Toscana

Arezzo, rapporto Caritas sulle povertà: crescono presenze giovani e italiani

Persone che nel 28,4% dei casi sono di fascia d’età tra i 30 e i 39 anni (nel 2012 erano il 27,2%), italiane (29,2%), e coniugate (52,3%). Sono questi i principali dati contenuti nell’ “Ottavo Rapporto diocesano sulle povertà” presentato oggi. Un Rapporto che presenta i dati registrati nel corso del 2013 dalla Caritas diocesana e dalla rete delle Caritas parrocchiali nel territorio della diocesi. Numeri dietro i quali ci sono le storie di persone e famiglie che almeno una volta si sono rivolte alla Caritas per chiedere un aiuto.

Dal 2004, anno dal quale la Caritas diocesana ha iniziato a pubblicare i suoi dati, il numero delle registrazioni si è decuplicato, passando dai 221 utenti agli attuali 2241. Di essi 1097 sono residenti nel Comune di Arezzo, seguiti dai Comuni di Bibbiena con 127 persone registrate, Sansepolcro con 121, Castiglion Fiorentino con 70, Cortona con 62 e Terranuova Bracciolini con 60; 176 persone, prevalentemente singoli, sono risultati essere residenti in Comuni di altre province italiane. 

Se guardiamo alle nazionalità va segnalato che gli italiani sono 29,2% del totale, seguiti dai rumeni con il 23,8%, i marocchini con il 12,2% e gli albanesi con il 9,9%. Anche nel 2013 si conferma la maggior presenza di utenti compresi nella fascia di età 30-39 anni e 40-49 anni. Ciò appare in linea con quanto verificatosi negli anni precedenti, quasi fosse una conferma sulle difficoltà e i disagi che vivono le persone di questa fascia di età, quella che dovrebbe essere l’ ‟asse portante della società”.Altro dato su cui riflettere riguarda il fatto che il 53,5% delle persone registrate risulta essere coniugato. Tale dato conferma come la famiglia sia attualmente il soggetto più nello stato del bisogno.

1599 persone, pari al 71,4% del totale, sono disoccupate e solo 391 persone, cioè il 17,4%, risultano essere regolarmente occupate con apposito contratto di lavoro.

Un Rapporto frutto del metodo operativo della Caritas basato sull’ “Ascoltare, Osservare, Discernere” e volto a promuovere la dignità della persona e la sua piena responsabilizzazione. Un approccio che cerca di evitare l’improvvisazione volontaristica e l’assistenzialismo monetario.