Opinioni & Commenti

Le retribuzioni oscene degli alti papaveri statali

Molto di più addirittura di paesi come la Francia (260mila dollari all’anno) e della Germania (231 mila dollari). Paesi che, come è noto, sono più ricchi, meno indebitati e meno in recessione di noi.

Ogni statistica, si sa, è sempre un po’ approssimata e, anche se oggi si cerca di far rientrare questi stipendi da nababbi dentro lo stipendio nemmeno tanto disprezzabile del primo presidente della Corte di Cassazione, nel febbraio dell’anno scorso il ministro della Funzione Pubblica Patroni Griffi offrì un elenco dettagliato di quanto guadagnavano gli alti burocrati italiani. Uno (il capo della polizia) guadagnava quasi settecentomila euro all’anno, tre dirigenti guadagnavano oltre 500 mila euro, undici dirigenti erano di poco sotto i 500 mila euro e altri trentasette navigavano ampiamente oltre i trecentomila euro. A questi papaveri della amministrazione statale bisognerebbe aggiungere i numerosissimi amministratori dei grandi organismi sotto controllo pubblico o con partecipazione pubblica, dalle poste alle ferrovie, dalla Rai alle autostrade, e dove, in aziende come l’Eni, l’Enel, la Finmeccanica, gli stipendi si possono anche contare con l’unità di misura del milione di euro.

Da un altro lato bisogna cominciare a tenere conto degli stipendi sempre più numerosi degli alti gradi delle regioni e degli enti locali, come il direttore generale di un comune medio o grande o il presidente di una azienda municipalizzata (ma talvolta basta anche solo essere segretario comunale), dove pure ormai le retribuzioni si possono misurare con più centinaia di migliaia di euro all’anno non molto diversamente dall’amministrazione statale. Due anni fa, di fronte a quello che ritenne lo scandalo degli stipendi dell’alta burocrazia francese, anche se ora, secondo i dati citati sopra, sembrerebbero quasi un terzo di quelli italiani, in Francia il sociologo Philippe Steiner scrisse un libro che fece scalpore e che già con il titolo diceva tutto: «Le retribuzioni oscene». Peccato che nessuna agenzia turistica sia riuscita a convincere Steiner a venire a vedere cosa succede anche in Italia dove un commesso può calcolare che lo stipendio di un burocrate è fatto di cinquanta stipendi come il suo e per pagarlo ci vuole l’Irpef sua e di cento altri commessi come lui.

Se la memoria non ci tradisce a noi sembra che una volta ci si insegnasse che il compito dello stato, soprattutto dello stato democratico nato su un progetto di uguaglianza oltre che di libertà, fosse quello di rendere meno ricchi i ricchi e meno poveri i poveri e non di mettersi a produrre in prima persona con le proprie mani nuova disuguaglianza e una classe di ricchi di stato da aggiungere alla classe dei ricchi che già fabbricano la nostra società e il nostro sistema economico. E purtroppo in questo stato, come sottolinea anche il rapporto OCSE, con il presente che gli presentiamo e il futuro che gli promettiamo, è sempre più difficile che continuino a credere i giovani di cui parlavamo all’inizio e per i quali sembra valere solo la battuta di Flaiano: «Coraggio, ragazzi, il meglio è passato».