Toscana

Firenze: «Bellezza Divina», la scuola Matteotti andrà alla mostra

L’ispezione ministeriale non ha riscontrato motivi per provvedimenti disciplinari: il dirigente e gli insegnanti infatti hanno dichiarato che ogni decisione in merito alle mostre da visitare aveva unicamente motivazioni didattiche. L’affermazione secondo cui si era scelto di evitare questa mostra «per non turbare la sensibilità delle famiglie non cattoliche», riportata da alcuni genitori e poi resa pubblica dai giornali, non corrisponderebbe quindi alle reali intenzioni delle maestre.

Una tempesta (mediatica) in un bicchier d’acqua? Può darsi che le tantissime dichiarazioni che questa vicenda ha scatenato a difesa della mostra non avessero motivo di essere. Anzi, meglio così. Resta il fatto che la notizia della «bellezza negata» (che fosse fondata o no) ha suscitato una serie di reazioni per certi verse anche inattese e sorprendenti. Alle voci del sindaco Dario Nardella («la libertà religiosa non si garantisce cancellando i simboli e vietando le fedi, ma, al contrario, esaltando le differenze, facendole conoscere e convivere») e del sottosegretario all’istruzione Gabriele Toccafondi si è aggiunta anche quella dell’imam Izzedin Elzir, che ha manifestato il desiderio di portare i figli a visitarla.

Nei giorni scorsi Radio Toscana ha aperto i microfoni agli ascoltatori: «Sono atea ma ho visto questa mostra con il mio bambino, è una cosa che ci ha arricchito» commenta una giovane donna. E una guida turistica dice: «sono ebrea, e ho accompagnato a questa mostra tante persone, di qualsiasi religione. L’arte è uno strumento fondamentale di dialogo». Su Radio Toscana anche il pensiero del cardinale Giuseppe Betori: la decisione di non portare gli alunni a visitare una mostra come questa, ha spiegato, «sarebbe un errore educativo: non riguarda la religione ma la realtà».