Toscana

Cattolici e impegno politico, la priorità è ai contenuti culturali

Quale il contributo attuale dei cattolici per la costruzione della società dell’uomo? Come definire un eventuale approdo unitario degli stessi in politica? E attraverso quali vie educare concretamente e attivamente alla pace? A queste e ad altre domande relative ai grandi temi sociali della contemporaneità, si è cercato di trovare «ispirazioni e prospettive possibili» durante la decima edizione della tre giorni dedicata alla figura del beato Giuseppe Toniolo, economista e uomo di profonda fede, «figura luminosa di laico cattolico, di scienziato ed apostolo sociale», secondo la bella definizione di Benedetto XVI. Prima giornata di lavori incardinata sulla lectio magistralis del professor Giuseppe Parlato, che ha affrontato il tema dei corpi intermedi in Toniolo. Un aspetto fondamentale per comprendere la modernità dell’economista cattolico, che «a partire dalla riflessione sulle corporazioni ha finito con l’elaborare un progetto politico di grande respiro. Comunque lo si voglia giudicare, questo pensiero costituisce un riferimento ineludibile per quanti vogliano pensare a una terza via, ovvero un’alternativa cattolica al collettivismo marxista e all’individualismo liberale».

Sull’attualità del pensiero economico di Toniolo, convinto assertore che l’oggetto dell’economia politica riguarda tutto l’uomo e non soltanto l’homo oeconomicus, si è soffermata la relazione della professoressa Vera Negri Zamagni. Nella stessa sessione, don Severino Dianich ha delucidato alcuni aspetti del rapporto tra politica e Chiesa. Per Dianich «l’attribuzione ai fedeli laici, nell’autonomia delle loro decisioni operative, di agire nella società come veri soggetti politici, costituisce una indispensabile barriera di protezione perché la gerarchia possa restare in mezzo a tutte le divisioni che attraversano la società, come l’autentico ed efficace soggetto della predicazione del Vangelo della pace. È questa una diversità dei carismi» – ha spiegato Dianich – «che autorizza i fedeli laici ad esercitare essi, in proprio, la mediazione fra i valori non negoziabili che i pastori della Chiesa definiscono autorevolmente e le possibilità concrete del loro affermarsi nella società attraverso lo strumento legislativo, all’interno della dialettica democratica».

La proposta di Toniolo di aprire a Roma un «Istituto Cattolico di diritto internazionale» è stato l’avvio della riflessione del professor Luigi Consorti sulla pace e sulla guerra e della «necessità di superare il binomio pace/guerra, nella convinzione che la pace si costruisce oggi solo con strumenti pacifici». Riflessione confortata dalla testimonianza concreta di Franco Vaccari, presidente di Rondine, proprio per una educazione alla pace in tempo di pace e di guerra.

Interamente dedicata al tema dei cattolici in politica la tavola rotonda in occasione della giornata conclusiva. Mons. Gastone Simoni, vescovo emerito di Prato, ha invitato i cattolici a «persistere nell’opera di natura pre-partitica, ma nello stesso tempo desideriamo aiutare con ragionamenti e consigli tutti i cattolici a trovarsi gli strumenti più adatti». E uno strumento concreto di definizione di un impegno minimo comune dei cattolici in politica è la proposta lanciata all’intero mondo associazionistico cattolico dal saggista Giuseppe Sangiorgi, ovvero «di elaborare una serie schede di sintesi, dedicate ai principali temi socio-economici dell’oggi: sussidiarietà, immigrazione, economia, bene comune».

Conferma questo approccio pragmatico alla politica il professor Ernesto Preziosi per cui «occorre dare priorità ai contenuti culturali e non rinunciare ad eventuali approdi futuri, che potrebbero significare non certo il partito unico dei cattolici, che non c’è mai stato, ma una proposta politica di ispirazione cattolica, risultato di un confronto laico sui grandi contenuti».