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Poniamo rimedio allo scandalo dei vitalizi regionali

Lo scandalo Fiorito nel Lazio ha soltanto indotto alcune Regioni a cambiare le regole per attribuirli, eliminando la possibilità d`immediato pagamento a chi non veniva rieletto nella successiva legislatura. In Lazio e in Sicilia si è addirittura anticipata l’erogazione a 50 anni, mantenendo come base di calcolo l`80% dell`indennità, nel Friuli addirittura il 100%. In Piemonte si sono decurtati i vitalizi, ma si sono aumentate le indennità.

Tutto questo complesso di spese depaupera i fondi disponibili per altri interventi utili per i cittadini e indigna la popolazione, che vorrebbe che si ponesse fine a questo immane spreco. In questi giorni il Governo è intervenuto per limitare i danni derivanti da interventi del parlamento a favore di alcune categorie, perché chi li ha votati in parlamento ne ha sottovalutato gli oneri, e non ha previsto adeguate coperture.Perché non interviene in primis su queste erogazioni inconcepibili?

Sarebbe dunque giunto il momento di affrontare sul serio il problema dei vitalizi regionali, perché i privilegi permanenti e ingiustificati dei politici sono uno schiaffo per il cittadino. Cottarelli ha previsto riduzione delle spese a livello centrale, ma ancora non si è operato in modo da sforbiciare tanta parte della spesa delle Regioni che continua a non ispirarsi a criteri di equità ed efficienza.

Occorre superare il principio di autonomia di ogni Consiglio regionale sugli interna corporis, in barba alla sentenza opinabile della Corte dei conti del 25 giugno scorso, le cui motivazioni sono appena state pubblicate, in cui si ribadisce che, al netto delle appropriazioni personali, le spese sostenute dai partiti attingendo ai fondi dei gruppi regionali sono sostanzialmente insindacabili. Alcune regioni virtuose, come la Toscana, potrebbero fare scuola. Dalla prossima legislatura infatti ci saranno 15 consiglieri in meno, due assessori regionali in meno e non ci sarà più il vitalizio: i membri del consiglio regionale matureranno una pensione calcolata con il sistema contributivo, come tutti i cittadini.Tenuto conto di questa situazione generale, per costringere le regioni a varare una regolamentazione più omogenea, si potrebbero, ad esempio, prevedere sanzioni e penalizzazioni per le Regioni che spendono allegramente, diminuendo drasticamente i trasferimenti finanziari centrali. Monti aveva tentato di introdurre queste norme con legislazione ordinaria, e naturalmente la Corte Costituzionale le ha cassate. Proprio perché bisogna prevederle in Costituzione.

Occorre anche ripensare l’autonomia speciale concessa 60 anni or sono ad alcune Regioni, per motivi che ormai non conservano alcun fondamento. In virtù di quest’autonomia speciale in Sicilia uno stuolo di dirigenti pubblici sta andando in pensione a 53 anni con un trattamento pienamente agganciato all’ultima retribuzione, superiore al mezzo milione di euro l`anno, in barba al tetto di 240 mila euro introdotto dal governo.

È su tutto questo complesso di privilegi che Renzi deve assolutamente intervenire. Matteo, se ci sei batti finalmente un colpo anche in questa direzione, e non solo contro i pensionati e gli statali.