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Una moschea a Firenze? Sì, ma nel rispetto delle nostre leggi

DI PAOLO BLASIIn questi giorni sulla stampa toscana si parla dell’ipotesi di costruzione di una moschea a Firenze, in termini tali da stimolare a prendere una posizione favorevole o contraria. Non condivido questo modo di affrontare il problema, perché esso tende a provocare artificiose contrapposizioni che inevitabilmente portano al blocco di ogni iniziativa. Non mi riconosco quindi né in uno schieramento né nell’altro. Le mie valutazioni dipendono dal contesto e dalle modalità con cui verrà portata avanti l’iniziativa.

Ritengo che dove è presente una comunità di persone che professano la religione islamica, la presenza di una moschea rappresenti un contributo sostanziale all’espressione della libertà di culto, libertà garantita dalla nostra Costituzione. Per altro sono convinto che la religione non sia un fatto meramente privato ma abbia una rilevanza pubblica ineludibile: essa è elemento di coesione sociale, di diffusione di valori etici, di rispetto per la persona umana e favorisce il dialogo e l’integrazione. La cultura laicista che ha preteso di relegare la religione a un fatto privato e che considera l’uomo religioso come un essere di serie B, non ancora pienamente emancipato, si presenta oggi in Europa come una realtà integralista e intollerante al pari degli integralismi religiosi di ieri e di oggi, anche se non cruenta. È necessario che in Europa si approfondisca la riflessione sulla rilevanza della religione per la costruzione di una società civile laica, democratica e ordinata nel pieno rispetto del principio di evangelica origine della separazione tra Stato e Chiesa.

La costruzione di un luogo di culto è socialmente utile ed è giusto che l’amministrazione pubblica faccia la sua parte dando le autorizzazioni necessarie, nel pieno rispetto dei vincoli urbanistici, così come avviene per ogni struttura pubblica.

In una società multiculturale e multireligiosa, però, è necessario che le istituzioni politiche e pubbliche sappiano far rispettare le leggi da parte di tutti. Atteggiamenti permissivi o peggio di favore nei confronti di alcune categorie di persone, così come avviene a Firenze per venditori ambulanti non autorizzati e gruppi di sbandati, non solo producono un crescente degrado della città e del vivere civile ma fanno nascere sentimenti generalizzati di ostilità verso queste stesse categorie di persone.

Perciò ritengo che la costruzione di una moschea a Firenze sia una cosa giusta, purché effettuata nell’ambito delle leggi vigenti; anzi essa può diventare fattore di dialogo, di conoscenza e rispetto reciproco, di reale integrazione. Se invece venisse realizzata per acquisire un consenso politico, superando norme vigenti e concedendo particolari favori procedurali ed economici diventerebbe un’iniziativa pericolosa perché potrebbe essere percepita come tacita accondiscendenza verso posizioni integraliste che fomentano l’odio e sono sorgenti di tensioni e divisioni.Sta al buon senso, alla responsabilità civile e all’intelligenza degli amministratori creare le condizioni perché si verifichi la prima ipotesi e non la seconda, tenendo conto dell’attualità che viviamo e dei sentimenti che la caratterizzano.

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Firenze, una moschea «aperta» per favorire l’integrazione