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Campioni del mondo. Da nord a sud Italia in festa

A Viareggio festa per Lippi: «Lasciare scelta giusta»VIAREGGIO 12 LUGLIO – “Lascio la nazionale perché questa è la scelta più giusta per me”. Così, Marcello Lippi, davanti a 10 mila persone che a Viareggio lo festeggiano, spiega la sua decisione. “Avevo già deciso da un mese, qualunque fosse stato il risultato, poi abbiamo vinto, così è ancora meglio. E ora faccio la cosa che mi piace di più: vado per mare”.

Davanti alla sua gente che gli ha dedicato anche un tricolore di oltre 100 metri con scritto “Grazie Marcello, Grazie Campioni”, l’ex ct spiega perché l’Italia ha vinto il mondiale. “Non eravamo i più bravi, ma avevamo qualcosa in più degli altri. Avevamo Lippi? No, no qualcosa in più però lo avevamo”. Lippi sottolinea che la squadra “aveva una complicità fantastica” e dice che l’ Italia “deve essere orgogliosa di questo gruppo”.

Scelta giusta, dice l’ex ct. E il figlio Davide, che lo accompagna sul palco in piazza Mazzini assieme alla mamma Simonetta, all’amico Enrico Petri e alle maschere di Viareggio Burlamacco e Ondina, ribadisce: “Non so perché ha fatto questa scelta, ma qualsiasi cosa faccia va bene. La sua felicità è la nostra”. Davide, al quale per scommessa Cannavaro ha rasato i capelli sull’aereo che riportava i campioni del mondo in Italia dalla Germania, non ha parole per spiegare la gioia che regna in casa.

Una gioia che mitiga in parte i problemi nati con Calciopoli: la Gea, gli avvisi di garanzia, l’interrogatorio del padre, i dubbi sulla trasparenza delle convocazioni del ct. Ha vinto anche contro tutto questo? “No – risponde Davide – non si vince contro qualcuno o qualcosa. Si vince e basta”. Intanto sul maxischermo passano le immagini dell’ Italia Campione, c’é il rigore di Grosso e Lippi esulta ancora. “Sono momenti che non si possono commentare”, esclama.

A far festa, con il sindaco di Viareggio Marco Marcucci che gli consegna le chiavi della città, c’é anche il sindaco di Firenze e presidente dell’ Anci Leonardo Domenici. Si sono abbracciati sotto. “Rendo omaggio al campione del mondo”, gli dice il primo cittadino di Firenze. E dal palco Lippi lo saluta dicendo: “E’ stato lui a volere Italia-Germania a Firenze. E’ stata una scelta fortunata”. L’ ex ct arriva in piazza in bicicletta, fatica a passare tra la gente. Saluta e dice: “Vi hanno riportato cosa ho detto subito dopo la vittoria? Ho detto ‘della fia, che serata'”.

La gente lo acclama come se fosse un condottiero. E intanto compaiono striscioni contro Zidane e la Francia e c’é chi fa un paragone con le due torri simbolo di Viareggio e Parigi: “Torre Matilde batte Torre Eiffel 6-4. Godo”. Parte il coro “chi non batte le mani francese è” e c’é un po’ di goliardia. Sul maxischermo appare la schiena di una ragazza con su scritto: “Se vince l’ Italia la do a tutti”. Lippi ride e domanda: “Ha mantenuto la promessa?”. Prima che Lippi arrivi in piazza ci sono anche cori per Pessotto e il sindaco Marcucci trova il tempo per spiegare il no di Lippi alla nazionale: “Ha dimostrato il suo carattere viareggino, forte e deciso. Ma ha ragionato con il cuore e con la testa”. La festa va avanti per oltre un’ora, poi, scortato, Lippi lascia la piazza. Non è più il ct azzurro, ma per i viareggini questo conta poco. La piazza è in delirio per il suo campione del mondo. (ANSA).

Un milione al Circo Massimo assieme agli azzurriROMA 10 LUGLIO. Sono un milione, giunti da tutte le parti d’Italia per scrivere a Roma, al Circo Massimo, una pagina della storia dello sport italiano. Non è bastata loro l’ubriacatura della vittoria della Coppa del Mondo di calcio in Germania, durata tutta la notte scorsa. I tifosi hanno voluto applaudire i loro idoli, vederli dal vivo e gridargli in faccia la felicità, sventolando migliaia di bandiere tricolori e cantando, finalmente tutti insieme, l’Inno di Mameli. E la Nazionale non li ha delusi: dopo aver attraversato a fatica mezza città, tra due ali di folla sempre in delirio, i campioni del mondo alle 23 sono arrivati al Circo Massimo dove in centinaia di migliaia li attendevano sin dalle prime ore del pomeriggio.

E’ la voglia di calcio pulito, quello vero, che oggi è scesa in piazza. Quando arriva il bus scoperto, il Circo Massimo esplode in un boato accompagnato dai fuochi d’artificio.

Totti, padrone di casa, indossa un enorme cilindro giallorosso, capitan Cannavaro saluta instancabilmente tutti e guarda incredulo la folla radunata. E poi tutti insieme, giocatori e tifosi, intonano quello che è ormai diventato il secondo inno della Nazionale e che fino ad oggi è stato l’inno della Curva Sud, ovvero il famoso “Po po po po po po po”.

Uno ad uno i giocatori vengono chiamati sul palco e la folla, grata per la bellissima vittoria di ieri, grida per ognuno di loro un fortissimo ‘Ole” con un infinito sventolio di bandiere. E non possono mancare le note di “We are the champions” che sembrano per pochi secondi rasserenare il clima dell’arena del Circo Massimo.

Nonostante gli inviti a scendere provenienti dai megafoni e dal palco, decine di cittadini, come già accadde per la festa dello scudetto della Roma, sempre al Circo Massimo, hanno deciso di godersi lo spettacolo arrampicati sulle rovine del Palatino e sui tetti di alcune case. La situazione di pericolo non li ha minimamente spaventati. Sul palco intanto sale Carlo Verdone ma sono presenti anche molti dei protagonisti che hanno accompagnato, commentandolo in tv, il lungo viaggio della Nazionale in questo mese mondiale, da Marco Tardelli a Fulvio Collovati e Beppe Signori.

Dopo l’arrivo della Nazionale alcune transenne cedono e molti cercano di scavalcarle per vedere da vicino la Nazionale e per cercare un po’ d’acqua, finita da ore. Tra i primi ad arrivare oggi pomeriggio era stato il sindaco di Roma Walter Veltroni che aveva detto: “Oggi Roma fa la sua parte di capitale e abbraccia questi fantastici ragazzi, per scrivere una pagina che rimarrà nella storia della città e del paese. Dovevamo vincere – aveva aggiunto – perché nell’aria, in questi giorni, c’era qualcosa di magico in ciò che stava accadendo, una specie di destino”. Lo sguardo di Veltroni si fa scuro quando, solo per un attimo, parla “dell’incomprensibile gesto di Blatter che ieri non ha consegnato la Coppa ai giocatori italiani. Spero – aveva concluso – che arrivi presto una giustificazione legata ad un problema di salute”. (ANSA).

FESTA AZZURRA ANCHE IN AFRICA, TRA PARABOLE TV E GENERATORI DI CORRENTE Dal Sudafrica – che nel 2010 ospiterà i prossimi mondiali di calcio – al Togo, dall’Etiopia alla Liberia fino al Kenya: la finalissima di ieri sera in Germania ha tenuto “incollati” alla televisione anche milioni di appassionati in tutta l’Africa. A Monrovia si sono organizzati in visioni di gruppo nei piccoli ‘videoclub’, dove un rumoroso generatore di energia elettrica a cherosene permette di far funzionare il televisore con l’indispensabile – ancorché precaria – parabola satellitare, montata a volte su baracche di lamiera.

“La capitale ieri sera era deserta, tutti davanti alla tivù o con le radioline incollate all’orecchio” dice scherzando alla MISNA padre Mauro Armanino, il missionario italiano che anche durante le fasi più violente della guerra in Liberia, finita tre anni fa, non ha mai abbandonato Monrovia. “Io non visto la partita, ma l’ho seguita con i ‘boati’ del pubblico”. Che, ammette sinceramente il religioso, “parteggiava un po’ di più per la Francia. Anche perché gran parte di quella squadra è composta da giocatori di origine o provenienza africana”.

Tifo nettamente azzurro, invece, in diverse territori a lungo controllati da Parigi: in Togo i più scatenati sostenitori della squadra di Lippi ieri sera sono scesi per le strade di Lomé, con caroselli di mototaxi e scene di giubilo non dissimili da quelle viste la notte scorsa in Italia, anche se forse un po’ più contenute. Cannavaro e compagni hanno avuto il pieno sostegno anche in Costa d’Avorio: “Forse perché qui non amano troppo i francesi” ironizza al telefono dalla capitale commerciale Abidjan padre Lionello Melchiori.

“Bravo à la squadra azzurra” titola in italiano il quotidiano ‘L’Intelligent d’Abidjan’ in prima pagina, mentre ‘Le Courrier’ descrive la “divina sconfitta dei blu” con l’immagine-simbolo di Zinedine Zidane espulso dopo il brutto episodio che l’ha visto protagonista. “La televisione locale ha trasmesso tutte le partite del mondiale – racconta ancora il missionario alla MISNA – e il tifo è stato prima per la Costa d’Avorio, poi per il Ghana, unica squadra del continente passata agli ottavi di finale, quindi per i brasiliani, che sono sentiti legati all’Africa per la loro storia. Ma ieri sera tutti tifavano Italia”. Persino il presidente ivoriano Laurent Gbagbo – in un comunicato ufficiale – ha sentito il bisogno di fare i complimenti al “popolo amico dell’Italia” per il suo quarto titolo mondiale. “Anche qui i giovani erano quasi tutti per la vostra squadra” dice alla MISNA dalla baraccopoli di Kibera, a Nairobi, padre Francisco Gherardo, comboniano, impegnato in uno degli ‘slum’ più grandi della capitale del Kenya. “Ognuno si è arrangiato come ha potuto, ma i locali ‘videoshow’ – dove di solito si proiettano film su videocassetta – erano tutti affollati per la finalissima”. Biglietti decisamente più economici rispetto all’‘Olympiastadion’ di Berlino: 1 scellino per i bambini (1 centesimo di euro), il doppio per gli adulti. Gratuita – ma non per questo meno vissuta con meno entusiasmo – la proiezione della finalissima nella sala-mensa del ‘Bosco Children’, la struttura di Addis Abeba dove il salesiano don Dino Viviani da alcuni anni raccoglie i ragazzi di strada della capitale dell’Etiopia per dar loro cibo caldo e formazione professionale.

“Hanno seguito la partita in ‘religioso silenzio’ – racconta Valentina Caravello, volontaria italiana – ma poi si è scatenata la festa, ovviamente i ragazzi erano in gran parte per la nostra squadra… anche se due o tre facevano il tifo per la Francia”. Il missionario ha portato loro una vera coppa innaffiata con vino italiano e gli ‘street children’ hanno “gustato la vittoria”. Anche a Cibitoke, alla periferia della capitale burundese Bujumbura, ieri era stata una serata di entusiasmo, con gli spettatori quasi equamente divisi tra Francia e Italia. Ma i festeggiamenti per la vittoria degli azzurri ai rigori sono stati interrotti dalla polizia che – per motivi ancora da chiarire – ha lanciato una granata, provocando tre morti e una quindicina di feriti; le autorità hanno aperto un’inchiesta.

Più pacifica invece la partecipazione in Sudafrica, il cui presidente Thabo Mbeki – benché ignorato dalle telecamere dei circuiti internazionali a vantaggio del capo di Stato francese Jacques Chirac – era presente in tribuna d’onore allo stadio di Berlino accanto al segretario generale dell’Onu Kofi Annan. Nel 2010 il Sudafrica ospiterà la prossima edizione dei mondiali, voluta fortemente dal premio Nobel per la pace ed ex-presidente Nelson ‘Madiba’ Mandela. L’Africa – che in Germania per la prima volta ha portato ben cinque squadre alla fase finale del campionato, di cui quattro ‘matricole’ – si sta già preparando. (Emiliano Bos)Misna Tutta l’Italia in festaUn unico, immenso festeggiamento da nord a sud, da est a ovest, sulla terraferma e nelle isole: così l’Italia impazzita di gioia ha celebrato la sua vittoria ai Campionati mondiali di calcio. E se nelle città maggiori, Roma, Milano e Napoli, l’entusiasmo ha portato per strada decine di migliaia di persone, non sono da meno le località più piccole, soprattutto quelle legate in qualche modo ai protagonisti della vittoria. A Viareggio, ad esempio, gli amici di Marcello Lippi hanno festeggiato il successo del ct nazionale con un tuffo in mare.

Ha pianto di gioia invece la sorella dell’allenatore, Grazia, che ha seguito la partita a casa assieme al marito Mauro. “L’unico dispiacere – ha detto – è che nostra madre, scomparsa recentemente, non possa gioire con noi, ma dal cielo sono certa che sta applaudendo e abbracciando il suo Marcello”. Sempre nella cittadina toscana, tremila locandine con la foto di Lippi sono state distribuite in una piazza del centro, mentre la gente si tuffa nelle fontane.

Abruzzo in festa per il suo campione del mondo, Fabio Grosso, decisivo in almeno tre occasioni in questo mondiale con il rigore procurato contro l’Australia, il gol ai supplementari contro la Germania e il rigore del tripudio nella finale contro la Francia. Festeggiamenti non solo per le strade: diversi tifosi si sono tuffati in mare.

A Corigliano Calabro, il paese di Rino Gattuso, camion addobbati con bandiere tricolori e gigantografie del calciatore sono sfilati per le strade in caroselli che continueranno per tutta la notte. Hanno esultato al momento dell’ingresso in campo del loro illustre concittadino ed ancora di più lo hanno fatto quando ha alzato la Coppa del Mondo al cielo: a Cutro, piccolo centro del crotonese, la vittoria della Nazionale italiana ha avuto un sapore ancora più dolce per la presenza di Vincenzo Iaquinta. Nel paese del crotonese vivono alcuni zii del calciatore e la nonna, che è partita per Berlino per assistere alla finale.

A Venezia, città generalmente refrattaria a questo genere di manifestazioni, i tifosi hanno festeggiato tuffandosi in laguna, senza neanche aspettare la cerimonia di premiazione; tuffi nelle fontane e caroselli per le strade nelle altre città del Veneto.

Almeno 10 mila persone sono scese in piazza ieri sera a Genova: prima davanti al maxi schermo sistemato in piazza Matteotti e poi nelle strade del centro, con l’ormai classico tuffo nella fontana. Bandiere, striscioni, trombe, ronde di motorini e auto, scoppi di bengala hanno colorato di azzurro e di tricolore la rumorosissima festa che ha unito tifosi di tutte le età, alcuni in costume da bagno. Misure di sicurezza alla frontiera con la Francia.

E’ stato invaso dalle bandiere tricolori anche il centro di Firenze, dove le forze dell’ordine sono state attivamente impegnate a evitare vandalismi. Piazza della Signoria e piazza del Duomo sono state invase e sembravano uno stadio.

Caroselli di auto e moto anche a Bologna, dove però ci sono stati più di trenta interventi di soccorso per malori e ferite da cocci di vetro.

A Palermo, migliaia di persone sono scese per strada: clacson, bandiere ma anche fuochi d’artificio, canti e cori per una notte di festa.

Fuochi pirotecnici anche a Bari, scossa dal fragore dei botti non appena Grosso ha calciato il rigore decisivo.

Bagno nella fontana vestito di tutto punto e “battaglia” a colpi di acqua con alcuni assessori per il sindaco di Arezzo, Giuseppe Fanfani, nipote di Amintore, che ha voluto così mantenere una promessa fatta nei giorni scorsi ai concittadini.

Anche la fede ha fatto capolino in questa festa nazionale: il parroco di Altivole, paesino del trevigiano, ha accolto la vittoria suonando a distesa le campane della chiesa. Ad Agrigento, invece, il boato dei tifosi in festa ha interrotto una processione in onore di san Calogero: le poche persone che avevano seguito il simulacro, insieme ai carabinieri, si sono subito unite alla folla di tifosi in festa abbandonando il corteo. (Fonte: ANSA).

Lippi: nessuno com me“Non so quanti allenatori sono riusciti a fare quello che ho fatto io, di diventare campione d’Europa e del Mondo con un club, e poi Campione del Mondo con una Nazionale”. E’ il giorno della fierezza e dell’orgoglio per Marcello Lippi che ha appena conquistato la Coppa del Mondo con l’Italia. Nessun accenno alla volontà di lasciare la Nazionale (“questo è il giorno della festa, passiamo alla prossima domanda…”), ma racconta la sua vittoria con due sostantivi: fierezza e orgoglio.

“Questa è una vittoria di cui essere fieri – ha detto Lippi – ho rincorso in campo i giocatori ad uno ad uno per ringraziarli. So che in Italia sta impazzendo per la festa. Loro ringraziano noi, ma siamo noi anche a doverli ringraziare, perché in tutte queste settimane abbiamo avvertito il loro calore”.

Lippi evita qualsiasi riferimento al momento nero del calcio italiano travolto dallo scandalo. Ma indica chiaramente quanto la vittoria sia un riscatto per una Nazionale che in un mese di preparazione ha rischiato di essere travolta dalle notizie provenienti dall’Italia. “La vita offre sempre questi regali. Mi piace pensare in particolare, dopo questo titolo, a due giocatori che nelle settimane scorse avevano sofferto molto. Sono Cannavaro, il miglior difensore del mondo e Buffon. Prima della partita avevo previsto che sarebbe stato decisivo parando due rigori. Non è stato esattamente così, ma sull’errore di Trezeguet qualcosa ha influito, e quella parata su Zidane…”.

Il riferimento è chiaramente alle inchieste, quella per le scommesse che ha visto Buffon testimone a Parma e quella del calcio-scandalo, nella quale Cannavaro non era direttamente coinvolto, ma per la quale era al centro dell’attenzione come giocatore simbolo della Juventus in Nazionale.

Lippi spiega quando ha capito che l’Italia poteva diventare Campione del Mondo. “Il momento decisivo – dice – è stato quando abbiamo visto che vincendo il girone di fronte a noi si apriva una strada verso la semifinale. Poi, a Dortumd, avevamo detto se battiamo la Germania può succedere di tutto. Ed eccolo che è successo”.

Lippi racconta poi la partita con la Francia “é stata una serata molto particolare – ha detto il Ct azzurro – è cominciata con un rigore per loro, e non so se c’era o meno non mi interessa. Noi abbiamo avuto una bellissima reazione. Siamo andati vicino al gol con Toni, abbiamo colto una traversa. Poi c’é stato nel secondo tempo un leggero calo fisico. In questo Mondiale abbiamo avuto la sfortuna di poter fare cambi in un solo reparto, l’attacco. Però anche quando eravamo in difficoltà stasera, speravo in una giocata o in un calcio piazzato. Abbiamo legittimato la vittoria con una serie di cinque rigori tirati con grande precisione e lucidità. Non è facile dopo 120 minuti”.

Lippi parla poi dell’episodio chiave della partita, l’espulsione di Zidane. “I tifosi francesi hanno fischiato perché non si erano resi conto che la decisione era stata presa dal quarto e dal quinto uomo. Sono stati gli assistenti arbitrali, dopo aver visto il replay, a richiamare l’attenzione dell’arbitro. Noi non avevamo fatto nulla. Mi dispiace per Zidane che abbia finito in questo modo la sua carriera, anche se io spero che non si fermi qui”.

Lippi parla poi del battibecco con Domenech. “Non è stato simpatico – racconta – ha fatto il gesto della cinepresa, come se Materazzi stesse facendo la scena. Invece la testata c’era stata eccome…”.

Lippi conclude spiegando il motivo della sostituzione di Totti. “Ha pagato i 120 minuti giocati contro la Germania. Lui non ha ancora recuperato del tutto dall’infortunio”. E allora probabilmente Lippi deve aver pensato alla sequenza dei rigori. “Sì, la sequenza l’avevo decisa io. Ho fatto un po’ di trattative con chi voleva tirare per terzo o per quinto, ma alla fine dei 120 minuti ho comunicato la lista”. E allora sì, è proprio vero che alle volte la vita fa di questi regali. (Francesco Grant – ANSA).