Toscana

È arrivata anche a Livorno la stagnazione economica

di Ennio CicaliEconomia in discesa anche per l’area livornese. La congiuntura negativa che ha colpito l’economia nazionale – e ancor più quella toscana – si è estesa anche all’area livornese che finora era stata interessata solo marginalmente dalle difficoltà del «modello toscano». Sono, infatti, relativamente poche le aziende legate al mercato della moda, mentre predominano imprese con specializzazioni diverse: alimentare, chimica, petrolifera, cantieristica. Tuttavia, alcune delle produzioni industriali dell’area sono molto sensibili alle vicende dell’industria toscana e nazionale fornendo materie prime e semilavorati: si pensi alla raffinazione del petrolio e alla componentistica per auto.

La crisi delle esportazioni ha influito solo marginalmente sull’economia livornese, poco sensibile alle vicende dei mercati internazionali, a causa della particolare struttura del sistema produttivo locale. Fanno eccezione le molte attività terziarie legate alle esportazioni; una situazione già rilevata dal rapporto curato da Stefano Casini Benvenuti dell’Irpet (istituto regionale programmazione) per conto del Comune di Livorno. Il 2004 si chiuso con la flessione di tutti gli indici legati all’economia: segno negativo per la produzione, fatturato, occupazione e nuovi ordini. Produzione in calo per tutte le imprese, con la sola eccezione delle aziende di maggiori dimensioni.

Una conferma delle difficoltà dell’economia livornese viene dal rapporto sulla congiuntura economica della provincia per il quarto trimestre 2004, curato dal Censis su incarico della Camera di commercio. A soffrire sono soprattutto le aziende con meno di 10 addetti, una costante per l’economia regionale, che rappresentano oltre i tre quarti di quella livornese. Tra i settori che tengono la chimica–siderurgica, agricoltura–viticoltura; in particolare difficoltà il comparto alberghi–ristoranti, quello nautico e il metalmeccanico. La componentistica auto, un settore importante per l’economia livornese, ha chiuso dicembre in rosso, dopo due mesi di alterne vicende. Per la cantieristica è da valutare positivamente, per le prospettive di sviluppo locale, il riposizionamento dei Cantieri Orlando su produzioni da diporto di grande dimensione (mega-yachts) possibile grazie all’acquisizione del cantiere da parte di Azimut. La caduta dei nuovi ordini ha accomunato, nel quarto trimestre 2004, tutto il sistema produttivo livornese. Un risultato negativo per le aziende di tutte le dimensioni, ma che appare – per ragioni diverse – particolarmente grave nelle imprese minori e in quelle che occupano dai 10 ai 49 addetti.

Un trimestre difficile anche per l’occupazione. Dopo i timidi segnali di ripresa dei mesi estivi, la dinamica occupazionale subisce una significativa battuta d’arresto. La perdita più pesante si registra nelle aziende con 10-49 addetti: –1,8% rispetto ai mesi precedenti. Sul mercato del lavoro predomina l’immobilismo. È minimo il ricorso a tutte le possibili tipologie di impiego della forza lavoro: dal part time ai vari contratti. Tuttavia, il lavoro interinale ha smosso lievemente il mercato del lavoro, a qualcuno ha dato la possibilità di trovare un’occupazione. Difficoltà si prospettano per la componentistica auto, legata alle vicende dell’industria nazionale, dove in 5 aziende sono concentrati 2100 dipendenti. Tra queste Trw (700 occupati), Delphy (330) e Pierburg (290) hanno già annunciato la cassa integrazione e si teme una riduzione del personale. L’elenco continua con aziende in difficoltà: è il caso, tra gli altri, della Essedue (67 lavoratori, Petrolavori (15), Cosmos (70), Wass (300 addetti, molte le lavoratrici).

Il 2005 non ha coinciso con la ripresa di fiducia degli imprenditori. La congiuntura dei periodi più recenti ha lasciato il segno. Le imprese mostrano un atteggiamento prudente per l’avvenire. La fiducia maggiore è per il futuro della propria azienda, scende poi col crescere dell’ambito di riferimento: dal comunale al nazionale. «La situazione, pur presentando alcuni segnali di inversione di tendenza (cantieri Azimuth) non può che suscitare una forte preoccupazione, sia sul piano occupazionale, sia su quello della ripresa del tessuto produttivo e del futuro del porto – osserva Ettore Bettinetti, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale del lavoro –. Ne sono una conferma il rapido invecchiamento medio, la richiesta di occupazione quasi esclusivamente per professionalità medio-basse, la forte presenza di lavoro nero e precario, la debole presenza degli immigrati».

«L’economia livornese non vive una fase brillante, La disoccupazione è al 10,7% la più alta in Toscana, che si riduce nel periodo estivo con i lavoratori stagionali – spiega Daniele Corsi, segretario della Cisl di Livorno –. È un altalenarsi di cose che vanno male ad altre che potrebbero andar bene, la nostra provincia non è un territorio in declino, anzi ha molte possibilità ed è questo che fa ben sperare. Da molto tempo parliamo di Area Vasta, il triangolo Livorno-Pisa – Pontedera, la valorizzazione del Porto Interporto – Aeroporto, che potrebbe, se finalizzata, ottimizzare non solo l’economia livornese ma l’intera Toscana. I progetti dellOff-Shore di Livorno e Rosignano, la grande cantieristica di mega yacht di Benetti collegata al progetto Porto a Mare, la grande forza artigianale del territorio che dopo la zona del Pìcchianti a Livorno si sta affermando alle Morelline a Rosignano, l’affermazione e le nuove espansioni. del. Comune di Collesalvetti ci spronano a credere nel progetto di un nuovo sviluppo».

«Lo sforzo che il sindacato sta facendo, sottoscrivendo protocolli di impegni con il mondo artigianale ed imprenditoriale locale e un nuovo patto di concertazione con le istituzioni è la testimonianza che con la volontà, le prospettive e il coraggio, tutti insieme possiamo farcela – è la conclusione di Corsi – Investire sulle infrastrutture, i servizi, la formazione, possono rappresentare il salto di qualità, considerando che il nostro territorio, ha anche una ricchezza non indifferente nel settore agricolo, nel commercio e particolarmente nel turismo. Bisogna uscire dal guscio, il sindacato ne è pienamente convinto, ma da solo non può farcela».