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Terremoto, è anche il rigore morale che fa prevenzione

Quella parte della Regione Toscana è terra sismica e ha perciò una lunga storia fatta di terremoti anche forti. Si calcola che dal 1500 ad oggi siano avvenuti in quell’area del nord ovest della Toscana, compresa fra le province di Massa e Lucca, almeno 50 terremoti di magnitudo superiore a 5. In questa sede non credo sia importante sapere il perché in quest’area come in altre ad elevata sismicità della regione si generano i terremoti. È un fatto che essi avvengono e che talora non portano solo paura ma distruzione e morte. Possono i terremoti essere previsti intendendo con questo termine l’individuazione di una data e magari anche di un’ora nel quale il terremoto si farà sentire? A questa domanda, nonostante le sentenze di qualche tribunale, la risposta è no. La scienza ad oggi non è in grado di fare simili previsioni. Ma non siamo all’anno zero: sappiamo che una fetta consistente del territorio italiano è classificabile ad alta o medio-alta sismicità. Possiamo perciò affermare in tutta sicurezza che la possibilità che in quelle aree possano avvenire terremoti anche devastanti è elevata; talora anche molto elevata. E la popolazione ha paura, è costretta a dormire fuori casa e forse, visto come vanno le cose in Italia, neanche si fida di quanto dicono gli esperti i quali, qualche volta ci mettono del loro ad essere poco chiari, ma non per difficoltà di esposizione, semplicemente non hanno risposte certe da dare a chi è fuori casa, che magari è stata lesionata, ed ha una terribile paura che gli crolli addosso. In questa sede io vorrei provare a chiarire il termine, spesso abusato di prevenzione. E tutte le difficoltà che ci sono dietro di esso che indica tutta una serie di azioni e di atteggiamenti che sono indispensabili per ridurre al minimo i danni in caso di terremoto.

In primo luogo diamo allora per assodato che il terremoto, come altri fenomeni naturali per la verità, non chiede il permesso a nessuno per scatenare la sua energia. Ma non lo fa ovunque, ci sono aree del pianeta che hanno una probabilità assai remota di venire colpite altre invece in cui questa possibilità è elevata e talora anche certa. Sappiamo anche quali sono i motivi, tutti geologici, che fanno di un’area una zona sismica.

Lo Stato italiano e poi anche le Regioni, in questi anni, hanno profondamente rivisto sia le norme tecniche delle costruzioni in zone sismiche che la stessa classificazione sismica del territorio. E questa è certamente prevenzione giacché le nuove costruzioni dovrebbero, a seguito di queste norme, essere realizzati con criteri antisismici.Rimane il problema del costruito nel frattempo, e il nostro è un paese antico con costruzioni che in qualche caso sono vecchie di millenni e dove la stragrande maggioranza degli edifici è almeno più vecchia di 50 anni.

Per tutti questi, ma il problema è gigantesco sia dal punto di vista pratico che economico, prevenzione significa, ce lo dobbiamo dire con chiarezza, o abbatterli e ricostruirli, ovvero procedere ad un adeguamento sismico che ne aumenti il livello di sicurezza ai fini sismici appunto.

Anche in questo campo dobbiamo dire che qualcosa sta avvenendo, prioritariamente per i cosiddetti edifici strategici come le scuole e gli ospedali. Ma è una goccia nell’oceano. C’è chi dice che se volessimo adeguare tutto il costruito in Italia ci impiegheremmo comunque qualche secolo. Ma la gente è ora che vede andare in fumo le fatiche di una vita, che vede spazzare via dalla violenza del terremoto tutti i propri ricordi e talora anche la propria vita.

Come si vede non è un problema di facile soluzione né tantomeno, con soluzioni immediate. Per molti anni ancora ci saranno edifici non adeguati dal punto di vista sismico.Cosa fare allora? Intanto implementare i fondi alla ricerca per accelerare la possibilità di trovare un metodo che almeno riduca il margine di incertezza circa la previsione di un terremoto. Questo salverebbe le vite, e non è poco, ma, dobbiamo dircelo non potrebbe salvare il costruito. In secondo luogo, procedere speditamente all’adeguamento sismico degli edifici esistenti cercando di favorire le proprietà ad eseguire i lavori per tramite di vantaggi o esenzioni fiscali. Infine, fare in modo che le leggi esistenti siano rigorosamente applicate su tutto il territorio nazionale senza zone d’ombra.

A questo riguardo voglio citare un esempio eclatante: il terremoto di Messina e Reggio Calabria del dicembre 1908. Già il 18 aprile 1909 fu emanato il Regio Decreto n.193, «portante norme tecniche ed igieniche obbligatorie per le riparazioni ricostruzioni e nuove costruzioni degli edifici pubblici e privati nei luoghi colpiti dal terremoto del 28 dicembre 1908 e da altri precedenti elencati nel R.D. 15 aprile 1909 e ne designa i Comuni». Un decreto stupefacente per chi avesse voglia di leggerlo. Non solo per la rapidità con cui fu emanato ma per la modernità dei contenuti.

Se qualcuno, dopo averlo letto, volesse andare a farsi un giro a Messina, quasi totalmente ricostruita dopo quel decreto, scoprirebbe che neanche un rigo di quello è stato applicato. Mai applicato.

È anche il rigore morale degli uomini che fa prevenzione.

*vice presidente del Consiglio nazionale geologi