Toscana

Cisl, prima di tutto pensioni ed economia

di Simone PitossiSono due i fronti di battaglia della Cisl toscana. Uno, regionale, per contrastare la crisi dell’economia. L’altro, nazionale, per correggere gli «scompensi» contenuti nella riforma delle pensioni e della finanziaria del Governo. Tutto ciò a meno di due settimane dallo sciopero generale previsto per il 24 ottobre. È Gianni Salvadori, segretario generale toscano, a spiegare le linee operative del sindacato cislino. «La situazione della Toscana – spiega – è di crisi. E bastano alcune crifre ad illustrare il momento: il fatturato nel settore dell’artigianato è calato dell’8% nei primi mesi del 2003, l’export si è ridotto del 7,2%, gli occupati dell’industria sono dimininuiti di 8 mila unità nel primo trimestre dell’anno».

Che cosa chiedete alla Regione per rilanciare l’economia?

«Un nuovo Patto per lo sviluppo e la buona occupazione in Toscana che aggiorni quello sottoscritto nel 1996. Nell’intese dovrebbero essere contenute misure tese a garantire competitività al sistema delle imprese toscane, promuovendo innovazione e ricerca e avviando politiche che favoriscano l’aggregazione in consorzi delle piccole imprese. È tempo in Toscana di passare dallo slogan “piccolo è bello” a quello “insieme è meglio”».

E per quanto riguarda gli anziani?

«Occorre ritarare il sistema del welfare toscano. L’allungamento della vita media, pur positivo, ha determinato un aumento delle necessità: oggi sono 35 mila in Toscana gli anziani gravemente non autosufficienti. Occorre dare risposte a questa realtà per evitare il collasso delle famiglie. Per questo proponiamo la costituzione di un fondo regionale per la non autosufficienza, la cui attuazione non passi dalla “tassa per il nonno” ma dal reperimento di risorse nei bilanci attuali e da farne mutualità integrativa».

Tutto questo riguarda il sistema lavoro toscano e la Regione. Passiamo ora alla riforma delle pensioni proposta dal Governo…

«La proposta di portare a 40 gli anni di contributi necessari per andare in pensione, a partire dal 2008, è una riforma strutturale che peserà negativemente sulle spalle dei lavoratori in quanto determinerà le condizioni per andare in pensione solo all’età di 65 anni. I contenuti della proposta del governo vanno anche al di là dell’innalzamento dell’età contributiva per andare in pensione e rischiano di produrre una frattura fra generazioni difficilmente ricomponibile. Infatti insistere sulla decontribuzione per i neo–assunti significa lanciare due messaggi: il primo verso i giovani, che non avranno una pensione adeguata al termine della loro vita lavorativa, il secondo altrettanto grave, verso i pensionati attuali, che rischiano per il meccanismo della redistribuzione di non avere in futuro la pensione pagata».

E quindi la Cisl propone – insieme a Cgil e Uil – lo sciopero generale del 24 ottobre per far cambiare idea al Governo?

«Sì. Lo scopo dello sciopero è questo: far tornare sui propri passi il Governo, non solo sulla riforma delle pensioni ma anche sulla Finanziaria che è di basso profilo, improntata solo su tagli e condoni».