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Il Papa ad Assisi: «Mai più la guerra»!

di M. Michela Nicolais“Le religioni sono al servizio della pace” e “posseggono le risorse necessarie per superare le frammentazioni e per favorire la reciproca amicizia e il rispetto tra i popoli”. Lo ha detto Giovanni Paolo II, nel discorso rivolto ai partecipanti alla Giornata di preghiera per la pace nel mondo, svoltasi ad Assisi il 24 gennaio. “L’umanità – ha proseguito il Papa – ha bisogno della pace sempre, ma ancor più ne ha bisogno ora, dopo i tragici eventi che hanno scosso la sua fiducia e in presenza dei persistenti focolai di laceranti conflitti che tengono in apprensione il mondo”. Giustizia e perdono: questi, ha ribadito il Papa, i due “pilastri” della pace. “Giustizia”, perché “non ci può essere pace vera se non nel rispetto della dignità delle persone e dei popoli, dei diritti e dei doveri di ciascuno e nell’equa distribuzione di benefici ed oneri tra individui e collettività”. “Perdono”, perché “la giustizia umana è esposta alla fragilità e ai limiti degli egoismi individuali e di gruppo”. Salutando, all’arrivo ad Assisi, i partecipanti all’incontro, Giovanni Paolo II aveva detto: “Nei momenti di più intesa apprensione per le sorti del mondo, si avverte con maggiore vivezza il dovere di impegnarsi personalmente nella difesa e nella promozione del fondamentale bene della pace”.

“No” alle “nubi” del terrorismo e dell’odio… “Chi utilizza la religione per fomentare la violenza – ha ribadito il Papa – ne contraddice l’ispirazione più autentica e profonda”. In passato, ha ricordato infatti il Pontefice, “tragici conflitti sono spesso derivati dall’ingiusta associazione della religione con interessi nazionalistici, politici, economici o di altro genere”. Per questo, “è doveroso che le persone e le comunità religiose manifestino il più netto e radicale ripudio della violenza, di ogni violenza, a partire da quella che pretende di ammantarsi di religiosità, facendo addirittura appello al nome sacrosanto di Dio per offendere l’uomo. L’offesa dell’uomo è offesa di Dio. Non v’è finalità religiosa che possa giustificare la pratica della violenza dell’uomo sull’uomo”. Il Papa ha definito quello di Assisi un “pellegrinaggio di pace” in cui “testimoniare il nostro comune anelito verso un mondo più giusto e solidale”, per “allontanare le nubi del terrorismo, dell’odio, dei conflitti armati, nubi che in questi ultimi mesi si sono particolarmente addensate all’orizzonte dell’umanità”. “Ascoltarci gli uni gli altri”, ha detto il Santo Padre, è già “un segno di pace” che “serve a diradare le nebbie del sospetto e dell’incomprensione. Le tenebre non si dissipano con le armi; le tenebre si allontanano accendendo fari di luce”. “L’odio si vince solo con l’amore”, ha aggiunto il Papa ricordando la figura di Francesco, “un singolare profeta della pace amato non solo dai cristiani, ma da tanti alti credenti e da gente che, pur lontana dalla religione, si riconosce negli ideali di giustizia, di riconciliazione, di pace che furono suoi”.

“sì” alle religioni “al servizio della pace”. “Edificare la pace nell’ordine, nella giustizia e nella libertà richiede l’impegno prioritario della preghiera, che è apertura, ascolto e dialogo e unione con Dio, fonte originaria della pace vera”. Lo ha detto il Papa, dedicando l’ultima parte del suo discorso ad Assisi al tema della preghiera. “Pregare – ha precisato Giovanni Paolo II – non significa evadere dalla storia e dai problemi che essa presenta”, ma al contrario “è scegliere di affrontare la realtà non da soli. L’uomo religioso, di fronte alle insidie del male, sa di poter contare su Dio per ottenere il coraggio di affrontare le difficoltà, anche le più dure, con personale responsabilità, senza cedere a fatalismi o a reazioni impulsive”. Riferendosi ai momenti di “preghiera per la pace” che i partecipanti alla Giornata di Assisi hanno tenuto in luoghi diversi, il Papa ha sottolineato: “Unico è lo scopo e medesima è l’intenzione, ma pregheremo secondo forme diverse, rispettando le altrui tradizioni religiose”, con l’intento di “mostrare al mondo che lo slancio sincero della preghiera non spinge alla contrapposizione e meno ancora al disprezzo per l’altro, ma piuttosto ad un costruttivo dialogo, nel quale ciascuno, senza indulgere in alcun modo al relativismo né al sincretismo, prende anzi più viva coscienza del dovere della testimonianza e dell’annuncio”. Il Papa ha, poi, invitato a “superare decisamente quelle tentazioni di ostilità che non sono mancate nella storia anche religiosa dell’umanità”, e che in realtà “esprimono un volto profondamente immaturo” della religione, quando si richiamano ad essa. “Il genuino sentimento religioso”, ha fatto notare Giovanni Paolo II, “costituisce una sorgente di rispetto e di armonia tra i popoli” ed è “il principale antidoto contro la violenza e i conflitti”. Assisi, come quindici anni fa, ha concluso il Papa, “diventa nuovamente il ‘cuore’ di una folla innumerevole che invoca la pace. Giovani del terzo millennio, chiedo a voi di essere, come Francesco d’Assisi, ‘sentinelle’ docili e coraggiose della pace vera, fondata nella giustizia e nel perdono, nella verità e nella misericordia!”.

“Mai più violenza, guerra, terrorismo!”. “Mai più violenza! Mai più guerra! Mai più terrorismo! In nome di Dio ogni religione porti sulla terra Giustizia e Pace, Perdono e Vita, Amore!”. Queste le parole pronunciate dal Papa, prima di collocare la lampada accesa al centro del palco dove si è svolta la Giornata di preghiera per la pace nel mondo, ad Assisi. Il gesto del Papa (poi ripetuto dagli altri leader religiosi ppresenti all’incontro) ha concluso la cerimonia di “impegno per la pace”, al centro della quale c’è stato un messaggio letto, in diverse lingue e a turno, da vari esponenti delle Chiese cristiane e delle religioni mondiali. “Non ci stancheremo di lavorare nel grande cantiere della pace”, ha esordito il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, proclamando – ha aggiunto Konrad Raiser, del Consiglio ecumenico delle Chiese, “la nostra ferma convinzione che la violenza e il terrorismo contrastano con l’autentico spirito religioso” e condannando “ogni ricorso alla violenza e alla guerra in nome di Dio e della religione”.“Fare quanto è possibile per sradicare le cause del terrorismo”: è l’altro impegno che si sono assunti i partecipanti all’incontro di Assisi, perché “si possa realizzare una convivenza pacifica e solidale tra appartenenti a etnie, culture e religioni diverse”. Non mancano, nel testo comune per la pace, l’impegno a “promuovere la cultura del dialogo” e a “perdonarci vicendevolmente gli errori e i pregiudizi del passato e del presente, nel comune sforzo per sconfiggere l’egoismo e il sopruso, l’odio e la violenza e per imparare dal passato che la pace senza giustizia non è vera pace”. “Fare nostro il grido di chi non si rassegna alla violenza e al male; incoraggiare ogni iniziativa che promuova l’amicizia fra i popoli, convinti che il progresso tecnologico, quando manchi un’intesa solidale tra i popoli, espone il mondo a rischi crescenti di distruzione e di morte; stare dalla parte di chi soffre nella miseria e nell’abbandono, facendoci voce di chi non ha voce; difendere il diritto di ogni persona umana a vivere una degna esistenza secondo la propria identità culturale”: queste le altre priorità individuate da chi ha partecipato alla Giornata di Assisi, che si è conclusa con un appello rivolto “ai responsabili delle nazioni” a “fare ogni sforzo perché, a livello nazionale e internazionale, si edifichi e si consolidi, sul fondamento della giustizia, un mondo di solidarietà e di pace”.

Assisi, la cronaca della Giornata