Toscana

Firenze: Cisl, da Renzi taglio 200 euro al mese ai dipendenti. Comune: dati sbagliati

Botta e risposta tra Cisl e Comune di Firenze. La Cisl fiorentina ha lanciato un allarme: oltre duecento euro di media in meno in busta paga ogni mese, da ieri, per i dipendenti del Comune di Firenze, questo sarebbe il «regalo» che il sindaco Matteo Renzi ha fatto trovare sotto l’albero ai propri dipendenti. Ma il Comune ha immediatamente replicato: i dati sono sbagliati..

Secondo la Cisl il 27 di dicembre l’amministrazione comunale ha infatti fatto recapitare alle organizzazioni sindacali un verbale per l’adozione «unilaterale temporanea» del Contratto Integrativo decentrato 2013, scritto totalmente di suo pugno. «E’ l’unico caso in Italia in cui un’amministrazione comunale ha deciso di andare giù con la mannaia sulle retribuzioni dei propri dipendenti – dice Daniela Volpato, della segreteria nazionale Funzione Pubblica Cisl -. Stigmatizziamo tale modo di procedere come un fatto gravissimo nella forma e nella sostanza perché in nome di una tutela meramente formale rispetto alle contestazioni della Corte dei Conti e del Ministero dell’Economia verso il Comune di Firenze, si scaricano tutte le contraddizioni di questa vicenda sulle spalle dei lavoratori, in dispregio di fondamentali regole di correttezza delle relazioni sindacali e delle prerogative di contrattazione. Stiamo assistendo ad uno spettacolo sconcertante – prosegue Volpato – in cui, a fronte di un blocco della contrattazione nazionale e di un periodo difficilissimo per i dipendenti e le loro famiglie, il Comune di Firenze decide di procedere da solo scrivendo di suo pugno un contratto integrativo su una notevole quantità di istituti contrattuali che non trova giustificazione, come l’amministrazione Renzi vuole far credere, nell’assicurazione della continuità e del miglior svolgimento della funzione pubblica».

Come detto, la replica del Comune non si è fatta attendere. «Il taglio medio del salario accessorio dei dipendenti del Comune di Firenze, che riguarda complessivamente circa 4.500 lavoratori, è di 100 euro lordi al mese: va da un minimo di 50 euro ad un massimo di 200 (per circa 700 lavoratori), sempre lordi. E stupisce molto che un sindacato serio e responsabile come la Cisl, che siede al tavolo della trattativa e sa benissimo qual è la situazione, diffonda dati lontani della realtà sia riguardo l’entità dei tagli, sia rispetto al quadro politico e normativo di riferimento». E’ quanto dichiara l’assessore al personale di Palazzo Vecchio Elisabetta Meucci.

«Dati che – aggiunge la Meucci – i nostri dipendenti non si meritano, perché avrebbero il diritto di essere informati correttamente dai propri rappresentanti. Come le organizzazioni sindacali sanno bene, si tratta di una vicenda che coinvolge circa 4500 lavoratori, che questa amministrazione ha ereditato e che abbiamo dovuto affrontare dopo l’inchiesta del Mef (Ministero Economia e finanze) e la presa di posizione della Corte dei Conti».

Gli aumenti ora «sotto accusa» non sono frutto di un errore, ma della contrattazione decentrata del 2001: «Si tratta di cifre percepite in assoluta buonafede dai dipendenti – precisa Meucci – ed anche per questo abbiamo messo in atto ogni mezzo possibile per tutelare i lavoratori, cercando di coniugare le richieste del ministero con la salvaguardia degli stipendi».