Toscana

Alessandra Lucci: «Puntiamo sulla forza del sistema agricolo»

di Simone PitossiAlessandra Lucci è stata da poco rieletta alla presidenza di Coldiretti Toscana. Imprenditrice quarantenne, riesce a coniugare l’impegno istituzionale dell’associazione con il lavoro nell’azienda agrituristica. Quella della campagna è una passione nata in gioventù: «Prima facevo l’università – dice – ma con il tempo la campagna mi ha presa a tal punto che ho deciso di dedicarmi a questa attività a tempo pieno rimettendo in piedi il podere dei nonni ormai abbandonato». Con lei abbiamo fatto il punto della situazione dell’agricoltura nella nostra regione.

Presidente Lucci, qual è lo stato di salute dell’agricoltura toscana?

«Negli ultimi due anni i risultati non sono stati buoni, per quantità prodotte nel 2003, per i prezzi di mercato nel 2004. Nel 2005 speriamo di uscire da questa micidiale sequenza di contingenze negative anche se l’andamento del mercato del vino, la prossima riforma dell’Ocm zucchero e l’inizio della campagna ortofrutticola, rendono evidente che siamo in una fase congiunturale molto difficile. Diventa quindi determinante recuperare efficienza ed economia all’interno delle filiere. La struttura delle imprese agricole in Toscana, estremamente diffusa e di piccole dimensioni, progressivamente di sta indebolendo. Serve una decisa presa d’atto che l’agricoltura ha una rilevanza strategica anche nella piccola dimensione dell’impresa toscana che deve essere supportata ed aiutata a svolgere il suo determinante ruolo di gestione del territorio, di presidio sociale e di produzione di alimenti di alto valore».

Che cosa manca all’agricoltura toscana?

«Innanzitutto manca un buon andamento generale dell’economia. In un Paese in recessione tutto diventa difficile, anche sostenere quegli investimenti che servono per mantenere alto il livello di innovazione e per promuovere la realizzazione di imprese che possano affrontare con nuove energie il mercato. Serve una corretta informazione sull’origine delle produzioni. Tra prodotti e territorio esiste un circolo virtuoso: i prodotti agricoli sono testimoni dei luoghi e tornano con il loro valore sul territorio che gli ha originati. Non comunicare qual è l’origine del prodotto agricolo lascia nell’ignoranza chi lo consuma non permettendo una scelta libera e consapevole. Servono delle politiche di promozione e di sviluppo più adatte alla realtà Toscana unite a una vera tutela delle denominazioni e delle origini delle produzioni. Serve attivare tutte quelle opportunità che con fatica siamo riusciti a definire sia a livello nazionale, con la Legge di Orientamento, che di fatto modernizza e libera l’impresa agricola da antiche gabbie, che a livello internazionale con la riforma della Pac troppo spesso e troppo frettolosamente ridicolizzata come una politica del passato senza pensare che è stata l’unica politica dell’Unione europea e che, con i nuovi obiettivi, vede negli agricoltori coloro che lavorano in funzione degli interessi generali di tutta la società europea, sia a livello locale dove spesso le nuove norme faticano ad essere applicate per una eccessiva lentezza ad accettare l’agricoltura come una attività al passo con i tempi e con molte possibilità di futuro».

Cosa chiedete al nuovo assessore regionale all’agricoltura?

«Innanzitutto chiediamo tanta concertazione, metodo che noi condividiamo da sempre e che crediamo, se correttamente usato, possa essere di grande aiuto per governare bene e tanto coraggio per impostare una serie di azioni capaci di produrre nel settore uno sviluppo vero cioè diffuso e duraturo. In altri termini non chiediamo una legislatura caratterizzata da azioni tese solo a rincorrere le emergenze, bensì chiediamo scelte indirizzate a dare prospettive per il futuro, puntando, in modo deciso, sugli elementi di forza del nostro sistema agricolo».

A che punto siamo con l’agricoltura biologica?

«Per quanto riguarda il biologico purtroppo stiamo assistendo ad una diminuzione delle imprese produttrici contro un sensibile aumento di soggetti che importano in Italia prodotti biologici. Ciò significa che chi acquista è sempre più interessato a questo genere di produzioni ma che in Italia non siamo abbastanza bravi da riuscire a sostenere chi le produce. È ovvio che il biologico può realizzare tutte le sue potenzialità, in termini ambientali e a favore della comunità, un vantaggio che le lunghe distanze vanificano».

Alessandra Lucci, imprenditrice quarantenne, dal 2000 al vertice di Coldiretti Toscana, riesce a coniugare l’attività di rappresentanza dell’organizzazione con il lavoro in azienda: 8 ettari di terreno sulle colline di Scandicci da cui, insieme alla sorella Claudia, produce vino e olio e dove gestisce un accogliente agriturismo. Sotto la sua presidenza Coldiretti Toscana ha saputo rinnovarsi, modernizzarsi e avvicinarsi ai consumatori, raggiungendo risultati importanti, in fatto di immagine e di consensi. Lo dimostrano i numeri: oltre 40.000 associati, il 60% delle deleghe dei coltivatori diretti, il 51% delle imprese agricole in assistenza tecnica, il 51% delle domande di premio per i seminativi, il 57% delle domande per bovini maschi e vacche nutrici, il 61% delle domande per i prodotti lattiero caseari, il 62% delle richieste di premio per gli ovi-caprini, il 52% delle dichiarazioni di produzione vini, una guida all’agriturismo toscano con oltre 500 imprese agricole.