Opinioni & Commenti

Maria Eletta Martini, una vita per il bene comune

di Maria Pia Bertoluccivice presidente vicaria del Centro nazionale per il volontariato

La notizia era attesa, il suo stato di salute era ormai compromesso da tempo, ma quando l’abbiamo saputo, eravamo preparati ma non veramente pronti. Sì, la morte di Maria Eletta, della Mem come la chiamavamo, è arrivata quasi all’improvviso. Chi è stata per noi, ex giovani volontari coinvolti fin dagli anni ’80, nella riflessione sul e con il mondo, magmatico ed affascinante quanto avvincente e faticosamente appassionante, del volontariato? Banale e riduttivo dire la fondatrice del Cnv, il Centro nazionale per il volontariato. In effetti la Martini è stata da sempre una personalità di grande intuizione, che ha cercato di capire, di entrare dentro i problemi, i pensieri, le attese del volontariato, esaltandone ed amplificandone al massimo le aspettative, che è riuscita a tradurre, almeno in parte, in molti provvedimenti normativi. Come non ricordare l’impegno profuso – che poi forse è stata la sua vera «scoperta» del volontariato – da presidente della Commissione sanità della Camera dei deputati, perché le associazioni di volontariato potessero «…concorrere ai fini istituzionali del Servizio sanitario nazionale…». Furono quegli anni quelli della scoperta del fenomeno volontariato, a livello nazionale ma anche e soprattutto a livello locale, con un laboratorio straordinario a Lucca dove, un innovativo Giuseppe Bicocchi – presidente della Provincia – aveva costituito fin dal 1977 la prima Consulta provinciale del volontariato.

La Martini, lavorando con il Bicocchi e molti altri studiosi, politici e professori, su una lungimirante idea del sociologo Achille Ardigò, diede vita nel 1984 al Centro nazionale per il volontariato, (di cui è stata ininterrottamente presidente fino al 2008), che ancora oggi è un riferimento culturale sul tema del volontariato e della partecipazione dei cittadini associati alla vita democratica e sociale del nostro Paese e delle nostre comunità: sia per le istituzioni ma anche e soprattutto per le associazioni e le reti di associazioni.

Come non ricordare i dibattiti – durante gli anni ’80 e buona parte degli anni ’90 – fatti a Lucca in occasione dei Convegni biennali del volontariato che tanto hanno contribuito alla maggiore consapevolezza culturale ma anche politica e sociale, del ruolo del volontariato. In quegli anni si parlava del volontariato come un «fiume carsico»: c’è, si sente l’acqua che scorre… ma non si vede. Oggi invece, il volontariato è emerso ed è considerato un soggetto di riferimento: sia per le Istituzioni, sia per i cittadini.

La Mem aveva – e ci ha insegnato anche a noi – una visione del volontariato profondamente «politica», una visione che trova la massima espressione nelle forme organizzate – fondamentali nell’interlocuzione con gli enti pubblici (come poi ha sancito anche la legge quadro sul volontariato) – ma che travalica in tutti gli aspetti della socialità e della vita delle persone, per diventare un modo di vivere, uno stile, un modo per coltivare la democrazia e la partecipazione.

Anche ora, in un periodo di grande difficoltà culturale, storica, sociale, etica… le associazioni di volontariato infatti, sono quasi gli unici soggetti credibili sul territorio, gli unici in grado anche in momenti difficili come oggi, di aggregare, di aiutare le persone a dare un senso alla propria vita, alla propria debolezza.

Infine, per fare memoria di Maria Eletta, con un certo orgoglio di appartenenza ricordo che la legge 266 del 1991, fu veramente concepita e portata in gestazione a Lucca, da un convegno nazionale all’altro, con continui incontri e elaborazioni, che poi nel Parlamento italiano portarono all’approvazione all’unanimità, con solo 3 astenuti, della legge. Un vero un record raggiunto in un altro tempo storico, ma certo grazie anche a persone come Maria Eletta Martini fatte veramente con altra «pasta».

LUCCA, MORTA A 89 ANNI MARIA ELETTA MARTINI, «MADRE» DEL VOLONTARIATO ITALIANO

UNA VITA DEDICATA A GRANDI VALORI

Al servizio della carità. “Bisogna avere fede, lasciar perdere la paura, i dubbi, fidarci del Signore Gesù perché Lui ci conduce nel Regno del Padre. Senza dubbio sono certo che questo richiamo non sia risuonato invano nella storia e nella vicenda umana e spirituale della nostra sorella Maria Eletta che oggi presentiamo alla misericordia e all’amicizia del Signore”. Lo ha detto,  alle esequie, venerdì 30 dicembre, in S. Marco, a Lucca, mons. Italo Benvenuto Castellani, arcivescovo di Lucca, che ha sottolineato come quella di Maria Eletta Martini sia stata “una vicenda ricca di esperienze e di grandi valori, fatta di grandi responsabilità e di piccoli e silenziosi gesti”, “una vita dedicata, consacrata, al servizio più alto della carità, la politica, e al tempo stesso vissuta nella semplicità e al ritmo di quella fiducia nel Signore di cui ci parla la Scrittura”. Maria Eletta, per il presule, ora vive il dono della beatitudine, riservato agli amici di Gesù, “in cui ha creduto e sperato”, beatitudine “nella quale ha trovato senso e motivo la sua vita consacrata a Dio e donata senza riserve ai fratelli”. “Era una donna di grande valore, molto impegnata sul piano della responsabilità sociale e per il sostegno di principi e valori in maniera molto concreta”. Così si è espresso mons. Giovanni Nervo, presidente onorario della Fondazione Zancan di Padova. “Era molto attiva nella vita politica – ha aggiunto – e aveva sempre molta attenzione e sensibilità verso i problemi sociali e verso il volontariato in particolare”. Passione civile e politica. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di Maria Eletta Martini ha ricordato “la indomita passione civile e politica che, sin dalla giovinezza, nel solco dei grandi valori del cattolicesimo democratico, ha ispirato il suo impegno, prima nelle file della Resistenza antifascista e, poi, nelle aule parlamentari. Sempre tenacemente schierata in difesa della libertà e dei diritti umani e civili, è stata convinta assertrice del dovere irrinunciabile, per le istituzioni tutte, di perseguire il bene comune e assicurare una piena ed efficace tutela alle fasce più deboli ed emarginate della popolazione. Con Maria Eletta Martini il mondo della politica e il volontariato, per il quale tanto si è prodigata, perdono una figura esemplare per il rigore, l’intransigenza e la forte sensibilità che sempre ne hanno guidato l’impegno sociale e parlamentare”. “Con Maria Eletta Martini se ne va una parte pezzo della nostra storia. Al volontariato si è sempre dedicata con grande impegno. Ed è grazie alla sua attenzione che si deve la nascita non solo del Cnv, ma anche di grandi progetti. A Maria Eletta va inoltre il merito di aver saputo cogliere le sfide della contemporaneità. Ci mancherà”, ha commentato Giuseppe Zamberletti, presidente del Cnv. Ricordo vivo. “Con Maria Eletta Martini abbiamo perso una parte importante della storia del volontariato e dei Centri di Servizio”. Queste le parole di cordoglio di Stefano Tabò, presidente di CSVnet, per rendere omaggio a Maria Eletta Martini che, attraverso un’intensa attività politica, permeata da una forte passione civile e sociale, ha saputo tradurre l’attenzione ai temi del volontariato in esperienze concrete e significative, come il lungo processo di approvazione della legge quadro sul volontariato del 1991 di cui è stata promotrice e artefice insieme a Luciano Tavazza. “È un onore essere stati testimoni del vissuto di una donna così importante, il cui percorso di vita ci dimostra quanto siano ancora attuali il suo pensiero e la sua visione e come la strada tracciata in quegli anni abbia ancora molto da dire al volontariato italiano di oggi”, ha sostenuto Tabò. Per Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, “la sua persona e il suo impegno civile e politico nella società italiana, animati da una profonda vita cristiana, meritano tutta la nostra gratitudine. Il ricordo vivo e la testimonianza limpida della vita di Maria Eletta, ne siamo certi, orienteranno l’impegno di molti uomini e donne di buona volontà per migliorare lo spessore etico della società italiana”.