Sport

Arriva Mario e Firenze impazzisce: «Questo è il calcio, bellezza!»

Cinque anni, ma sono sembrati un’eternità. Era il maggio del 2008, quando mi fu chiesto di scrivere qualche riga su un evento calcistico che aveva coinvolto tutta la città di Firenze, ovvero l’approdo della Viola in Champions League, dopo anni burrascosi culminati persino nell’onta della C2 e nella scomparsa del nome storico «Fiorentina», sostituito da un impronunciabile «Florentia viola»….

In questi anni siamo passati dall’esperienza emozionante di far parte dell’Olimpo del calcio – culminata in un’immeritata e scandalosa eliminazione dagli ottavi di finale del torneo europeo, ad opera di uno pseudo-arbitro norvegese di nome Ovrebo (che qualche telefonatina non proprio amichevole da Firenze riceve ancora oggi) – a quella assai meno esaltante del post-Prandelli, culminata l’anno scorso nello «sganascione» rifilato dal pur mite Delio Rossi al ragazzotto serbo di belle speranze Adem Ljajic.

Finalmente, però, quest’anno il popolo viola si è rifatto la bocca. Rivoluzionata la rosa dal duo Pradè-Macia, ingaggiato un allenatore che ama il calcio giocato – e non quello del «lancio lungo e speriamo che qualcuno la butti dentro» -, scoperti alcuni talenti ispanico-parlanti a costo quasi zero (come Borja Valero e Gonzalo Rodriguez), la Viola ha riconquistato i suoi tifosi, arrivando a sfiorare il terzo posto; e il modo con cui l’ha soltanto «sfiorato» meriterebbe un discorso a parte – vedi il caso Ovrebo – che tuttavia preferiamo omettere. Perché la grande notizia di questi giorni è invece che i Della Valle hanno riaperto il portafoglio, acquistando quello che in gergo calcistico si chiama un «top-player»: Mario Gomez, centravanti tedesco finora in carica al Bayern di Monaco e adesso approdato alle rive dell’Arno. Ciliegina su una torta che ha visto altri acquisti di grande spessore, tra cui in primis quel Giuseppe Rossi che da anni molte società italiane volevano e che tuttavia era rimasto confinato in terra spagnola, fino al crack del ginocchio. Ora, tutti ci auguriamo che il prezioso ginocchino si sia ben sistemato, ma – poiché siamo fiorentini e una vena di scetticismo non ce la facciamo mai mancare – qualche perplessità in proposito rimaneva e rimane: «Mah, speriamo bene, che ’un c’è l’abbiano dato rotto»….

Discorsi di questo genere, sussurrati nei classici ritrovi dei tifosi. Ma stavolta è diverso: Mario Gomez – subito ribattezzato SuperMario, per la sua stazza fisica – no, nessun dubbio, sprizza salute da tutti i pori! Questo ragazzone tedesco, alto quasi 1.90, che ha detto di volere assolutamente la Fiorentina e Firenze (e questo basta a farlo già diventare un idolo della Fiesole) è il vero colpo di quest’estate calcistica, fatta di chiacchiere e speranze future. Anzi, il «Super-colpo», come intitolava addirittura – facendo gongolare i supporters viola – il quotidiano sportivo stampato a Torino, considerato la voce del «nemico» calcistico per eccellenza, quella squadra senza colori nella maglia il cui nome ogni tifoso fiorentino non vuole nemmeno pronunciare…

Dopo un’estenuante attesa durata settimane – arriva, non arriva, vuole Firenze, a Napoli lo pagano di più, ecc. – finalmente il fuoriclasse tedesco approda alle rive dell’Arno, riaccendendo le speranze di gloria dei sostenitori viola. E anche la Merkel riesce da oggi a risultare un po’ meno indigesta…. Allora, forza SuperMario, da te attendiamo quelle reti che dai tempi del mai dimenticato campione di Reconquista (il grande Batigol) e del primo Luca Toni sognavamo tutte le domeniche pomeriggio (quando ancora si giocava il giorno festivo, e non il sabato o perfino il lunedì come adesso, prigionieri degli orari imposti dalle pay-tv). Con una squadra fatta da Gomez, Rossi, Borja Valero e tutti gli altri, non temiamo di affrontare persino il San Lorenzo di Buenos Aires, che – come sappiamo – ha forti appoggi anche in Vaticano…!

Ovviamente abbiamo un po’ scherzato, ma in questi tempi di crisi e di comprensibile preoccupazione per il futuro perché non lasciar spazio a qualche istante di soddisfazione e di speranza, anche solo in termini sportivi? D’altra parte, «questo è il calcio, bellezza»!

*Docente di Teologia fondamentale alla Facoltà teologica dell’Italia centrale