Toscana

FIRENZE, MEETING DIRITTI UMANI, 9 MILA STUDENTI TOSCANI AL MANDELA FORUM

L’inno d’Italia cantato a piena voce dai 9.000 studenti di tutta la Toscana, accompagnati dalla Banda Improvvisa: così si è aperta la XII edizione del Meeting sui diritti umani al Mandela Forum di Firenze. Ragazzi tra i 10 e 18 anni che negli ultimi mesi hanno lavorato con gli insegnanti sul tema dei diritti umani, sulla ricorrenza del 60° anniversario della nostra Costituzione e sulla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. ‘Gridiamo i nostri diritti’. ‘Ogni bambino ha diritto di sognare e studiare e nessuno glielo può negare’. ‘Non più guerre, viva la pace’. ‘Vedo, sento, penso ma non dico’. ‘Abbiamo bisogno di spazio per esprimerci’. ‘Se la legge vuole amare, deve i diritti rispettare’. ‘Sono tanti ed ugualmente importanti’. ‘Regala ti un mondo migliore’. ‘Difendi i diritti degli altri; abbiamo diritto ai nostri diritti.’ ‘Ognuno ha diritto al sorriso’. ‘Nessuno ha il diritto di negarci un diritto’. ‘Interesse per la scuola, interesse per la vita’. Questi alcuni degli striscioni con cui i ragazzi esprimono le loro idee, raccontano le loro esperienze ed approfittano anche della manifestazione di oggi per rivendicare il loro diritto allo studio, che colorano il Mandela Forum insieme a magliette, cappellini, pannelli. Tutto sullo sfondo del battere costante di mani, della colonna sonora della Banda Improvvisa e del grande pannello sul palco che riproduce il simbolo di questa edizione, quattro mega impronte digitali umane di colori diversi.I 9.000 ragazzi hanno accolto ed ascoltato con attenzione i giovani protagonisti del progetto Coop “Il cuore si scioglie”, che hanno raccontato della creazione di una scuola in mezzo alla foresta in Ca merum, dell’importanza di queste “adozioni a distanza” da parte di tutta la Toscana verso altre parti del mondo, della gioia di poter condividere con i loro coetanei esperienze e realtà diverse e della necessità di sensibilizzare più persone possibile sullo stato di applicazione dei diritti umani. Bambini e ragazzi che si confrontano ed ascoltano loro coetanei su temi come il lavoro, l’età giusta per iniziare a lavorare e lo sfruttamento di giovani vite, la testimonianza di Erman, giovane sindacalista peruviano, che lavora dall’età di sei anni ed imbarazzato non trova risposta per la domanda lanciata da Gad Lerner: «Moralmente, secondo te, a che età sarebbe giusto, per un giovane, cominciare a lavorare?». I giovani, a questo punto, ascoltano e lasciano la parola agli ospiti che potranno aiutarli ad approfondire i temi di oggi. «La Carta dei diritti dell’uomo è un documento meraviglioso. Ragazzi, se non l’avete ancora letta, fatelo. Vi troverete elementi fondamentali per il vostro futuro». E’ l’invito rivolto ai ragazzi che gremivano il Meeting da Paolo Pobbiati, presidente della sezione italiana di Amnesty International. A Gad Lerner, che gli ha chiesto se a sessant’anni dalla proclamazione dei diritti dell’uomo ha ancora un senso l’azione di Amnesty International, Pobbiati ha risposto con convinzione: «Sì, certo, molto spesso ce l’ha. La storia di Amnesty International è una storia di battaglie vinte e prigionieri liberati. Un giorno – ha proseguito rivolto ai ragazzi – erediterete questo mondo dalle nostre generazioni. Noi abbiamo fatto del nostro meglio, ma questo mondo non va tanto bene. Voi dovete capire che i diritti umani non sono qualcosa di strano, ma qualcosa che riguarda noi stessi, riguarda la nostra vita, molto da vicino. Ricordate che sempre chi ha fatto cose cattive le ha fatte nel silenzio di tutti gli altri».E Aryeh Neier (berlinese, scappato a due anni con la famiglia dalla Germania per sfuggire al nazismo, fondatore dello Human Rights Watch, e presidente della Soros Foundation, fondata dal miliardario e filantropo americano George Soros) ha ricordato come negli ultimi trent’anni nel mondo siano avvenuti cambiamenti importanti: «Trent’anni fa tutti i Paesi dell’America Latina erano sotto dittature militari, oggi sono quasi tutti delle democrazie. Lo stesso altri Paesi, come le Filippine. Nell’‘89 è cadu to il muro di Berlino. Grazie allo sviluppo di un movimento internazionale per i diritti umani, molto è stato fatto, ma molto rimane ancora da fare. Per esempio in Asia, in molti paesi dell’Unione sovietica. Ci auguriamo che questi paesi si trasformino come si sono trasformati molti paesi dell’America Latina».È poi la volta di Speedy Rice, l’avvocato e docente universitario statunitense che da anni si batte per l’abolizione della pena di morte. «La Dichiarazione costituisce il punto di partenza, è il documento che deve ispirare ogni uomo. Il potere cercherà sempre, in tutti i modi, di abusare dei diritti ed è nostro dovere porre limiti. Negli Usa esiste ancora la pena di morte in molti stati, ma tanto è stato fatto per limitarne l’uso. Se penso a quasi 50 anni fa, a Richmond, in Virginia, i diritti della popolazione di colore erano pari a zero. Adesso abbiamo un uomo di colore al comando degli Usa. Questo &egra ve; un segnale di grande cambiamento».Diritti sanciti e diritti negati. Irene Milleiro, spagnola, responsabile delle relazioni istituzionali di Intermòn Oxfam, confederazione di 13 Ong che lavorano con 3.000 partners in più di 100 paesi per trovare la soluzione definitiva alla povertà e all’ingiustizia, spiega la sua lotta quotidiana. «Tutti i diritti, a partire da quelli elementari, come l’acqua, il cibo, la parola, non possono essere negati a nessuno. Ci battiamo per questi con i governi di tutto il mondo. Non si possono difendere i diritti basilari senza democrazia. E vale anche il contrario ovviamente. Democrazia significa avere il diritto di potersi esprimere, di poter scegliere. Questo è il nostro impegno quotidiano». (cs)