Toscana

CONDONO: CONSULTA DICE SÌ, MA PIÙ SPAZIO A REGIONI. BOCCIATA LA LEGGE TOSCANA ANTI-CONDONO

Condono sì, ma con più poteri alle Regioni. E comunque se ne riparlerà sicuramente dopo il 31 luglio, scadenza inizialmente fissata per la presentazione delle domande. Le decisioni prese ieri dalla Corte costituzionale – tre sentenze ed un’ordinanza – forniscono risposte di fondo alle questioni che erano state poste ai giudici della Consulta, ma aprono anche molti interrogativi attorno a tempi e modi in cui il provvedimento potrà essere esecutivo. Pronunciandosi sui ricorsi presentati dalle Regioni Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Marche, Toscana e Umbria, la Corte ha difeso la piena competenza dello Stato a determinare in via esclusiva il condono sul versante delle responsabilità penali relative a costruzioni abusive.

Il condono edilizio predisposto dallo Stato, questa in sostanza la posizione della Corte, è dunque legittimo. Ma perché siano rispettati tutti gli aspetti di costituzionalità occorre che siano le singole Regioni a fissare i limiti entro i quali vi si potrà ricorrere. E per farlo serve una legge nazionale che indichi alle Regioni stesse i termini entro i quali esse dovranno muoversi. I giudici costituzionali, quindi, salvano il condono edilizio dai ricorsi che molte Regioni avevano presentato, ma le loro decisioni sembrano destinate a modificarne profondamente le caratteristiche. Di sicuro, per ora, c’è solo un dato non scritto esplicitamente nelle decisioni dei giudici della Consulta: la scadenza che era stata inizialmente fissata per il 31 luglio è di fatto saltata. I tempi per provvedere al varo della legge nazionale che fissi i limiti entro i quali le Regioni dovranno muoversi e delle singole disposizioni regionali (che tuttavia, avverte la Consulta, dovranno essere prese entro termini “ragionevoli”) non consentono certo di rispettare quella data. Le domande fino ad ora presentate, comunque, resteranno valide, evitando così di trasformarsi in autodenunce per abusi edilizi.

In base alle decisioni dei giudici costituzionali il governo ottiene quindi un via libera, sebbene condizionato, al proprio provvedimento e le Regioni si vedono riconoscere la titolarità che avevano rivendicato nella gestione delle politiche urbanistiche, anche dopo la riforma del titolo V della Costituzione. Ma sembra soprattutto indirizzato alle Regioni il monito contenuto in una delle sentenze in cui la Consulta mette in guardia nel regolare la dialettica tra esse e lo Stato nell’ambito degli strumenti e delle forme costituzionali senza ricorrere alla giustizia fai-da-te. La Corte ha infatti dichiarato l’illegittimità costituzionale, su ricorso del governo, di quattro leggi regionali (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche e Toscana) e di un atto di indirizzo della Regione Campania che avevano dichiarato o considerato inapplicabile nel territorio regionale la legislazione sul condono edilizio. Ed è in questa occasione che i giudici costituzionali esprimono il loro avvertimento: la naturale dialettica fra Regioni e Stato, e viceversa, deve mantenersi nell’ambito degli strumenti e delle forme costituzionali, senza pericolosi tentativi di «farsi giustizia da sé». (ANSA).