Toscana

Crisi del lavoro in Toscana: ventimila senza un soldo

di Ennio Cicali

I picchetti davanti alle fabbriche, striscioni con tante scritte, bandiere dei sindacati, sono diventati una costante del panorama toscano. Diverse le scritte, ma con un obiettivo comune: la difesa del posto di lavoro. Sono molti quelli a rischio dopo le ferie estive, che rischiano di esser ricordate tra le più amare degli ultimi decenni. La crisi era stata ampiamente annunciata e temuta, ma i numeri fanno ugualmente paura, perché dietro a ognuno di essi c’è il futuro di una donna o di un uomo.

Da gennaio a luglio di quest’anno è stato erogato il 370 in più per cento di cassa integrazione guadagni, per complessive 18.119.100 ore, cui 13.177.600 per quella ordinaria (2.561.233 nel 2008) e 4.941.500 per la straordinaria (2.291.020 del 2008), spesso legata a crisi aziendali di particolare rilevanza sociale.

In aumento anche il ricorso alla cassa integrazione in deroga, prevista per le aziende con meno di 15 dipendenti, compresi gli artigiani.  Tra maggio (data in cui la Regione Toscana ha assunto la competenza in materia) e luglio 2009 ci sono state circa 3000 richieste, che riguardano oltre 10.000 lavoratori. Un quadro devastante, denuncia la Cgil Toscana: ventimila lavoratori rischiano di restare senza un soldo, senza lavoro e senza cassa integrazione e il paracadute dei 400 euro del sussidio di disoccupazione.

Colpiti tutti i distretti e settori produttivi. Meccanica e metallurgia è il comparto più esposto. Balzo in avanti per l’edilizia, anche se il mancato ricorso alla cassa integrazione straordinaria fa sperare che le difficoltà siano temporanee.

Non è una novità la crisi di moda e abbigliamento. È la conseguenza della riduzione dei consumi delle famiglie, finché questi non riprenderanno sarà difficile uscire dalla crisi. Preoccupa il salto spropositato di trasporti e comunicazione – il 1000% – passato dalle 122.372 ore del 2008 alle 765.180 del periodo gennaio – luglio di quest’anno.

Settembre è arrivato con il pericolo, ancora tutto da scoprire, di nuove crisi a catena. Livorno è la provincia con il record di 4.244.101 ore di cassa integrazione delle complessive 18.199.100 toscane. Tra le tante aziende in difficoltà, emblematica la vicenda della Delphi, in crisi da anni: svanito il progetto di reindustrializzazione, nei giorni scorsi è stata prorogata al 31 dicembre la cassa integrazione straordinaria per i 170 lavoratori.

Preoccupa l’ipotesi di vendita dello stabilimento Eni al fondo Klash. Il sindaco Cosimi e i sindacati, attraverso il segretario generale della Cisl toscana, Riccardo Cerza, chiedono che nella trattativa sia tenuto conto del territorio livornese e data garanzia occupazionale ai mille lavoratori diretti ed indiretti. Ha riaperto la Lucchini di Piombino, ma 600 lavoratori sono ancora in cassa integrazione.

A Prato il primo rientro è  stato segnato dall’arrivo di 60 richieste di cassa integrazione. Ad Arezzo una cinquantina di precari della scuola si sono messi in mutande con una maglietta bianca ove era scritto «Precario scuola: licenziato», altri si sono improvvisati lavavetri ai semafori. Da 15 anni, fanno notare, sono andati avanti a contratti annuali, ora sono fuori, senza alcuna protezione sociale, né cassa integrazione. A Pontedera sono a rischio cassa integrazione 323 lavoratori del comparto metalmeccanico. Tavolo anticrisi a Santa Croce sull’Arno con i sindaci della zona e l’assessore alle attività produttive della provincia di Pisa, Graziani Turini, per sollecitare i finanziamenti alle imprese. Continua il dramma della Bulleri di Cascina, dove si tenta di trovare un nuovo acquirente per evitare la chiusura dello stabilimento. Solo alcuni episodi e nomi di una crisi ancora tutta da scoprire, per tanti la paura di non sapere cosa viene dopo avere perso il posto di lavoro.

Mancano 77 milioni per gli artigiani Servono altri 77 milioni di euro per rifinanziare la cassa integrazione in deroga riservata alle aziende con meno di 15 dipendenti. «Riceviamo 43 richieste al giorno – spiega Gianfranco Simoncini, assessore regionale al lavoro – e i 60 milioni di euro, venti stanziati dalla Regione, si stanno rivelando insufficienti». È il sintomo della crisi che colpisce le piccole e piccolissime imprese. Una crisi destinata a inasprirsi tanto che nella richiesta di Simoncini al governo si fa notare che «per i prossimi mesi sono attese ulteriori 4.500 domande, per le quali è ipotizzabile un impegno finanziario di circa 77 milioni di euro.

La Regione Toscana, per fa fronte alle prevedibili richieste del sistema delle imprese, richiede che l’iniziale finanziamento sia integrato da ulteriori risorse». In sostanza, si chiedono altri 65 milioni da aggiungere ai 12 messi a disposizione dalla Regione. Ancora senza risposta la richiesta avanzata al governo nello scorso giugno di misure che privilegino la cassa integrazione ordinaria rispetto alla straordinaria e, in particolare, la necessità di un prolungamento della durata della cassa ordinaria con il raddoppio delle 52 settimane attuali (sostenuto anche da Confindustria e sindacati). L’obiettivo, per la Regione, è quello di non interrompere il rapporto di lavoro e mantenere aperte le prospettive di ripresa per l’apparato produttivo.