle Fosse Ardeatine, è stata forse l’unica parente delle vittime che è riuscita a perdonare, sembra su incoraggiamento dello stesso papa Giovanni Paolo II, all’ex-capitano Priebke con un gesto che alcuni hanno giudicato eroico e alcuni assurdo al di là delle possibilità umane. La Canacci andava addirittura a trovare l’ex-capitano agli arresti domiciliari in via cardinal Felice nel quartiere Aurelio e parlava a lungo con lui.

In una intervista concessa a «La Stampa» sei anni fa la Canacci disse che Priebke gli aveva raccontato che quel giorno del 24 marzo 1944 tutti coloro che dovevano partecipare al massacro avevano dovuto essere ubriacati con l’alcool tanto da essere storditi. Ad un soldato che non voleva sparare il comandante Kappler in persona minacciò la fucilazione di lui e della sue famiglia e alla fine lo aiutò lui stesso a sparare mettendoglisi accanto. Priebke infine avrebbe concluso: «Quando tutto fu finito eravamo come impazziti. Abbiamo dovuto tutti ubriacarci per tre giorni senza uscire dalla disperazione».

Questa versione, se è vera e non è soltanto una furba captatio benevolentiae, non cambia di una virgola il risultato di quel 24 marzo e porta via un solo uomo dal mucchio dei morti. Tuttavia ammette che in quell’orrore, entrarono seppure da porte opposte, vittime e carnefici. Al di là del dichiarato obbligo di obbedienza si dette per scontato che anche chi fu arruolato all’ultimo momento fra i boia di quel giorno poteva avere ancora una coscienza e una libertà morale a cui quell’«obbedienza» ripugnava. Tanto che, per amputare almeno per alcune ore queste facoltà che rendono uomini, si dovette cercare di eliminarle anestetizzandole come in un intervento a cuore aperto. E fosse solo per questo, anche se l’inferno hitleriano cercava demoni, persino i suoi carnefici forse rimasero in fondo ancora uomini, pure mentre si arrendevano al male con un compromesso codardo verso gli altri e pietoso verso se stessi.