Toscana

Associazioni, stagione di convegni

Stagione di convegni o congressi per molte associazioni cattoliche toscane. Domenica a Firenze, si è tenuto il decimo incontro del «Progetto cittadinanza» dell’Ac regionale. In contemporanea a Coverciano si teneva il congresso regionale del Csi e allo Spazio Reale di San Donnino l’incontro dei capi scout Agesci. Sabato a Loppiano, il congresso regionale delle Acli. Sabato 21 aprile, a Firenze, è invece in programma l’assemblea annuale della Cral (Consulta regionale aggregazioni laicali) (programma).Progetto Cittadinanza (Ac regionale):Famiglia e consumi, una scelta «etica»di Federico Fiorentini

Decimo appuntamento, domenica 15 aprile nel Salone de’ Duegento di Palazzo Vecchio, a Firenze, per il «Progetto cittadinanza», promosso dalla Delegazione regionale toscana di Azione Cattolica. L’incontro, che questa volta era sul tema «Economia familiare e nuovi stili di vita», ha visto il susseguirsi di relatori e dibattiti, con l’obiettivo di individuare i princìpi per una «revisione» della condotta economica delle famiglie, resa necessaria non solo dalla difficile congiuntura, ma anche da un più generale bisogno di orientare le abitudini «di consumo, di risparmio, di investimento» verso «direzioni che rispondano a criteri etici».

L’incontro è stato aperto dal cardinale Giuseppe Betori, che ha criticato «ogni visione riduttiva della famiglia, che intenda relegarla in una dimensione esclusivamente intimistica», richiamandosi ai prìncipi dell’enciclica Caritas in veritate: «Come ricorda il pontefice, bisogna rifiutare l’eclettismo culturale che sfocia nel relativismo e nell’omologazione dei comportamenti e degli stili di vita». Occorre dunque che le società occidentali «rivedano seriamente le loro abitudini, perché, improntate all’edonsimo e al consumismo, diventano indifferenti dai danni che ne derivano». Solo la «“ricerca del vero, del bello e del buono e la comunione con gli altri uomini per una crescita comune” possono consentire la ricostruzione di una mentalità che prevenga danni all’ecosistema e degrado ambientale, a loro volta fonte di “insoddisfazione nelle relazioni sociali”».

L’approccio al tema, scelto dagli organizzatori, è stato multidisciplinare, coinvolgendo esperti in vari settori. Stefano Bartolini ha affrontato il tema della «felicità», sempre più al centro degli studi in campo economico (Bartolini insegna Economia Politica all’Università di Siena): «Fino alla recente crisi, il mondo sostanzialmente produceva per il consumo degli americani; ma, negli ultimi trent’anni, tutti gli indici che definiscono la felicità, il benessere immateriale di quel paese, sono drammaticamente calati». Negli USA, inoltre, al contrario che in Europa, l’orario lavorativo è progressivamente aumentato. «Perché allora – si domanda Bartolini – ci si danna per «fare quattrini», quando questi ultimi non assicurano la felicità?». La risposta andrebbe cercata nel progressivo disfacimento relazionale della società statunitense, dove «la solitudine costituisce ormai un problema endemico, e dove i rapporti fra le generazioni risultano spesso fortemente conflittuali». Dunque, per cercare di supplire a una situazione di disagio umano, si sceglie di concentrarsi sul lavoro e sulle sue soddisfazioni economiche, sperando di «trovare nel “riscatto identitario” del successo e nei piaceri del consumo un compenso a rapporti interpersonali sempre più labili». Strategia che, evidentemente, non si dimostra efficace, dato che «tutti i dati dimostrano come la felicità possa nascere solo da un rapporto positivo con il prossimo».

Franca Maria Alacevich, docente di Sociologia del Lavoro presso l’ateneo fiorentino, ha invece declinato la dimensione concettuale del consumismo, «che nasce dal desiderio di procurarsi l’utile e di esibizione: moventi estremamente antichi, mutati però nelle società contemporanee». Sono nati infatti nuovi bisogni, mentre «ogni scelta di acquisto è diventata un modo di affermare la propria personalità, un “simbolo culturale”». Come cambiare allora una tendenza ritenuta nociva per la coesione sociale e la crescita culturale dell’individuo? «Si tratta – prosegue Alacevich – di processi lunghi: gli stili di vita di una comunità si costituiscono lentamente. Inoltre, non è calando dall’alto politiche virtuose, ma agendo dal basso, dalle famiglie, l’ambito dove si formano le persone, che può nascere il processo di mutamento». La famiglia dunque come «unica possibile promotrice di riforme negli stili di vita; ma occorre si affermino nuovi modelli culturali di riferimento, nuovi “pionieri” capaci di indicare una diversa scala valoriale, cui le famiglie possano guardare per la loro attività educativa».

Se la professoressa ravvisa la necessità di tempi lunghi per il cambiamento dei costumi, Simone Orlandini (docente presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Firenze) ricorda come «per la salvaguardia del nostro pianeta i tempi sono invece estremamente risicati». Se sono i paesi occidentali, infatti, a incidere in maniera più significativa con i loro consumi sulla sostenibilità ambientale, «sono le realtà in via di sviluppo sulle quali si riversano in massima parte le conseguenze catastrofiche di queste dinamiche: siccità e desertificazione, inondazioni, con le inevitabili ricadute sulle risorse alimentari». Cambiamenti climatici che stiamo già affrontando, ma che «si intensificheranno in un futuro anche prossimo». Se i comportamenti virtuosi individuali sono necessari, non sono tuttavia sufficienti: «Occorrono politiche a livello globale, protocolli accettati in maniera universale». Orlandini si sofferma infine sull’agricoltura europea, il cui obiettivo è «passato dalla produzione di cibo alla mera conservazione dell’ambiente, nonché nella produzione di energia tramite biomasse». Un mutamento troppo radicale, «se siamo costretti a importare ogni genere di frutta e verdura, con gravi scompensi ecologici dovuti ai trasporti e al costo energetico delle coltivazioni in serra».

Nepi: «Recuperare il valore positivo delle norme»Nella relazione introduttiva, Paolo Nepi, delegato regionale di Ac, ha ravvisato come il significato più profondo di quest’associazione vada ricercato nella «scelta religiosa» dei suoi membri, perché «come cristiani, godiamo della “doppia cittadinanza” agostiniana, sia civile che spirituale. Un privilegio, che comporta però anche assunzione di ulteriori responsabilità morali». Fra economia e realtà familiare, spiega Nepi, c’è «da sempre un legame molto stretto, se la parola stessa deriva dal greco oikos, ossia “casa” e nomos, “regola”: si tratta dunque dell’insieme di norme per governare il contesto casalingo». Dunque, la deregolamentazione del mercato liberista sarebbe una deformazione dei principi di una scienza «che ha bisogno di nomoi, di leggi, alla base dell’intera tradizione occidentale». Le tre fonti della cultura europea sono infatti per Nepi il mondo greco, quello ebraico e quello latino, «tutti e tre caratterizzati da regole: i codici delle polis, i Dieci Comandamenti, il diritto romano». Occorre dunque «recuperare il valore positivo delle norme e dell’autorità, non vista come giogo ma come guida scelta autonomamente: perché lo “stile di vita” del fedele è il frutto di una attività spirituale libera». Acli: Lo scorso sabato si è tenuto il Congresso regionale a LoppianoRigenerare le comunità per ricostruire il Paesedi Laura Borgheresi

Gettare le basi per riappropriarsi del proprio futuro, costruendo una società di ampio respiro, diversa, più umana, quindi migliore. Questa la sfida lanciata dal XIII Congresso regionale delle Acli (Associazioni cristiane lavoratori italiani), tenutosi lo scorso sabato 14 aprile presso il Centro Congressuale  della Cittadella Internazionale del Movimento dei Focolari di Loppiano, nel Comune di Incisa in Val d’Arno (Firenze). «Rigenerare Comunità per ricostruire il Paese», il tema guida dell’incontro, che ha visto la partecipazione di 110 delegati provenienti dalle dieci province toscane in rappresentanza dei 32 mila iscritti e delle 250 strutture di base delle Acli presenti nella nostra regione. Numeri alti, particolarmente significativi, questi appena enunciati, che denotano una grande coesione, un radicamento importante che nasce da una solida tradizione, e che quindi unisce profondamente le Acli al proprio territorio, come ha sottolineato mons. Mario Meini, vescovo di Fiesole, nella cui Diocesi è collocata la Cittadella di Loppiano, nel corso della concelebrazione eucaristica che ha inaugurato all’interno del Santuario dedicato a Maria Theotokos il percorso congressuale dello scorso sabato.

«Sono felice – ha detto il vescovo –, ma anche un po’emozionato di trovarmi qui a celebrare il mistero dell’Eucarestia che aprirà una giornata importante per  tutti voi che credete nel bellissimo progetto delle Acli, un progetto che mi coinvolge profondamente anche dal punto di vista personale, visto che mio padre fu tra i fondatori, negli anni ’50, di una di queste  splendide realtà proprio nella terra pisana dalla quale provengo». Nell’omelia mons. Meini ha ricordato l’importanza del mondo cattolico all’interno della società, quindi del volontariato e della politica, intesa, anche quest’ultima, come forma di servizio, e non di qeull’arrivismo personale, che ha determinato il triste spettacolo al quale stiamo assistendo ormai da troppo tempo. «Il servizio è la più nobile forma di carità», ha sottolineato mons. Meini, ricordando la celebre frase di Papa Paolo VI.

La fase congressuale delle Acli ha poi vissuto il suo epicentro con la relazione del presidente  regionale, Federico Barni; tra i presenti i delegati delle istituzioni locali, delle associazioni di volontariato e di promozione sociale, ricordiamo gli assessori regionali, Gianfranco Simoncini e Gianni Salvadori, con deleghe rispettivamente alle Attività produttive e all’Agricoltura, ma anche Lorenzo Zirri, coordinatore regionale Udc, e il  parlamentare Fabio Evangelisti, dell’Idv.

Federico Barni ha ricordato nel suo intervento le parole del presidente nazionale delle Acli, Andrea Oliviero: «È in crisi innanzitutto il significato del nostro stare insieme, per questo il rigenerare le comunità è il presupposto di qualsiasi cambiamento successivo».È questo, secondo Barni, il compito che dovrà impegnare a fondo le Acli sul territorio, «il divenire  animatori della vita sociale. Una realtà come la nostra – ha sottolineato ancora –, con molteplici spazi di condivisione e di incontro con le persone, è chiamata a svolgere un ruolo fondamentale, non soltanto nella gestione di attività e servizi, ma anche nell’offerta di interpetrazione della realtà, ragioni di convivenza e prospettive di futuro. Ricostruire il Paese è dunque, un progetto ambizioso, ma è pure una responsabilità a cui nessun cittadino può sottrarsi. In questa problematica – ha ricordato il presidente Barni – ritroviamo l’appello lanciato da Benedetto XVI: «La crisi ci obbliga a progettare il nostro cammino, a creare nuove regole e nuove forme di impegno,  concentrandosi sulle esperienze positive e rigettando le negative». Da questa constatazione – ha sottolineato ancora –, la consapevolezza che stiamo vivendo non soltanto un momento di crisi, ma anche di una significativa svolta nella vita del nostro Paese, in cui il modello di crescita basato sulla quantità dei beni prodotti ha mostrato i propri limiti e la sua inaffidabilità. Adesso occorre individuare un nuovo percorso, culturale, economico e sociale. Per rigenerare la comunità occorre tuttavia infondere nuovo vigore alla partecipazione politica, una nuova meta, un nuovo orizzonte».Vari i punti sottolineati dalla relazione congressuale di Federico Barni, prima delle votazioni per l’elezione del nuovo consiglio regionale delle Acli,  iniziando dalla petizione popolare lanciata dalle Acli toscane per la reintroduzione delle preferenze nella legge elettorale della Regione Toscana, ma anche il mondo del lavoro al centro del dibattito, come pure il Piano sanitario e sociale integrato, l’immigrazione, ma soprattutto il divenire punto di riferimento della vita associata in modo davvero di «rigenerare comunità per ricostruire il Paese». Una petizione per cambiare la legge elettoraleRestituire dignità alla politica anche attraverso la libertà di scelta. Dalle Acli toscane è partita una petizione popolare per la reintroduzione del voto di preferenza nell’elezione del Consiglio regionale della Toscana, abolendo, quindi, la legge vigente (n. 25 del 13 maggio 2004,) utilizzata successivamente come modello per l’elezione dei due rami del Parlamento. A margine del XIII congresso regionale delle Acli ne abbiamo parlato con il presidente uscente, il pratese Federico Barni. «In questo momento di crisi della politica e di disaffezione nei suoi confronti – sottolinea Barni–  è necessario e improrogabile restituire vigore alla partecipazione politica con una competizione elettorale che possa esprimere la sovranità popolare attraverso un potere di delega che emerga direttamente  dagli elettori per stabilire un più forte rapporto tra i cittadini e i rappresentanti eletti nel Consiglio regionale. La legge elettorale vigente ha finito per affidare ai vertici dei partiti il diritto assoluto di individuare preventivamente coloro che risulteranno nominati. In questo contesto la sensazione di essere chiamati a ratificare decisioni già prese è molto forte, rallentando quel rapporto tra elettore  e  suo rappresentante alla base di una normale democrazia,  tanto più che anche l’adozione delle primarie nella legislazione regionale non è riuscita a colmare questo distacco».

Nel presentare la petizione popolare, le Acli osservano che per effettuare la riduzione del numero dei consiglieri prevista dalla manovra economica, la Regione Toscana dovrà, in ogni caso, modificare la legge elettorale, quindi valutano questo il momento più opportuno ed idoneo per intervenire anche sulle modalità di elezione.

«Abbiamo scelto la petizione – osserva ancora  Federico Barni –, anziché una proposta di legge, perché riteniamo che in una materia così complessa debba spettare al Consiglio Regionale redigere la struttura della nuova legge elettorale, sperando inoltre, che reintrodurre il voto di preferenza nella legislazione regionale toscana possa trasformarsi anche in un forte impulso a cambiare la legge elettorale nazionale che ha provocato un distacco così forte  dei cittadini dalle istituzioni e ha fortemente contribuito a determinare un sistema di casta chiusa».

Effettivamente come la Toscana anticipò la legge nazionale nella riduzione del diritto-dovere del popolo di scegliere i propri rappresentanti, oggi può divenire esempio positivo per reintrodurre un rapporto diretto tra elettore ed eletto. La proposta delle Acli, quindi, che punta al raggiungimento delle 5 mila firme da consegnare a sostegno della petizione al governatore della Toscana, Enrico Rossi, può e deve essere ascoltata.

Agesci In 600 allo «Spazio reale» di San Donnino per l’incontro annuale dei «capi» toscanidi Giacomo Cocchi

Guardare al futuro con curiosità positiva. Emerge questo dall’ultima assemblea dei capi scout toscani dell’Agesci. Domenica 15 aprile allo Spazio Reale di San Donnino in provincia di Firenze hanno partecipato in 600 all’incontro annuale che segna un importante appuntamento di democrazia associativa. In un momento nel quale le aggregazioni giovanili riescono a coalizzarsi solo per dire «no» e protestare, i capi scout hanno confermato come le speranze delle nuove generazioni possano essere tradotte in proposte e iniziative educative.

«Non dimentichiamoci mai da dove veniamo», ha detto ai presenti il presidente emerito della Corte Costituzionale Ugo De Siervo, padre e nonno di scout, invitato per concludere il percorso sull’educazione alla cittadinanza attiva pensato per festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia. Il parallelo tra dettato costituzionale e legge scout è stato ricordato dai capi regionali Matteo Spanò e Caterina Macii, «anche la nostra è una legge positiva – hanno sottolineato i due – che ispira il nostro servizio e ci sprona a dare il meglio, proprio come la Costituzione, orizzonte e criterio ispiratore per cittadini e istituzioni». Le parole di De Siervo, ascoltate dai tantissimi capi presenti, in maggioranza ventenni, hanno colpito per l’incoraggiamento e l’invito «ad essere protagonisti, a far sentire la propria voce, a dare un contributo alla società. Questo significa essere cittadini», ha detto l’ex presidente della Consulta.

Ma che l’Agesci – associazione guide e scout cattolici italiani – in Toscana sia viva è stato ancora una volta confermato dalle tante iniziative messe in ponte per i prossimi mesi. Su tutte il Convegno regionale, evento che si tiene ogni tre anni per tracciare il progetto contenente obiettivi e linee guida per tutti i livelli scout toscani. Il 29 e 30 settembre, in un luogo che sarà stabilito a breve, i 103 Gruppi presenti in Toscana si confronteranno sul tema: «È tempo di stare, di vivere, di sognare». Sulle note della canzone dei Negrita, «Ho imparato a sognare», Spanò, Macii e l’assistente fra Adriano Appollonio hanno lanciato le sfide per i prossimi anni. «La volontà di guardare avanti senza tradire la specificità dell’essere scout – spiegano i vertici regionali – è confermata dall’attenzione che avremo nei confronti dei nuovi linguaggi e delle nuove relazioni che si creano in rete nei social network». Altra tematica sarà sull’integrazione «sulla maggiore apertura dell’Agesci ai fratelli stranieri che vivono in mezzo a noi», aggiungono Spanò e Macii. «Sappiamo inoltre che abbiamo anche un compito di testimonianza – ricorda fra Adriano – e vorremmo che i capi e i ragazzi scout fossero per i coetanei «fonti di acqua viva», veri e propri evangelizzatori».

Infine l’assemblea di domenica scorsa ha visto anche il rinnovo di alcune importanti cariche associative. Tania Cantini di Firenze e Antonio De Masi di Cecina sono stati eletti incaricati regionali al coordinamento metodologico. Il pratese Paolo Ceccherini è il nuovo incaricato alla Branca esploratori e guide. Eletti anche i nuovi consiglieri che rappresenteranno a livello nazionale l’Agesci Toscana: Francesco Sandrelli di Arezzo, Alessandro Ponticelli di Livorno, Roberto Beconcini di Empoli, Lara Guasti di Firenze e Ambra Brogi di Prato.

Csi: Il pisano Carlo Faraci è il nuovo presidente regionale del Centro sportivo italianodi Leonardo Chiarelli

«Lo sport è gioia di vivere, gioco, festa, e come tale va valorizzato e forse riscattato, oggi, dagli eccessi di tecnicismo, professionismo mediante il recupero della sua gratuità, della sua capacità, come di stringere vincoli di amicizia, di favorire il dialogo e l’apertura gli uni verso gli altri, come espressione della ricchezza dell’essere ben più valida e apprezzabile dell’avere». Con queste parole Papa Giovanni Paolo II sottolineava il valore dello sport come mezzo sano per avvicinarsi agli altri ed è con queste parole che il congresso del CSI apre il suo congresso per le elezioni degli organi di rappresentanza. Il tema di quest’anno è «L’educazione sfida lo sport». È di sfida l’atteggiamento che devono avere dirigenti, allenatori, operatori, e quanti altri insegnano sport e a far si che questo strumento diventi momento educativo. «La proposta è semplice – legge il presidente uscente Pier Paolo Barni dalla sua relazione – formare buoni sportivi secondo gli orientamenti pastorali della Chiesa italiana per il decennio “Educare alla vita buona del Vangelo”».

Il Csi è unito in prima linea dalla volontà di ripulire lo sport dal virus della corruzione, dalle scommesse, dal dopig, del malaffare, esoneri, sperperi economici, fattori all’ordine del giorno che coinvolgono atleti e dirigenti ai massimi livelli.Riscoprire dunque lo sport partendo dalle sue radici, dai suoi valori, ricordando che il mondo sportivo è retto da migliaia di volontari, preparati, efficienti e premurosi. Il valore autentico dello sport è sottolineato dal documento prodotto dalla CEI, il «Manifesto per lo sport etico» e dalla «Carta dello sport Etico» prodotta in questi mesi dalla Regione Toscana. Entro maggio il CSI avrà un partner importante, la FIGC toscana, che ha espresso la volontà di aprire un tavolo di confronto con il CSI per rilanciare il calcio giovanile nelle parrocchie.Il CSI è alla ricerca di un rapporto più assiduo con i Vescovi. Si legge nella relazione letta all’assemblea: «dobbiamo richiedere ai Vescovi la presenza “qualificata” in ogni consiglio di comitato del consulente ecclesiastico; dobbiamo avere capacità e competenze affinché un nostro rappresentante sia presente nelle commissioni pastorali che si occupano di sport, tempo libero e giovani. Noi siamo Chiesa, noi siamo quelli che nella Chiesa svolgono attraverso lo sport la Pastorale dei giovani e dei bambini. Questo è il nostro compito e deve continuare ad essere la nostra intenzionalità educativa».

Un’intenzionalità che sarà portata avanti anche dal nuovo presidente regionale Carlo Faraci, che legge all’assemblea la sua relazione approvata dal congresso: «Sarà fondamentale il rapporto con la CET, anche per accreditare il CSI nelle varie realtà ecclesiali e, affinché ciascun comitato territoriale possa avere un consulente ecclesiastico che possa svolgervi proprio il ruolo spirituale, e nel loro percorso formativo, aiutare dirigenti ed operatori, promuovendo il progetto CSI nelle parrocchie, così che l’auspicio del presidente nazionale di un “Gruppo sportivo in ogni parrocchia” non resti solo uno slogan».

Quello di creare un gruppo sportivo in ogni parrocchia è anche l’auspicio del presidente uscente Pier Paolo Barni che conclude: «Oltre ad un ricambio generazionale più convinto mi auguro che si arrivi ad un’attività sportiva rilanciata nelle parrocchie, un’attività sportiva del CSI per le parrocchie in modo che i giovani incontrino le parrocchie prima dello sport, rinnovare gli oratori, creare un gruppo sportivo in ogni parrocchia in Toscana. Arrivare ad uno sport che è rivolto alla persona e non al risultato, oggi molti parlano di sport educativo però fine a se stesso, ma lo sport da solo non educa nessuno».

Eletto il nuovo consiglio regionaleIl Csi ha rinnovato domenica 15 aprile a Coverciano, sede Figc, gli organismi regionali per il quadriennio 2012-2016. La forza congressuale presente a Coverciano è stata di 269 votanti tra società presenti e deleghe. Per la presidenza regionale compare il nome di Carlo Faraci di Pisa (nella foto sotto – a destra – insieme al presidente uscente Pier Paolo Barni), il favorito dei due candidati. Faraci si è trovato a correre da solo per la presidenza dopo che, a poche ore dalle votazioni, il secondo candidato, Giulio Landucci di Lucca, si è ritirato in segno di unità del Csi. Un gesto applaudito da tutta l’assemblea che ha dimostrato forte unità. Pur correndo da solo alla presidenza Faraci è stato eletto con l’unanimità. Per il Consiglio Regionale sono stati chiamati ad occupare i sette posti: Gabriele Baccetti di Firenze eletto con 81 voti, Gianluca Ermano di Prato con 40 voti, Ilaria Paoletti di Prato con 60 voti, Marco Rafanelli di Pistoia con 110 voti, Teresa Mezzetti di Pisa con 69 voti, Nicola Bertolini di Massa e Carrara con 53 voti, Mauro Orlandini di Lucca con 45 voti.

PISTOIA, DALLE ASSOCIAZIONI CATTOLICHE UN MANIFESTO PER UNA NUOVA POLITICA