Toscana

Comuni toscani, in tre anni raddoppiate le tasse

Sotto la lente dal 2011 al 2013 i maggiori 50 comuni toscani, 5 per ogni provincia, compresi tutti i capoluoghi, e copre il 57% della popolazione. Il primo dato che emerge è che le entrate da tributi propri sono cresciute ovunque, in media del 91,7%, ma con forti differenze: l’incremento più contenuto si registra a Pontremoli (+3,9%), quello più ampio a Cascina (+197,3%). Tra i capoluoghi di provincia, Grosseto, Massa, Pisa, Prato e Lucca sono sotto la media, mentre Pistoia, Arezzo, Firenze e Livorno sopra. Non disponibile il dato di Siena.

Nel 2013, il contributo delle entrate tributarie al totale delle entrate correnti, si attesta per i comuni del campione mediamente al 70%. In altre parole, le amministrazioni comunali ormai finanziano in larga parte la loro gestione ordinaria attraverso la fiscalità municipale.

In soldoni, la pressione tributaria per abitante è passata, in media, da 443,17 euro pro capite nel 2011 a 762,15 nel 2013. E se in alcuni comuni si è trattato di aumenti contenuti (+42 euro a Carrara, +48 euro a Grosseto, +78 euro a Castelnuovo Garfagnana), per la maggior parte sono stati assai più consistenti, in particolare a Livorno (+508 euro fra il 2011 e il 2013), Pietrasanta (+538 euro), Marradi (+540 euro), Viareggio (+556 euro) e Chianciano (quasi 600 euro in poco meno di tre anni).

Il risultato è una pressione tributaria per abitante nel 2013 che va dai poco più di 500 euro pro capite del comune di Capannori  ai 1.300 di Pietrasanta.

E mentre (sempre fra 2011 e 2013) la spesa corrente nei comuni del campione è aumentata mediamente del +19,3%, la spesa per gli interventi sociali si è contratta dello 0,2%. Anche in questo caso, tuttavia, le differenze osservate all’interno del campione sono notevoli e la variazione della spesa sociale è compresa fra il +32,7% di Poggio a Caiano e il -37,0% di Roccastrada.

I comuni considerati riservano in media il 13,1% della loro spesa corrente agli interventi sociali (indice di propensione al sociale), con una forbice che va dal 5,0% di Roccastrada (valore minimo) al 28,9% di Civitella Val di Chiana (valore massimo). Fra i comuni capoluogo, i valori più elevati dell’indice si registrano a Livorno (19,2%) e a Lucca (19,0%); quelli più contenuti ad Arezzo e Grosseto (12,7% in entrambi i casi).

Altri dati interessanti riguardano gli indicatori di pressione tributaria per abitante (ovvero quanto ogni cittadino è chiamato a contribuire) e di spesa sociale pro capite (ovvero le risorse che teoricamente ciascun cittadino ha a disposizione in termini di interventi sociali).

Il 40% dei comuni del campione associano ad una pressione tributaria elevata una spesa sociale elevata o viceversa. All’interno di questo gruppo vi sono soltanto tre dei 10 capoluoghi di provincia: Firenze e Pisa, che accompagnano un’elevata pressione tributaria ad una spesa sociale elevata e Massa, che si posiziona invece su un livello medio per entrambi gli indicatori.

La maggioranza dei comuni (il 60%) hanno comportamenti diversi. In particolare, Pontremoli, Chianciano, Aulla, Casale Marittimo, Castel del Piano associano ad un’elevata pressione tributaria pro capite, una bassa spesa sociale per abitante

Per contro, Empoli, Pontassieve, Sesto Fiorentino, Anghiari e Capannori si caratterizzano per un comportamento opposto: accompagnano un’elevata spesa sociale per abitante ad una pressione tributaria contenuta.

L’indagine ha stilato poi una classifica dei comuni, in una scala da -1 a 3, valutando se, nell’uso delle leve della fiscalità municipale (addizionale comunale all’Irpef, IMU, TASI), hanno mostrato attenzione alle fasce più deboli, introducendo agevolazioni e esenzioni o modulando gli incrementi delle aliquote.

Capannoni e Piombino si attestano sul valore più elevato (3); seguono Empoli, Lucca, Massa, Orbetello e Pontedera a 2. La maggior parte dei comuni del campione ottengono punteggio 0 (18 comuni su 48) o 1 (19 comuni). I comuni con punteggio -1, ovvero meno attenti alle fasce deboli, risultano Follonica, Grosseto, Ponte Buggianese e Roccastrada.

Grado di equità nell’uso delle leve fiscali da parte dei comuni del campione(*)

PUNTEGGIO

COMUNI

3

CAPANNORI, PIOMBINO

2

EMPOLI, LUCCA, MASSA, ORBETELLO, PONTEDERA

1

ANGHIARI, AREZZO, AULLA, BAGNO A RIPOLI, CARRARA, CASTELLINA MARITTIMA, CASTELNUOVO GARFAGNANA, CECINA, COLLESALVETTI, FIRENZE, MONTEMURLO, MONTEVARCHI, PIETRASANTA, PISA, POGGIBONSI, PONTASSIEVE, SAN MARCELLO PISTOIESE, SINALUNGA, VIAREGGIO

0

CAPOLONA, CASALE MARITTIMO, CASCINA, CASTEL DEL PIANO, CHIANCIANO TERME, CIVITELLA, COLLE VAL D’ELSA, FIGLINE, LIVORNO, MARRADI, MONTECATINI TERME, MONTIGNOSO, PISTOIA, POGGIO A CAIANO, PONTREMOLI, PRATO, QUARRATA, SESTO FIORENTINO

-1

FOLLONICA, GROSSETO, PONTE BUGGIANESE, ROCCASTRADA

(*) Sono esclusi dalla graduatoria i comuni di Rosignano Marittimo e Siena, per i quali è possibile ottenere soltanto un punteggio parziale.

Fonte: elaborazioni su dati Ministero dell’Interno, delibere e regolamenti delle Amministrazioni comunali, 2011 e 2013

La concertazione – Fra il 2011 e il 2013, anche come effetto della crisi e delle minori risorse disponibili, sono diminuiti, del 41,8%, gli accordi sui bilanci preventivi fra le amministrazioni comunali e le organizzazioni sindacali. Al di là delle minori risorse però, l’indagine evidenzia anche una diversa propensione dei comuni a confrontarsi con il sindacato sui bilanci preventivi e alla trasparenza sulle scelte fatte. Da questo punto di vista i comuni più ‘virtuosi’ risultano Empoli, Sesto Fiorentino, Cascina, Castellina Marittima, Casale Marittimo, Capannori, Pontedera, Pontassieve, Bagno a Ripoli, Figline Valdarno, Piombino e, tra i comuni capoluogo, Pisa e Livorno.

Significativo che nei comuni in cui sono stati raggiunti accordi, siano maggiori le probabilità che l’indice di propensione al sociale si posizioni su livelli elevati e alti. E viceversa. Inoltre se nel comune si è raggiunto un accordo sul bilancio frutto del confronto con le organizzazioni sindacali, le probabilità che l’amministrazione abbia mostrato una maggiore sensibilità nell’uso delle leve fiscali proprie rispetto alle fasce più deboli è maggiore.

«Il ‘federalismo fiscale’ all’italiana – dice Riccardo Cerza, Segretario generale della Cisl Toscana – si è tradotto in un incremento generalizzato di tasse e spesso anche in una riduzione di servizi e ciò rende indispensabile una vera, profonda e seria riforma del fisco, che riporti a livelli europei l’evasione fiscale e redistribuisca la ricchezza anche a quella fascia media che in Italia sta scomparendo. Sono infatti proprio i diminuiti consumi della fascia media di redditi a zavorrare la domanda interna e frenare la ripresa».

«A fronte della conclamata incapacità della politica degli ultimi anni di andare oltre gli annunci -aggiunge il Segretario Cisl- ci assumiamo l’onere di avanzare una proposta concreta e dettagliata, attraverso una legge di iniziativa popolare che in Toscana presenteremo con un’iniziativa giovedì 19 marzo e che prevede, tra l’altro, un bonus di mille euro per tutti i cittadini fino a 55 mila euro di reddito, per aumentare gli stipendi e le pensioni e far ripartire la domanda interna indispensabile all’economia del Paese».

«L’indagine – dice Mauro Scotti, Segretario generale Fnp-Cisl – evidenzia una situazione di forti differenze fra i comuni del campione, da molti punti di vista. Ma conferma, ancora una volta, le maggiori difficoltà dei pensionati che, come sappiamo, hanno una pressione fiscale maggiore rispetto agli altri contribuenti e sono spesso in condizione di fragilità e, dunque, fra i potenziali destinatari degli interventi sociali dei comuni. Questo significa che nei casi ‘non virtuosi’, quando cioè l’aumento della pressione tributaria non si traduce in maggiori servizi, i pensionati risultano doppiamente penalizzati».

«Per questo – aggiunge Scotti – continuiamo a chiedere con forza che i pensionati abbiano almeno un trattamento analogo, a parità di condizioni, agli altri contribuenti, equiparando la no tax area e le detrazioni. E, per evitare che la fascia di povertà fra gli anziani aumenti ancora, dobbiamo fare in fretta: gli ultimi dati Istat sui trattamenti pensionistici ci dicono che i neo-pensionati (quelli andati in pensione nel 2013), percepiscono un reddito inferiore di quasi il 25% rispetto agli altri pensionati».