Toscana

Attacco alla Libia (marzo 2011)

LA NATO ASSUME COMANDO; RASMUSSEN, NATO DEVE PROTEGGERE NON ARMARE I CIVILI(ASCA-AFP) – Bruxelles, 31 marzo – La Nato ha assunto il comando delle operazioni militari in Libia dalle ore 6.00 gmt di oggi (8 ora italiana). Lo ha detto all’Afp un diplomatico. “L’operazione ‘Unified Protector’, approvata ufficialmente domenica scorsa dai Paesi dell’Alleanza, è iniziata stamane alle 6 gmt come previsto”, ha spiegato la fonte confermando il passaggio di responsabilità alla Nato per le operazioni militari precedentemente guidate da Usa, Francia e Gran Bretagna.Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, si è detto contrario alla proposta di armare i ribelli libici affermando che l’Alleanza atlantica sta intervenendo militarmente “per difendere il popolo libico e non per armarlo”.

MONS. MENNINI (NUNZIO GB), IMPORTANTE MEDIAZIONE UNIONE AFRICANA

VICARIO DI TRIPOLI: LA VIA DELLA PACE PASSA PER L’UNIONE AFRICANA; VITTIME TRA I CIVILI PER I RAID

GHEDDAFI VERSO ESILIO. FRANCIA E USA, ARMI AI RIBELLI(ASCA) – Roma, 30 marzo – Dodicesimo giorno di guerra e in Libia si continua a combattere. Lo snodo decisivo resta la battaglia di Sirte, secondo Al Jazeera ancora in mano ai lealisti. L’Afp ha riferito che le forze fedeli a Gheddafi hanno respinto l’avanzata dei ribelli: gli insorti sono schierati al momento a Nofilia, in attesa dello scudo francese per contrattaccare le truppe del regime, ha precisato ieri la France Press. Sirte, città natale del colonnello, è il prossimo bersaglio degli insorti. A Misurata, altro crocevia del conflitto: carri armati e fedelissimi di Gheddafi sono penetrati sferrando attacchi contro milizie di ribelli. Secondo quanto riferito da fonti mediche, dall’inizio dell’offensiva, il 18 marzo scorso, i soldati di Tripoli hanno ucciso almeno 142 persone e ne hanno ferite oltre 1.400. Mentre ‘segnali’ della presenza di membri di Al-Qaeda e di Hezbollah sono stati registrati dall’intelligence Usa nelle fila dei ribelli libici, anche se i leader dell’opposizione appaiono persone “responsabili”. Lo ha sostenuto l’Alto Comandante della Nato, ammiraglio James Stavridis, parlando davanti alla Commissione per le Forze Armate del Senato americano. Ieri le forze americane hanno anche attaccato tre navi libiche, compresa un’imbarcazione della Guardia Costiera, per impedirgli di “sparare indiscriminatamente contro le navi mercantili” nel porto di Misurata. Dal Consiglio nazionale di Bengasi è invece arrivato l’allarme di “12 mila attivisti” dell’opposizione scomparsi a Tripoli, rinchiusi nelle carceri della capitale o detenuti nelle basi militari. Gli alleati nelle ultime 24 ore appena trascorse hanno lanciato 22 missili Tomahawk ed hanno operato in 115 missioni di combattimento. Ne ha dato notizia il Pentagono. Ieri Khamis, il figlio di Muammar Gheddafi dato per morto la scorsa settimana dal sito di opposizione ‘al-Manara’, è apparso in alcune immagini trasmesse dalla televisione libica nella caserma-bunker del padre a Tripoli mentre salutava i sostenitori del regime, radunati per formare ‘scudi umani’. Intanto la Nato assumerà oggi il controllo di tutte le operazioni militari in Libia. Lo ha riferito il portavoce dell’Alleanza, Carmen Romero. Trentasette ministri degli Esteri di Europa, Paesi Arabi, Africani e i vertici delle principali organizzazioni internazionali, si sono invece riuniti ieri a Lancaster House a Londra. Si è trattato del summit del ‘Gruppo di contatto’ sulla Libia che intende trovare una via d’uscita alla crisi libica e sul dopo Gheddafi, dove sembra prendere sempre più piede l’ipotesi dell’esilio del Colonnello in un Paese africano. Opzione avanzata dal ministro degli Esteri Franco Frattini e sostenuta, tra gli altri, dalla omologa spagnola Trinidad Jimenez. Indiscrezioni confermate da Al Jazeera parlano di un incontro in Tunisia tra il ministro degli Esteri libico Musa Kusa e delegati italiani per trattare una “agevole via di uscita” del Raìs. Non contento tuttavia dell’esilio il Consiglio Nazionale di Transizione libico. “La soluzione ideale non è mandare in esilio Gheddafi ma portarlo a processo”, ha ribadito ieri Guma el-Gamaty, membro del Consiglio, ricordando che “i crimini commessi contro il popolo libico non possono essere dimenticati”. La Francia, dal canto suo, per voce del capo della diplomazia francese Alain Juppé, si è detta pronta a discutere con gli alleati un aiuto militare agli insorti in Libia. Anche Obama, intervistato nella notte dalla Nbc, ha chiosato di non escludere che gli Stati Uniti possano garantire assistenza militare diretta ai rivoltosi. “Non lo escludo, ma non dico neanche che lo faremo. Stiamo valutando cosa faranno le forze di Gheddafi”, ha detto il numero uno della Casa Bianca. Ieri, inoltre, nuove dichiarazioni rilasciate da Gheddafi in una lettera indirizzata ai Paesi coinvolti nel conflitto: porre fine alla “barbara offensiva” della coalizione internazionale contro la Libia, ha scritto il colonnello, che ha anche paragonato gli attacchi aerei della Nato alle campagne militari lanciate da Adolf Hitler durante la Germania nazista. CNT BENGASI, DOPO CADUTA GHEDDAFI “ELEZIONI LIBERE ED EQUE”(ASCA-AFP) – Londra, 29 marzo – Il Consiglio nazionale transitorio libico garantisce che dopo la caduta di Muammar Gheddafi si terranno “elezioni libere ed eque”. è quanto si legge in un comunicato diffuso dallo stesso Consiglio nazionale di Bengasi. I ribelli hanno anche reso noto che al rovesciamento del regime seguirà un “referendum popolare” per approvare una nuova “Costituzione nazionale” che assicurerà “la formazione di partiti politici e il rispetto della libertà di espressione”. Verranno condannati “l’intolleranza, l’estremismo e la violenza”, scrive ancora il Cnt, ricordando inoltre che saranno tutelati “gli interessi e i diritti delle imprese straniere”. ATTACCO FORZE GHEDDAFI A MISURATA, 142 MORTI IN 10 GIORNI(ASCA-AFP) – Bengasi, 29 marzo – Si combatte sempre a Misurata, terza città della Libia a 214 chilometri a est della capitale. Carri armati e truppe del regime di Muammar Gheddafi sono penetrati anche oggi all’interno della città, controllata dai ribelli, aprendo il fuoco. Secondo quano riferito da un dottore dell’ospedale cittadino all’AFP, dall’inizio dell’offensiva, il 18 marzo scorso, i soldati di Tripoli hanno ucciso almeno 142 persone e ne hanno ferite oltre 1.400.LIBIA: VERTICE LONDRA, PRESENTI PIÙ DI 40 MINISTRI ESTERI. ASSENTE UA(ASCA-AFP) – Londra, 29 marzo – Più di quaranta ministri degli Esteri si sono riuniti oggi al vertice di Londra per affronate lo stato di crisi in Libia. I personaggi chiave presenti al summit, si legge in un comunicato del ministero degli Esteri britannico, sono il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, il Segretario Generale dell’Organizzazione della Conferenza Islamica, Ekmeleddin Ihsanoglu e il Primo ministro del Qatar, Sheikh Hamad Bin Jabr Al Thani Jissim Bin. Presente anche il capo della diplomazia europe,a Catherine Ashton e l’inviato Onu in Libia, Mohammed Abdelilah Al Khatib. La Lega Araba è invece rappresentata dal suo ambasciatore Hesham Youssef. Tra i ministri degli Esteri al centro delle operazioni della coalizione internazionale in Libia: il francese Alain Juppé, il tedesco Guido Westerwelle e il titolare della Farnesina Franco Frattini. A rappresentare i paesi musulmani, oltre al Qatar, anche gli Emirati Arabi Uniti, Turchia e Giordania. Kuwait, Libano, Marocco e Tunisia hanno inviato i loro ambasciatori. Assenti rappresentanti dell’Unione Africana. LIBIA: BERLINO SMENTISCE PIANO ITALO-TEDESCO. VERTICE A LONDRA(ASCA) – Roma, 29 marzo – Conferenza internazionale questo pomeriggio a Londra per fare il punto sulla crisi libica. Vi partecipano una quarantina di delegazioni, comprese quelle di Onu, Nato, Unione europea, Unione africana e Lega araba (non sarà presente polemicamente la Russia che si è dissociata dall’intervento militare in Libia). Ieri sera il presidente francese Nicolas Sarkozy, quello statunitense Barack Obama, il premier britannico David Cameron e il cancelliere tedesco Angela Merkel hanno intanto avuto un incontro in videoconferenza sulla Libia per verificare le condizioni di una iniziativa comune da proporre nel vertice di Londra. Ha fatto sensazione l’esclusione dell’Italia, anche perché contemporaneamente è stata smentita dal governo di Berlino l’ipotesi di un piano italo-tedesco sulla crisi libica: “La Germania è in costante contatto con tutti i suoi partner internazionali. Anche con l’Italia, ma non solo”. Il piano era stato annunciato dal ministro degli Esteri Franco Frattini in una intervista a “Repubblica” di domenica scorsa. Ai contenuti della videoconferenza fa riferimento un comunicato della presidenza della Repubblica francese: Francia, Inghilterra, Stati Uniti e Germania hanno discusso della crisi in Libia e dell’applicazione della risoluzione 1973 dell’Onu dopo il trasferimento da parte degli Stati Uniti del comando delle operazioni alla Nato. Sarkozy, Obama, Cameron e Merkel – continua la nota – “hanno espresso sostegno alla conferenza che si svolge a Londra e che deve riunire la comunità internazionale a sostegno della transizione politica in Libia”. Nella videoconferenza “si è discusso anche del sostegno al processo di transizione in Egitto e della necessità di rilanciare il processo di negoziato israelo-palestinese”. Quest’ultimo punto indica la volontà dei quattro leader di intervenire a tutto campo sulla crisi mediorientale. Il ministro Frattini, ospite ieri sera della trasmissione “Otto e mezzo” su La7, commenta: “L’Italia ha voluto la missione della Nato e ha ottenuto il comando della missione navale della Nato, ospita a Napoli il comando generale dell’intera missione della Nato. Certamente di sindrome di esclusione non ne soffriamo”. Aggiunge il responsabile della Farnesina: “Basta avere un minimo di riflessione serena per capire che coinvolgere la Germania, come io stesso ho cercato di fare ieri trasmettendo delle idee ai colleghi tedeschi, era ed è indispensabile. L’Italia è stata avvertita che ci sarebbe stato un tentativo di coinvolgere la Germania”. Dice poi a proposito delle critiche provenienti dall’opposizione: “Se pensano che il bene dell’Italia è speculare sulla politica estera, continuino a farlo”.Si aggrava nel frattempo l’emergenza a Lampedusa. Dopo le proteste di ieri dei cittadini dell’isola, il prefetto di Palermo Giuseppe Caruso, commissario per l’emergenza umanitaria, ha annunciato che domani pomeriggio sei navi, con una capienza complessiva di diecimila posti, saranno a Lampedusa per trasferire tutti i migranti presenti sull’isola. Il governo sta anche predisponendo la realizzazione di tendopoli in tutto il territorio nazionale e la ristrutturazione di alcune caserme per ospitare i migranti. Di tutto questo discuterà il Consiglio dei ministri straordinario convocato per domani che dovrà approvare un piano d’intervento ad hoc. Dichiara il ministro degli Interni Roberto Maroni: “Il governo è pronto a procedere con rimpatri forzosi dei migranti. La Tunisia aveva promesso un impegno immediato per fermare i flussi migratori, ma le barche continuano ad arrivare. Per i rimpatri siamo attrezzati, li mettiamo sulle navi e li riportiamo a casa loro”. “A Lampedusa le condizioni igienico-sanitarie sono effettivamente drammatiche, anche se non riteniamo in realtà che ci sia un rischio di epidemie”, puntualizza Ferruccio Fazio, ministro della Salute. GEN. BOUCHARD, COMANDO PASSA A NATO SENZA SOLUZIONE CONTINUITÀ(ASCA) – Napoli, 28 marzo – “La transizione del comando dalla coalizione alla Nato è stata senza soluzione di continuità, senza spaccature nello sforzo di fare quel che dobbiamo per proteggere il popolo libico”. Così il generale di divisione Charles Bouchard comandante dell’operazione ‘Unified Protector’ nel corso di un incontro con la stampa nella sede Nato di Napoli. Rispondendo poi alla domanda di un giornalista, Bouchard spiega che “la transizione è ‘in progress”‘ e che, allo stato attuale si sta “aspettando la decisione del Consiglio Atlantico”. “La data esatta non si sa – aggiunge il generale -, la Nato è pronta, capace e assumerà ogni responsabilità degli interventi da attuare”.Nel corso dell’incontro con i giornalisti nella sede Nato di Bagnoli, il generale Buchard sottolinea più volte gli obiettivi dell’operazione ‘Unified Protector’ di cui ha assunto il comando: “Dobbiamo proteggere il civili e le aree altamente popolate che continuano ad essere sotto attacco”. “Noi – insiste – agiamo per prevenire azioni contro i civili. Terremo gli occhi ben aperti”. “Questa missione – conclude Bouchard – si avvale di una squadra eccellente, sia della Nato che dei suoi partner”. QATAR RICONOSCE CONSIGLIO BENGASI(ASCA-AFP) – Doha, 28 marzo – Il Qatar ha riconosciuto oggi il Consiglio nazionale transitorio istituito a Bengasi dagli insorti come legittimo rappresentante del popolo libico. Il Qatar è il secondo paese, dopo la Francia, a riconoscere l’Assemblea fondata dai ribelli nel corso delle rivolte contro il regime di Muammar Gheddafi. Il Consiglio nazionale di transizione “rappresenta la Libia, la sua gente e tutte le regioni del Paese”, ha detto un funzionario del ministero degli Esteri del Qatar, citato dall’agenzia Qna. SCONTRI A MISURATA. AI RIBELLI I CENTRI PETROLIFERI (ASCA) – Roma, 28 marzo – Decimo giorno di guerra e in Libia si continua a combattere: nella notte si sono registrati otto morti e 24 feriti a Misurata durante gli attacchi delle forze di Gheddafi all’avanzata dei ribelli verso ovest. Lo hanno raccontato testimoni. La televisione libica questa mattina ha trasmesso immagini che mostravano una macchina bianca nel complesso residenziale di Bab al Aziziya, dove al suo interno, ha spiegato la tv di stato, ci sarebbe potuto essere il Colonnello. Ieri le forze antiregime hanno riconquistato la strategica città di Brega, il principale terminal petrolifero libico di Ras Lanuf ed hanno raggiunto Uqayla, ha riferito l’emittente araba Al Jazeera, precisando che con la riconquista di Ben Jawad tornano sotto il controllo degli insorti tutti i maggiori terminal petroliferi del settore orientale della Libia. I ribelli libici si sono anche detti pronti ad esportare petrolio ”in meno di una settimana” e in grado di produrre ”dai 100.000 ai 130.000 barili al giorno”. Ne ha dato notizia ieri l’Afp. Testimoni hanno udito esplosioni questa mattina a Sirte, mentre un portavoce dei ribelli ha riferito che le truppe fedeli al leader libico Muammar Gheddafi hanno battuto la ritirata. Venti veicoli delle formazioni lealiste, inclusi alcuni dotati di batterie antiaeree, sono stati visti ieri lasciare il campo e procedere alla volta di Tripoli. A Misurata, invece, le truppe del regime avrebbero ancora il controllo del Palazzo del popolo e del 60% della città. Secondo fonti mediche, ad Ajdabiya la controffensiva lanciata dagli insorti contro le truppe di Gheddafi è costata almeno 48 morti e oltre cento feriti. Al Jaazera ha reso noto che nella città si contano 175 persone scomparse. Risolta anche la ‘partita Nato’: le forze alleate hanno formalizzato il passaggio del comando delle operazioni all’Alleanza. A capo delle operazioni il generale canadese Charles Bouchard. ”L’Alleanza atlantica ha già iniziato ad attuare la no-fly zone e far rispettare l’embargo navale delle armi”, ha detto Bouchard. La decisione è stata assunta nel corso del Consiglio Atlantico dei 28 ambasciatori della Nato. Fonti diplomatiche hanno tuttavia dichiarato all’Afp che la Nato limiterà i bombardamenti in libia, perché ”l’obiettivo dell’intervento è proteggere la vita dei civili”. Il ministro della Difesa britannico, Liam Fox, ha precisato all’Afp che gli alleati ”non consegneranno armi in mano ai ribelli” e ”né hanno intenzione di farlo”, in vista dell’embargo decretato dalle Nazioni Unite. Nel frattempo il regime libico e’ tornato a chiedere il ‘cessate il fuoco’ e una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza Onu. Il portavoce del governo, Mussa Ibrahim, ha detto ieri che ”i raid aerei” della coalizione internazionale ”continuano a pieno ritmo”. ”Stiamo perdendo molte vite, soldati e civili”, ha poi aggiunto. Si contano negli ultimi giorni 5 aerei e due elicotteri lealisti abbattuti da caccia francesi nelle regioni di Zindan e Misurata: violavano la ‘no-fly zone’ nel quadro della risoluzione Onu 1973 votata dal Consiglio di sicurezza. Italia e Germania stanno intanto pensando ad un piano che preveda la costituzione di un ”corridoio umanitario permanente” e che favorisca un ”dialogo di riconciliazione nazionale” nel Paese. A replica dell’iniziativa ‘franco-britannica’ annunciata dal presidente francese Nicolas Sarkozy, che verrà presentata il prossimo martedì a Londra in un vertice tra i ministri degli Esteri dei Paesi interessati al conflitto. Secondo il titolare della Farnesina, inoltre, gli interlocutori della comunità internazionale non dovrebbero essere soltanto i membri del Consiglio di Bengasi, ma anche rappresentanti delle tribù libiche. TRIPOLI: GRAZIE AL PAPA PER IL SUO APPELLOTripoli (Agenzia Fides) – “L’appello del Santo Padre è una notizia bellissima, che ci conforta molto. Il Papa ha pronunciato parole che affermano la necessità della riconciliazione, della pace e del dialogo” dice all’Agenzia Fides mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli. Ieri, domenica 27 marzo, all’Angelus Papa Benedetto XVI ha lanciato “un accorato appello agli organismi internazionali e a quanti hanno responsabilità politiche e militari, per l’immediato avvio di un dialogo, che sospenda l’uso delle armi” (leggi notizia).  “Abbiamo tradotto in arabo l’appello del Santo Padre ed oggi la trasmetteremo in una nota verbale al Ministero degli Esteri libico, per conoscenza” afferma Mons. Martinelli. Il Vicario Apostolico precisa di non aver partecipato alla manifestazione di sabato 26 marzo, e che in ogni caso, come aveva precisato a Fides, vi avrebbe aderito solo se fosse stata una manifestazione per la pace. “Non ci hanno più chiesto di essere presenti” dice Mons. Martinelli. “Si è trattato di una manifestazione volta a riaffermare l’unità nazionale della Libia. Vi hanno aderito i capi tribù, intellettuali e altre personalità. Non penso che nessuna della due parti voglia una partizione della Libia. Per questo però ribadisco che occorre il dialogo per uscire dalla crisi” dice il Vicario Apostolico di Tripoli.Mons. Martinelli inoltre comunica che “da ieri, di fronte alla nostra chiesa, stazionano dei poliziotti, ufficialmente con l’incarico di proteggerci. Forse per evitare quello, che secondo alcune notizie, è successo all’ambasciata dal Qatar, che sarebbe stata assalita”. Il Vicario Apostolico prosegue: “La situazione a Tripoli non è facile. Inizia a scarseggiare la benzina, occorre fare una fila di ore di fronte ai distributori per riempire il serbatoio dell’automobile, ci sono difficoltà anche per comprare i generi alimentari”.“Questa notte non abbiamo sentito bombardamenti. Sappiamo che hanno colpito nei pressi di Sirte. Nei giorni scorsi vi sono state delle vittime civili. So di almeno una persona morta per una scheggia nel cranio, prodotta forse da un colpo della contraerea che è esploso ad una quota molto bassa” conclude Mons. Martinelli. RIBELLI RICONQUISTANO BREGA(ASCA-AFP) – Ajdabiya, 26 marzo – I ribelli libici hanno combattuto duramente contro le forze lealiste del colonnello Muammar Gheddafi riconquistando la città orientale di Brega. A dichiararlo un portavoce dei ribelli, mentre un corrispondente dell’Afp ha confermato di aver visto le forze dell’opposizione nel centro della città. “Siamo nel centro di Brega”, ha detto Abdelsalam al-Maadani, combattente degli insorti. “Le forze di Gheddafi si stanno ritirando e ora saranno ad Al-Bisher (30 chilometri a ovest di Brega”, ha spiegato aggiungendo che attualmente i ribelli “stanno avanzando verso la zona”. SPIRAGLI DI PACE DALL’UNIONE AFRICANATripoli (Agenzia Fides) 26 marzo- “Siamo stati convocati ad una grande manifestazione che si terrà a Tripoli. Non so ancora di cosa si tratti. Se è una manifestazione per la pace non abbiamo problemi a partecipare” dice all’Agenzia Fides Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli. “Questa notte non abbiamo avvertito esplosioni. Probabilmente hanno bombardato aree più lontane da dove ci troviamo. La vita della Chiesa continua. Ieri, venerdì 25 marzo, abbiamo celebrato due Messe alle quali hanno partecipato numerosi fedeli, filippini e africani, ormai sono gli unici rimasti” dice Mons. Martinelli. “Siamo in attesa di vedere l’evoluzione degli eventi. Speriamo che in tutti prevalga la voce della ragione” conclude Mons. Martinelli.Nel frattempo, ad Addis Abeba (Etiopia), nella sede dell’Unione Africana (UA), si è tenuta un’assemblea speciale dell’UA sulla crisi libica. Vi hanno partecipato i rappresentanti della Commissione speciale dell’Unione Africana sulla Libia (che comprende Repubblica del Congo, Sudafrica, Mauritania, Mali e Uganda), esponenti del governo libico, ma non quelli del Consiglio di Transizione libico che ha sede a Bengasi, oltre a delegazioni della Lega Araba, della Conferenza Islamica e dell’Unione Europea.Al termine dell’incontro, l’UA ha elaborato una “road map” che prevede un cessate il fuoco immediato, corridoi umanitari e misure di protezione degli stranieri (in particolare gli immigrati sub-sahariani) e “l’adozione e la messa in atto di riforme politiche necessarie per l’eliminazione delle cause della crisi attuale”. Il governo libico ha accettato la road map, mentre gli insorti non hanno dato finora risposta. L’UA ha dichiarato che intende avviare contatti con il Consiglio di Transizione Libico (l’organo di autogoverno degli insorti) per cercare di far loro accettare la road map.“FRANCESI ISOLATI”, PER ITALIA AZIONE DIPLOMATICA IN 2* FASE(ASCA) – Roma, 25 marzo – La posizione tenuta dai francesi è “frutto di un atteggiamento troppo impulsivo”, che “non attecchisce a livello comunitario”. è questo il giudizio di qualificate fonti governative, in merito all’iniziativa politico-diplomatica annunciata dal presidente Nicolas Sarkozy, di concerto con le autorità britanniche. Una posizione da cui l’Italia prende le distanze in maniera netta, nel giorno in cui – puntualizzano fonti della Farnesina – si registra una “nostra doppia vittoria”. La prima è quella per cui il comando delle operazioni militari in Libia passa ufficialmente sotto l’egida della Nato, “nel solco della necessità di un cappello multilaterale da sempre ribadita dal nostro Paese”. La seconda si riferisce invece al “comando italiano del pattugliamento navale nel Mediterraneo”. Due punti saldi che vengono a lungo approfonditi nella telefonata odierna tra il premier Silvio Berlusconi, a Bruxelles per il Consiglio Ue, e il ministro degli Esteri, Franco Frattini, in missione a Tunisi con il responsabile del Viminale, Roberto Maroni. Avviare adesso una fase di mediazione politica, spiegano fonti diplomatiche, sarebbe dunque “frutto di impulsività“. “Il governo ha le idee chiare sull’eventuale opera di mediazione – puntualizzano alla Farnesina – ma per il momento sarebbe prematuro avviarla”. Adesso, “la priorità è far sì che per Gheddafi arrivi presto la resa”. In una fase successiva – è questa la linea su cui punterebbe anche Berlusconi – l’Italia porterà avanti il suo piano. SI COMBATTE MA TRIPOLI PRONTA AD ATTUARE ROAD MAP UA (ASCA) Roma, 25 marzo – Mentre le armi non tacciono in Libia e solo oggi la sola base aerea di Gioia del Colle, dove sono dislocati 14 velivoli britannici della Raf, ha fatto registrare la più intensa giornata di missioni verso il Nord Africa, si riscontrano segnali di dialogo da parte del regime libico di Gheddafi. Il governo libico ha, infatti, detto di essere disponibile e ”pronto ad attuare la tabella di marcia proposta dall’Unione Africana per porre fine alle ostilita”’. Sul versante bellico, invece, ci sono da registrare due potenti esplosioni udite da alcuni testimoni nella città libica di Ajdabiya, in Cirenaica, mentre una densa colonna di fumo si è levata in cielo. Non è chiaro cosa abbia causato le esplosioni ma la città, dove si confrontano ribelli e forze fedeli a Gheddafi, è stata teatro, per più di una settimana, di violenti combattimenti. Intanto proseguono gli aggiornamenti sulle armi utilizzate. Gli Usa e i paesi alleati che pattugliano la ‘no-fly zone’, ha comunicato il Pentagono, sulla Libia avrebbero lanciato 16 missili Tomahawk ed effettuato 153 sortite aeree nelle sole ultime 24 ore. Obiettivi delle missioni sono l’artiglieria, le forze di terra e le strutture di comando e controllo.PROSEGUONO RAID MA FRANCIA E GB CERCANO VIA POLITICA(ASCA-AFP) – Tripoli, 25 marzo – Settimo giorno di raid aerei e missilistici per le forze della coalizione impegnate in Libia per proteggere i civili dalla repressione militare del regime di Muammar Gheddafi, mentre Francia e Gran Bertagna sono alla ricerca di una soluzione diplomatica alla crisi. Dopo che i vertici militari francesi hanno previsto che la campagna, che sarà condotta dalla Nato, durerà solo alcune “settimane”, il presidente Nicolas Sarkozy ha annunciato poco fa che Francia e Gran Bretagna stanno preparando una soluzione “politica e diplomatica”. Parlando del vertice di Londra che si terrà martedì prossimo, Sarkozy ha aggiunto che in quell’occasione “certamente ci sarà un’iniziativa franco-britannica per dimostrare in modo chiaro che la soluzione” alla crisi libica “non è solo militare, ma anche politica e diplomatica”. Poco prima dell’annuncio del presidente francese, il ministro degli esteri britrannico William Hague aveva detto che la Nato assumerà il pieno controllo delle operazioni in Libia “entro pochi giorni”. Hague, in un’intervista alla Bbc, ha poi minimizzato le divisioni all’interno della comunità internazionale, aggiungendo che il vertice di Londra farà chiarezza in materia. Hague ha poi definito “un grande passo avanti” la decisione di far assumere alla Nato il controllo delle operazioni per imporre la ‘no fly zone’. “Credo che in pochi giorni la Nato sarà in grado di assumere il comando dell’intera operazione, con l’input delle Nazioni arabe che stanno partecipando”. La Nato, intanto, sorveglia la ‘no fly zone’, mentre caccia militari francesi e britannici hanno colpito le forze terrestri di Gheddafi nella strategica città orientale di Ajdabiya, in Cirenaica. “Stiamo agendo come parte di un impegno internazionale per protegggere i civili contro il regime di Gheddafi”, ha detto il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen, sottolineando che il ruolo dell’Alleanza atlantica è al momento limitato all’imposizione e al rispetto della ‘no fly zoné, ma un alto ufficiale militare Usa, parlando in condizione di anonimato, ha detto che l’allenza ha già raggiunto un “accordo politico” per prendere il comando di tutte le operazioni mirate a proteggere i civili, comprendendo in queste, perciò, anche i raid per distruggere le forze terrestri del regime. Sul campo, durante la notte, si è udito il fuoco della contraerea libica e almeno tre forti esplosioni hanno scosso la capitale Tripoli e il sobborgo orientale di Tajura, afferma un corrispondente dell’Afp. Un’esplosione è avvenuta sicuramente in centro città, mentre le altre provenivano da Tajura, sede di basi militari dell’ercito del Colonnello, ha aggiunto il corrispondente.IMAM BENGASI RINGRAZIA COALIZIONE. ‘NON è GUERRA DI RELIGIONÉ(ASCA-AFP) – Bengasi, 25 marzo – Gli aerei della coalizione “stanno difendendo le nostre donne e i nostri bambini” in un intervento che “non è una guerra cristiana” contro l’Islam. Lo ha detto l’imam Wanis al-Mabruk al-Fisay ad una folla di migliaia di persone riunita nella piazza del tribunale di Bengasi dopo la preghiera del venerdì. L’Imam ha respinto le parole di Gheddafi che ha definito una “crociata” l’intervento della coalizione. “Questa non è una guerra cristiana” ha detto “gli aerei che stanno proteggendo le nostre donne e i nostri bambini sono qui su nostra richiesta. Gheddafi non rappresenta il popolo libico e non rappresenta la Libia. Rappresenta solo se stesso”. “Il Consiglio nazionale transitorio è il solo rappresentante del popolo” ha aggiunto rivolgendosi ad una folla in cui compaiono le bandiere di alcuni dei paesi impegnati nell’operazione Odissea all’Alba, come Francia, Canada, Stati Uniti ed Italia, insieme a quella rossa e nera adottata dai ribelli.PARIGI E LONDRA ANNUNCIANO INIZIATIVA PER SOLUZIONE POLITICA(ASCA-AFP) – Bruxelles, 25 marzo – Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha annunciato che Parigi e Londra stanno preparando un’iniziativa per una “soluzione politica e diplomatica” della crisi libica. In particolare, Sarkozy ha spiegato che, in preparazione della riunione di martedì a Londra sulla crisi libica del gruppo che sta conducendo l’intervento militare “ci sarà sicuramente un’iniziativa franco-britannica per dimostrare che la soluzione è non solo militare ma anche politico-diplomatica”.CACCIA BRITANNICI BOMBARDANO VEICOLI BLINDATI(ASCA-AFP) – Londra, 25 marzo – Nel corso della notte Tornado dell’aviazione britannica hanno lanciato dei missili contro dei veicoli blindati delle forze di Gheddafi che stavano “minacciando” obiettivi civili nella città di Ajdabiya, nell’est della Libia. Lo ha annunciato il ministero britannico della Difesa. “Aerei da combattimento Tornado, in missione di ricognizione in Libia, hanno partecipato la notte scorsa ad un attacco coordinato contro le unità del colonnello dell’esercito libico Muammar Gheddafi secondo la risoluzione 1973, del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite” adottata il 17 marzo scorso, ha aggiunto. “Gli aerei hanno lanciato un certo numero di missili Brimstone su dei veicoli blindati libici che stavano minacciando la popolazione civile ad Ajdabiya”, ha aggiunto il ministero.UE PRONTA A NUOVE SANZIONI SU GAS E PETROLIO(ASCA) – Bruxelles, 25 marzo – L’Unione europea propone nuove sanzioni su gas e petrolio nei confronti della Libia, ribadendo che Gheddafi deve lasciare la guida del paese nordafricano e che comunque le operazioni militari “si concluderanno quando la popolazione civile sarà al sicuro dalla minaccia di attacchi e quando gli obiettivi della risoluzione 1973 saranno raggiunti”. è quanto hanno deciso ieri a tarda sera i Ventisette paesi dell’Ue, riuniti a Bruxelles per il consueto Consiglio di primavera. L’Unione europea, su forte sollecitazione della Germania, è quindi pronta ad adottare nuove sanzioni nei confronti della Libia, “incluse quelle necessarie per impedire che gli introiti derivanti dalla vendita di petrolio e gas arrivino al regime di Gheddafi”. Una linea che i Paesi dell’Unione presenteranno al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. L’Europa, quasi a voler mettere fine alle polemiche sull’eccessivo interventismo della Francia, nel documento finale riconosce che la riunione svoltasi a Parigi sabato scorso – con la quale è stato dato il via all’azione militare in Libia – ha dato un “contributo decisivo” all’applicazione della risoluzione dell’Onu. Un’azione, quella avviata contro Gheddafi, che ha “contribuito a salvare vite umane”. Nelle conclusioni si legge che quando la popolazione sarà al sicuro e al riparo dalla minaccia di attacchi “le operazioni militari termineranno”. L’Ue sottolinea poi il ruolo “cruciale” dei Paesi arabi, e in particolare della Lega Araba, nella messa in atto della risoluzione del Palazzo di Vetro e nella ricerca di una “‘soluzione politica” della crisi. Tutto questo, viene precisato, con la nuova sollecitazione a Gheddafi ad “andarsene immediatamente” e con sullo sfondo la necessità di salvaguardare la sovranità e l’integrità territoriale della Libia. Dall’Ue sembra essere arrivata anche una risposta alle pressioni dell’Italia in materia di profughi. L’Unione si è impegnata a potenziare l’assistenza umanitaria, ricorrendo anche a mezzi navali, per una situazione che resta motivo di “grande preoccupazione”. Questo significa, viene detto, per esempio più uomini e risorse, in particolare per le operazioni di Frontex davanti alle coste tunisine.DIVENTANO OPERATIVE NUOVE SANZIONI UE CONTRO REGIME GHEDDAFI(ASCA) – Roma, 24 marzo – Sono diventate operative oggi, con la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale del’Unione Europea, le nuove sanzioni Ue contro il regime libico di Muammar Gheddafi. Ad essere colpito, in particolare, l’Ente petrolifero nazionale libico (Noc) e sue cinque affiliate. Le misure hanno coinvolto un totale di 20 entità economiche. Mentre gli stati membri hanno anche esteso la lista delle persone alle quali è vietato l’ingresso nei 27 paesi dell’Ue: sono diventate 39 nel nuovo pacchetto.JUPPE, MARTEDÌ A LONDRA PRIMA RIUNIONE COALIZIONE (ASCA-AFP) – Parigi, 23 marzo – La prima riunione del “gruppo di contatto” sulla Libia, formato dai Paesi della coalizione internazionale che stanno partecipando alle operazioni in Libia, avrà luogo martedì prossimo a Londra. Lo ha annunciato il capo della diplomazia francese Alain Juppe. “Abbiamo appena deciso, io ed il mio omologo britannico, di invitare martedì prossimo a Londra un gruppo di contatto composto da tutti i Paesi che partecipano all’operazione, più l’Unione africana, Lega araba, e tutti i Paesi europei che desiderano essere associati”, ha detto il ministro all’Assemblea Nazionale. Si tratta di “mettere in chiaro che la direzione politica dell’operazione, non è della Nato, ma di questo gruppo di contatto”, ha insistito il ministro francese. “Consideriamo” l’intervento “come un’operazione delle Nazioni Unite sotto il mandato delle Nazioni Unite. Tale operazione è attuata da una coalizione di Paesi europei, nordamericani e arabi. Nella prima fase di tale operazione c’é stato il comando americano in stretto collegamento con la Francia e la Gran Bretagna”, ha spiegato.OK A COMANDO NATO MA RAIS BOMBARDA ANCORA. 5° GIORNO(ASCA) – 23 marzo – Il quinto giorno dell’operazione “Odyssey Dawn” si apre con lo scioglimento dei nodi interni alla coalizione militare occidentale e una nuova offensiva di Gheddafi. La Francia, dopo giorni di tira e molla, ha concesso di mettere i propri armamenti sotto un comando Nato. A convincere il presidente francese, Nicolas Sarkozy, è stata una telefonata del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Ora il comando delle operazioni, dopo l’ok di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Italia, dovrebbe passare nelle mani della Nato anche se la decisione non è stata condivisa da tutti i membri dell’alleanza. Si è, dunque, raggiunto un accordo sulla necessità di un “ruolo chiave” della Nato per l’attuazione della ‘No-fly zone’, superando gli ostacoli iniziali. E mentre il fronte diplomatico occidentale prova a definire la sua leadership, in Libia il colonnello Gheddafi non è disposto alla resa. Ieri i seguaci del Rais hanno bombardato due città, uccidendo decine di persone. “Alla fine vinceremo noi”, ha detto nella notte il leader libico davanti ad una folla a Tripoli in diretta televisiva, ribadendo l’impegno di voler rimanere nel Paese e combattere fino alla fine contro i ribelli e gli ‘invasorì occidentali. “Niente mi fa paura, nessun tiranno mi può spaventare”, ha aggiunto Gheddafi in diretta tv, rilanciando la ferma convinzione di essere “inaffondabile”. Acclamato da tanti manifestanti, il rais ha aggiunto di non essere impaurito dai continui bombardamenti: “Queste bombe mi fanno ridere. Siamo pronti per la battaglia, lunga o breve che sia. Questa è una coalizione di fascisti che finirà nell’immondizia della storia”. Nella notte intanto la coalizione ha sferrato un altro attacco a Tripoli bombardando la capitale con missili cruise. All’alba sempre a Tripoli due esplosioni hanno svegliato nuovamente la popolazione e dall’Italia continuano a partire gli aerei militari degli alleati. Dalla base di Trapani-Birgi nel cuore della notte si sono alzati in volo due F-18 canadesi mentre l’aeronautica militare italiana ha fatto decollare ieri sei Tornado e quattro F-16. USA, FRANCIA E GB D’ACCORDO SU RUOLO COMANDO A NATOCONTINUANO SCONTRI ARMATI SUL TERRENO. DECINE I MORTI(ASCA) – 22 marzo – Quarto giorno di conflitto in Libia. Oggi le forze lealiste hanno proseguito i loro attacchi agli insorti e almeno 10 persone sono rimaste uccise nei bombardamenti a Zenten, nella Libia occidentale, una città a ovest di Misurata. Anche Bengasi resta sotto assedio, mentre si sono interrotti i combattimenti a Zintan, città nella Libia occidentale vicino al confine con la Tunisia. Ma la giornata di oggi, secondo al Jazira, ha visto anche jet delle forze della coalizione occidentale attaccare un velivolo dell’aviazione militare di Gheddafi mentre era in volo verso Bengasi. Un F-15 Eagle americano è, invece, precipitato su territorio libico. Il caccia Usa partito da Aviano è precipitato per una avaria e tutte e due i piloti sono stati tratti in salvo. Combattimenti di forte intensità si sono registrati anche a sud di Tripoli e secondo quanto ha riferito sempre la tv araba al Jazira, si contano almeno nove morti negli scontri a Yefren, 80 chilometri a sud della capitale, mentre le forze di Gheddafi resistono ad Ajdabiya rispondendo all’attacco delle forze ribelli con colpi di mortaio. E se oggi sarebbero state oltre 40 le vittime degli scontri in diverse zone del paese, secondo il portavoce delle forze anti-Gheddafi solo i combattimenti di sabato scorso nella zona di Bengasi avrebbero lasciato sul campo 120 vittime e 250 feriti. Non si arresta, intanto, il martellamento dal cielo da parte degli aerei della coalizione. Colpite Tripoli e Sirte, soprattutto nella zona portuale.VENERDÌ VERTICE UE-UNIONE AFRICANA PER “METTERE FINE A ECCIDI”(ASCA-AFP) – Nairobi, 22 marzo – L’Unione europea parteciperà venerdì ad Addis Abeba ad una riunione convocata dall’Unione africana nella speranza di trovare un approccio comune con cui mettere fine ai combattimenti in Libia. Lo ha reso noto Nick Westcott, consigliere per l’Africa del capo della diplomazia europea, Catherine Ashton. “Esistono molti punti in comune tra le nostre posizioni Vogliamo appoggiare quei punti per pervenire alla soluzione che speriamo tutti, perché abbiano fine gli eccidi e per un processo politico aperto che rifletta le aspirazioni legittime del popolo libico”, ha detto il diplomatico.NELLA NOTTE ALTRI RAID. QUARTO GIORNO DI OPERAZIONI(ASCA) – Roma, 22 marzo – Il quarto giorno di conflitto sul fronte libico si apre con nuove bombe su Gheddafi. L’operazione “Odissey Dawn” continua, per proteggere e garantire la ‘no fly zone’. Nella notte ha preso il via la terza ondata di attacchi della coalizione. Sono state bombardate Tripoli, Zintan, Misurata, Sirte, Sabha e anche Bengasi. Obiettivo degli aerei della coalizione è stata soprattutto la difesa aerea libica nelle città di Tripoli e Sirte. L’offensiva occidentale ha concentrato anche i propri armamenti sul bunker di Gheddafi, il cuore della milizia del rais. E mentre in cielo si combatte una ‘guerra’ strategica, a terra gli uomini di Gheddafi lottano ancora contri i ribelli. Bengasi rimane il simbolo dello scontro interno libico dove gli ‘insortì sono riusciti a respingere indietro di quasi 100 km gli uomini vicini a Gheddafi, operazione che non è riuscita ad Agedabia dove le milizie del rais hanno respinto l’offensiva dei ribelli. Nonostante le divisioni interne alla coalizione occidentale dove la Francia rivendica la leadership e l’Italia chiede che il comando passi alla Nato, i bombardamenti continuano incessanti. Gli aerei occidentali hanno colpito la base della Marina militare di Bussetta, a dieci chilometri dalla capitale, dove, secondo alcuni testimoni, sarebbe scoppiato un incendio. Sono state colpiti anche porti ed aereoporti delle due roccaforti militari di Gheddafi a Sirte e Sabha. Nelle ultime 12 ore, secondo fonti americane, l’offensiva statunitense avrebbe sparato 20 missili Tomahawk mentre complessivamente tra Stati Uniti e Regno Unito sarebbero stati lanciati 159 missili.LIBIA: TERZO GIORNO OPERAZIONI ITALIANE CONTRO GHEDDAFI(ASCA) – Roma, 21 marzo – Terzo giorno di operazione “Odissey Dawn” all’insegna dell’entensione della no-fly zone e delle continue partenze, anche dalle basi italiane, di aerei militari della coalizione alla volta della Libia. L’ultimo, in ordine di tempo, ancora dall’aeroporto militare di Trapani Birgi, di due F-18 canadesi che hanno seguito di poche ore un decollo di due caccia Tornado italiani accompagnati da F-16, forse impiegati per scorta. Mentre si susseguono le missioni aeree, in Libia si continua a combattere sul terreno tra forze lealiste e insorti anti-Gheddafi. A Misurata gli stessi oppositori del regime hanno denunciato che le forze fedeli a Gheddafi avrebbero sparato sulla folla provocando almeno nove morti. Secondo alcuni esperti, però, se il ‘cessate-il-fuoco’ proclamato ieri sera dallo stesso governo libico sarebbe ancora tutto da verificare le azioni di questi giorni avrebbero raggiunto, però, lo scopo con l’imposizione della ‘no-fly zone’ sulla Libia. Adesso dovrebbe cominciare la seconda fase, ossia quella che prevede il sostegno alle truppe che si oppongono al rais libico e questo anche con il lancio di missili da crociera, dai sottomarini Usa e britannici che stazionano al largo delle coste libiche. Una missione, quella “dei volonterosi”, di cui ancora sono da definire sviluppi e durata ma che sta incontrando già le prime difficoltà. Prima fra tutte quelle del comando e del ruolo della Nato.ATTACCO FORZE GHEDDAFI A MISURATA, ALMENO 40 MORTI(ASCA-AFP) – Bengasi, 21 marzo – Almeno 40 morti e 300 feriti sono il bilancio dell’attacco condotto dalle forze armate di Muammar Gheddafi contro la città di Misurata, nel terzo giorno di raid aerei della coalizione occidentale. Un portavoce dei ribelli ha riferito che i lealisti avevano organizzato in città un corteo a favore del Colonello e che mentre si stava svolgendo una contromanifestazione le forze di Gheddafi hanno aperto il fuoco. Le truppe del rais non hanno ancora preso il controllo della città, ma hanno dispiegato alcuni carri armati lungo la strada principale. La tv di Stato ha fatto appello agli abitanti di Misurata a “lasciare le proprie case e riprendere una vita normale dopo che la città è stata ripulita dalle bande armate criminali”.CARITAS, NEL PAESE ANCORA COMBATTIMENTI MA CHIESA RIMANE(ASCA) – Roma, 21 marzo – “La nostra comunità, i lavoratori cristiani, sono ancora qui e non possiamo abbandonarli. Prego e spero che tutto questo finisca prima possibile”: lo ha detto mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vescovo di Tripoli, alla Caritas Italiana. A Tripoli, rifersce la Caritas i religiosi continuano ad aiutare tutti quelli che si rivolgono a loro, in coordinamento con le organizzazioni locali di assistenza e con il sostegno di volontari, ex lavoratori immigrati che si sono messi a disposizione Padre Sandro Depretis, sacerdote trentino rientrato in Libia poco prima che iniziasse la rivolta, continua ad occuparsi delle migliaia di rifugiati, soprattutto eritrei; che non possono rientrare in patria. “Alcuni sono stati derubati delle loro poche cose – dice padre Derpretis – altri sono stati invitati ad andarsene. Ora stanno nascosti ed è ancora più difficile aiutarli. Intanto crescono le difficoltà e i rischi per gli stessi libici”. Secondo la Caritas, anche dopo l’intervento della coalizione internazionale, nel Paese proseguono combattimenti e bombardamenti. La Chiesa, sia a Tripoli che a Bengasi, resta attiva e i religiosi italiani sono accanto alla popolazione locale. A Bengasi, ad esempio, le suore italiane sono 14 in 4 comunità e continuano a lavorare negli ospedali pubblici e nelle istituzioni per disabili dove erano impegnate e apprezzate anche prima, e dove alloggiano. Nessuna ha lasciato il suo posto, nella speranza che questi luoghi siano rispettati e quindi la loro incolumità sia salvaguardata. Caritas Tunisia ha già installato un posto di accoglienza sul confine, in collaborazione con altre Caritas nazionali e in particolare con il sostegno di operatori di Caritas Libano che parlano arabo. Svolgono attività di informazione, cura e smistamento dei casi più vulnerabili, oltre che di accoglienza fraterna, nella consapevolezza che si tratta di persone traumatizzate, non solo bisognose di viveri e sicurezza. Sul confine egiziano, un altro staff aiuta anche nella distribuzione di viveri. è in arrivo anche un gruppo di operatori di Caritas Bangladesh, poiché sono migliaia i rifugiati di origine bengalese in attesa di rimpatrio. Inoltre nel Niger uno staff Caritas si è attivato, per facilitare il rientro a oltre tremila immigrati che sono riusciti ad attraversare il deserto del Sahara. Permangono infine preoccupanti interrogativi sulla sorte di molti libici, soprattutto quelli che fuggiranno da Bengasi. Caritas Italiana resta in costante contatto con lo staff della Chiesa rimasto in Libia e ne sostiene le attività di assistenza.L’ODISSEY DAWN AL SUO TERZO GIORNO

(ASCA) – Roma, 21 marzo – Arriva al suo terzo giorno l’intervento militare ‘Odyssey Dawn’ (Odissea all’alba) contro il regime libico di Muammar Gheddafi: in azione, oltre agli aerei Usa, britannici e francesi, anche i primi Tornado italiani. A quanto si apprende, nelle ultime ore parti del bunker di Gheddafi a Tripoli sono state distrutte dai raid della coalizione internazionale. Proprio ieri, dopo l’annuncio del ‘cessate il fuoco’ da parte delle forze armate libiche, il rais è intervenuto nuovamente alla televisione di stato minacciando le truppe internazionali.

“La nostra terra sarà un inferno per voi. Siete barbari, terroristi, mostri, nazisti, non lasceremo la nostra terra. Tutto il popolo libico è in armi. Siamo pronti a una guerra lunga, volete solo il nostro petrolio”, ha detto Gheddafi in un discorso trasmesso anche da Al Jazeera e Al Arabiya.

Il capo degli stati maggiori riuniti Usa, Mike Mullen, ha tuttavia precisato che la risoluzione 1973, firmata dal Consiglio di sicurezza Onu, “non è finalizzata ad un rovesciamento del regime” libico e che “esiste la possibilità di uno stallo” che potrebbe lasciare Gheddafi “al potere”. L’ammiraglio ha anche negato la notizia diffusa dalla televisione di stato secondo cui circa “60 civili sono morti” nel corso degli attacchi sferrati dalle truppe internazionali.

I sei caccia Tornado dell’Aeronautica Militare decollati dall’aeroporto di Trapani Birgi ieri sera per condurre operazioni sul territorio libico “sono rientrati nella base siciliana”, si legge in una nota dello Stato Maggiore Difesa. Mentre caccia francesi hanno bombardato diversi mezzi militari e il Pentagono ha fatto sapere che un totale di 110 missili da crociera Tomahawk sono stati lanciati da unità americane, insieme a quelle britanniche. I razzi, precisano fonti militari citate dalla Reuters, hanno colpito “20 dei 22 obiettivi pianificati”, provocando “danni di diversa entità”.

La tv Al Arabiya ha anche annunciato che vicino alla residenza di Gheddafi, a Bab al-Azizia a Tripoli, si è vista levare una lunga colonna di fumo. Giunta poi la notizia di un rimorchiatore italiano trattenuto ieri alle 17 nel porto a Tripoli da uomini armati. La nave, con a bordo undici persone tra cui otto italiani, due indiani ed un ucraino, aveva sbarcato al porto di Tripoli personale libico dell’Eni. La società Augusta Offshore, prorietaria dell”imbarcazione, ha però fatto sapere che il mezzo ha già lasciato il porto della capitale, precisando che oltre agli 11 membri dell’equipaggio a bordo “sono salite persone che sostengono di dipendere dalle autorità portuali e militari libiche”. Intanto Russia e Cina hanno ribadito il proprio “rammarico” per i bombardamenti chiedendo di “cessare l’uso indiscriminato della forza”.

Anche la Lega Araba ha reso noto che “quanto sta accadendo è diverso da ciò che era stato chiesto alla comunità internazionale”. Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha invece dichiarato che l’Italia vuole “partecipare a questa nuova Libia che verrà dopo Gheddafi. Noi vogliamo condividere problemi, responsabilità”, ha detto il ministro intervenendo ieri in collegamento alla trasmissione di Mediaset ‘Domenica 5’. “Ma anche partecipare a questa nuova Libia che verrà dopo Gheddafi”. “Noi abbiamo più volte dimostrato solidarietà e amicizia al popolo libico – ha poi proseguito il titolare della Farnesina – e, evidentemente, di fronte agli attacchi forti e ai bombardamenti sulle città della Libia, non potevamo rimanere indifferenti, specialmente quando l’alleanza internazionale con le Nazioni Unite ha deciso di intervenire”.