Toscana

Consorzi di bonifica: la manutenzione ordinaria non basta più

Una manutenzione ordinaria del reticolo idraulico seria e continuativa è necessaria. Ma, e le ultime alluvioni lo hanno dimostrato, oggi i Consorzi di bonifica devono fare ancora di più, per fronteggiare le bombe d’acqua che con sempre più frequenza si riversano sul territorio. Questa la prima conclusione che spicca nella relazione finale dell’indagine conoscitiva su “Consorzi di bonifica e politiche per la bonifica – Competenza, costi, funzionamento e revisioni legislative in corso” illustrata durante la seduta congiunta delle commissioni Ambiente e Agricoltura, presiedute rispettivamente da Gianfranco Venturi (Pd) e Loris Rossetti (Pd). La relazione finale, che è stata approvata all’unanimità, è frutto di un lungo lavoro, partito su richiesta di indagine conoscitiva della portavoce dell’opposizione Stefania Fuscagni formulata il 29 ottobre 2012.

Per realizzare l’indagine è stato formato un gruppo di lavoro misto fra le due commissioni di cui hanno fatto parte i consiglieri Ardelio Pellegrinotti (Pd), Stefania Fuscagni (Pdl), Antonio Gambetta Vianna (Più Toscana Ncd), Marta Gazzarri (Idv), Aldo Morelli (Pd). Pellegrinotti, coordinatore, ha illustrato i risultati durante la seduta congiunta. In sei mesi sono stati effettuati dieci incontri e alcuni sopralluoghi, acquisiti atti e documenti e approfondita la normativa vigente.

Come ha ricordato Pellegrinotti, l’esistenza dei Consorzi di bonifica è prevista da una norma nazionale da cui non si può prescindere. Con una legge regionale nel 2012, la Toscana ha avviato una riorganizzazione riducendo gli enti gestori a 6, con circa 40 mila chilometri di corsi d’acqua da curare.

Secondo il gruppo di lavoro “sono assolutamente apprezzabili gli sforzi per rendere uniforme il sistema, senza però dissolvere le esperienze di eccellenza”. Per spiegare meglio ai cittadini, che spesso la percepiscono solo come un ulteriore balzello, la funzione dei Consorzi è necessario un piano di comunicazione adeguato e garantire trasparenza e informazione puntuale e costante. Ancora, ha sottolineato Pellegrinotti, è auspicabile l’adozione di una carta dei servizi unica, di un unico numero verde per la segnalazione di disservizi, incentivare il ruolo degli agricoltori come custodi del territorio, favorire l’inserimento dei giovani anche attraverso l’introduzione del servizio civile nelle strutture consortili, stabilire alcuni indici di efficienza comuni a tutti i consorzi e introdurre un nucleo di valutazione.

Mentre Gianfranco Venturi ha espresso soddisfazione per “l’ottimo lavoro svolto, vista anche la materia estremamente impegnativa”, Marta Gazzarri ha sottolineato il problema della diminuzione della portata del reticolo idraulico, che in alcuni casi ormai arriva al -50 per cento. “Purtroppo non è possibile dragare perché il materiale è considerato rifiuto speciale – ha detto la consigliera – e dunque smaltirlo farebbe alzare troppo la tassa. Occorre trovare una soluzione a livello nazionale”. Stefania Fuscagni ha proposto l’adozione di un meccanismo di valutazione in itinere dei Consorzi per monitorare, tra le altre cose, “la capacità di collaborazione con gli altri e soprattutto con la Protezione civile, la chiarezza nei rapporti con gli utenti e con le imprese agricole, l’efficacia nell’utilizzo delle risorse”.

Aldo Morelli ha posto l’accento sull’opportunità di valorizzare l’integrazione fra agricoltura e bonifica, “perché gli agricoltori come nessun altro possono svolgere efficacemente la funzione di custodi del territorio e segnalare situazioni a rischio”. Pier Paolo Tognocchi (Pd) ha osservato che “è vero che la legge nazionale dice così e non ci si può fare nulla, ma sarebbe stato molto meglio avere una gestione pubblica dei Consorzi di bonifica, che avrebbe garantito maggiormente la tutela degli interessi della collettività”.