Toscana

Andrà a cinquemila famiglie il buono-scuola per le paritarie

FAMIGLIE A RISCHIO POVERTÀ. «Significa – spiega il presidente della Fism toscana – che c’è un grande bisogno da parte delle famiglie di essere sostenute nelle spese per l’istruzione dei figli. In secondo luogo, vuol dire che anche rette medio-basse come le nostre (110 euro di media della scuola materna in Toscana) cominciano ad essere onerose. Infine fa riflettere che circa un terzo delle famiglie toscane che hanno figli alle paritarie abbiano fatto domanda per questo bando che prevede come requisito il reddito Isee sotto la soglia dei 30 mila euro: è la dimostrazione che la scuola cattolica non è di elite, non è frequentata da ricchi ma che anzi molte nostre famiglie sono al limite della povertà. Quindi sbaglia chi dice che “chi vuole la scuola materna paritaria se la paghi”: le nostre sono scuole popolari. E in ogni caso deve essere garantita la libera scelta della scuola».

MATERNE FISM UNICO PRESIDIO. È importante quindi l’intervento della Regione che si non fermerà al triennio in corso. «Grazie all’intelligente azione politica della Giunta regionale – continua Alessi – verrà ripetuto anche per i prossimi tre anni: è essenziale per poter mantenere in Toscana un livello di generalizzazione del servizio della scuole dell’infanzia. Il pericolo, forse scampato, con questo bando è che se non ci fosse un sostegno molte famiglie non saprebbero dove mettere i figli, probabilmente li lascerebbero a casa. Perché, non dimentichiamolo, le nostre scuole in molti paesi e zone disagiate sono l’unico presidio scolastico sul territorio. Sarebbe gravissimo se tante famiglie fossero costrette a rinunciare all’educazione dei propri figli nella scuola materna: un’esperienza importante dal punto di vista anche della socializzazione e, pur non essendo scuola dell’obbligo, un complemento necessario per l’inserimento nella scuola primaria».

EMORRAGIA DI ISCRIZIONI. Si tratta perciò per il presidente della Fism toscana di un intervento che va ad a tamponare una «situazione emergenziale». In un momento davvero difficile anche per le scuole paritarie. «Speriamo che l’innovazione del buono-scuola – sottolinea – ci dia una mano anche nell’ambito delle iscrizioni per i prossimi anni. Infatti, come scuole paritaria, abbiamo avuto circa mille iscrizioni in meno negli ultimi due anni per motivi soprattutto legati alla grave crisi economica che ha colpito anche la nostra regione. Questo bando, oltre a garantire la libertà di scelta delle famiglie e un’agevolazione per quelle a basso reddito, speriamo possa arrestare anche questa emorragia di iscritti. Tra l’altro il calo si traduce per noi anche in un’emorragia di scuole: circa 10 all’anno chiudono e altre sono a rischio. E la terza emorragia è la perdita di posti di lavoro. Si tratta di gravissime criticità».

PRIVATE E COMUNALI INSIEME. Il sistema della scuola dell’infanzia paritaria è formato da quelle a gestione private e da quelle a gestione comunale. Anche alcune scuole di enti locali hanno partecipato al bando. «In questa battaglia – sostiene Alessi – siamo uniti affinché il sistema non subisca arretramenti sul fronte delle necessità educative e dei servizi. Le nostre scuole devono quindi rimanere sul territorio a svolgere il loro prezioso servizio».

IL RISPARMIO DELLO STATO. E poi c’è l’elemento economico da non sottovalutare: lo Stato risparmia. E non poco. Infatti un bambino in una statale costa 12 volte di più che in una paritaria. «È bene sottolineare – dice Alessi – che le nostre 338 scuole paritarie sono un valore prezioso non solo dal punto di vista educativo e della tradizione ma anche dal punto di vista economico. Infatti, con una spesa minima media di 500 euro a bambino a carico dello Stato, il risparmio per le casse nazionali è di circa 6 miliardi di euro. Tradotto a livello regionale il risparmio dell’erario è di circa 300 mila euro. È un sistema integrato: le scuole paritarie, a gestione privata e comunale (con 27 mila bambini in Toscana), coadiuvano il sistema delle scuole statali che, da sole, non ce la farebbero».La speranza è che la Regione, in futuro, possa aumentare il contributo rispetto al milione e mezzo di euro attuale. «Anche perché le attuali 5 mila domande – osserva il presidente Fism – corrisponderebbero, secondo le nostre stime, a 4 milioni e mezzo di necessità reali delle famiglie».

L’EMERGENZA DEI NIDI. Ma c’è una un’altra situazione di grande emergenza. E non rientra nel bando regionale. Quella degli asili nido. «Qui la contrazione della domanda di iscrizioni è impressionante – lancia l’allarme Alessi –. La Regione aveva raggiunto gli obiettivi di Lisbona, con più di 30 mila bambini frequentanti i nidi. Ora siamo scesi drammaticamente al di sotto. Invece delle liste di attesa, come qualche tempo fa, cominciano ad esserci posti liberi anche nei nidi comunali. I nidi si stanno svuotando. Per quanto riguarda i nidi Fism, abbiamo fatto un’inchiesta interna. Su circa 120 asili nido federati – conclude il presidente Fism – ne abbiamo 30 a rischio chiusura con un centinaio di persone che possono perdere il lavoro». Un problema da tenere sotto controllo.