Toscana

Aeroporto di Peretola, si va avanti con qualche preoccupazione

I piani per la costituzione del polo aeroportuale toscano sembrano marciare spediti, con la benedizione politica di Matteo Renzi da Roma e la determinazione di Corporacion America, il gruppo argentino che ha preso saldamente le redini delle due società, Sat e Adf, che gestiscono gli scali di Pisa e Firenze. E’ di giovedì 18 dicembre l’approvazione da parte dei due consigli di amministrazione del progetto di fusione delle due società che porterebbe definitivamente Corporacion America al comando di Toscana Aeroporti, questo il nome della società dopo la fusione. Amministratore delegato sarebbe Gina Giani, attuale ad di Sat, e presidente Marco Carrai, attuale presidente di Adf. Perché ciò avvenga si dovrà attendere l’approvazione dell’assemblea dei soci, da tenersi a febbraio prossimo, per la quale occorreranno i due terzi delle quote azionarie. I soci pubblici di Sat, che detengono il 34% e che si sono astenuti sul progetto di fusione, possono sempre impedirla, e trattative sono in corso, che vedrebbero la vicepresidenza della nuova società assegnata a Pierfrancesco Pacini, presidente della Camera di Commercio di Pisa, detentrice di circa l’8% delle azioni Sat.

Ma i problemi non si fermano qui perché la Regione Toscana, come del resto preannunciato dal suo presidente, Enrico Rossi, si opporrà al ricorso al Tar di Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, sulla lunghezza della nuova pista di Peretola. Il problema che si trascina da almeno un anno riguarda i 400 metri in più della pista rispetto a quanto stabilito dalla Variante al Pit (Piano di indirizzo territoriale) della Regione, il piano che individua l’area per la nuova pista, che li fissava a 2mila. Quella dei 2mila metri è una vecchia bandiera stabilita nel 2008 dall’allora assessore all’urbanistica Riccardo Conti, che rimane il baluardo per dimostrare che la Regione non è appiattita sulla strategia del privato o del Presidente del Consiglio. La costituzione in giudizio contro il ricorso presentato da Enac al Tar da parte della Regione è un’azione, forse obbligata, dopo l’approvazione della Variante al Pit, ma di effetto principalmente mediatico, dato che la decisione sulla pista dovrà essere presa dalla Conferenza dei servizi e in ultima istanza dal Consiglio dei ministri. Ma che serve specie ora che Rossi si deve ripresentare, pur tra qualche malumore dei renziani, come candidato Pd alla presidenza della Regione per i prossimi anni sino al 2020, a smussare le acredini pratesi e pisane per il suo appoggio alla nuova pista di Peretola.

Venuta meno l’adesione del sindaco di Prato Matteo Biffoni al ricorso al Tar, in cambio della presenza al tavolo delle trattative, la palla dell’opposizione passa alla sinistra Pd dei Comuni della Piana, e ai comitati, sotto il coordinamento di Piana Sana, che hanno trovato alleati negli studenti del Polo scientifico di Sesto i quali, insieme a docenti e ricercatori, hanno manifestato contro la nuova pista. Manifestazioni cui ha fatto seguito la dichiarazione del rettore Alberto Tesi che mostra forti preoccupazioni sul futuro del Polo scientifico, a causa dei problemi che la nuova pista potrebbe creare allo svolgimento delle attività didattiche e scientifiche e allo sviluppo edilizio del Polo. Problemi che erano già stati sollevati dal Rettore nel febbraio 2013 durante la discussione della Variante al Pit, e ancor prima, nel gennaio 2010, dall’ex prorettore all’edilizia dell’Ateneo fiorentino, Romano Del Nord. La presa di posizione ufficiale dell’Ateneo non è da poco e Dario Nardella, sindaco di Firenze, propone subito di includere l’Università al tavolo delle trattative. I vincoli aeroportuali potrebbero essere derogati da Enac, in caso contrario l’Università potrebbe chiedere degli indennizzi per i danni subiti. Rimane comunque il problema del rumore, con i conseguenti necessari interventi sugli edifici, e degli effetti delle vibrazioni acustiche ed elettromagnetiche sulle apparecchiature dei laboratori. Il presidente di Adf Carrai dichiara di non voler danneggiare il Polo scientifico, ma solo dopo lo Studio di impatto ambientale commissionato da Adf, si avrà un’idea più chiara della situazione.