Toscana

Carrara, funerali carabiniere ucciso: mons. Marcianò, «un uomo fondato su un coraggio sereno, sicuro, autentico»

«La sua grandezza – ha sottolineato il presule – si misurava proprio dal non vivere per se stesso ma per altri, in tutti i compiti che gli venivano affidati». «Antonio – ha proseguito Marcianò – apparteneva agli alberi di quella foresta che, crescendo in silenzio, cambiano veramente la storia umana, la storia della nostra Nazione. Dal silenzioso servizio quotidiano di carabinieri come lui, nasce una foresta che, potremmo dire, ossigena l’aria, liberandola dai veleni della violenza, della prevaricazione, della corruzione e riportando all’ambiente, al Paese, al mondo intero, la linfa della giustizia e della pace».

Per Marcianò «l’immagine evangelica dell’albero è vitale». L’ordinario ha parlato anche di un’altra immagine: quella del «seme di grano», sottolineando come «accanto al grano che biondeggia, accanto ai bellissimi alberi che spalancano i loro rami, nel giardino del mondo c’è e ci sarà sempre anche la zizzania che sembra impedire la crescita, ostacolare la bellezza, bloccare il bene. E Dio sembra, soprattutto in momenti come quello che oggi stiamo vivendo, non voler dare risposta, almeno fino al tempo della mietitura, quando le spighe vengono ‘falciate’ e diventano pane per molti. Qui si capisce come, in realtà, sia il grano buono a lasciarsi falciare, perché la zizzania non venga eliminata; è il grano, potremmo dire, che difende la zizzania; e lo fa per amore!». «Caro Antonio – ha concluso l’arcivescovo – così è stata la tua vita: si è aperta per accogliere e abbracciare e poi si è lasciata falciare, è diventata pane anche per coloro che ti hanno ucciso; tu hai difeso la vita fino alla fine, fino al dono della tua vita».