Toscana

Firenze, il giorno dopo la voragine si cerca il «colpevole»

Il giorno dopo la voragine lunga 150 metri e larga fino a sette, che alle 6,14 di mercoledì 25 maggio si è inghiottita una ventina di auto in sosta a pochi metri dal Ponte Vecchio, non si hanno ancora certezze sul perché del crollo. Si può escludere che sia stata colpa dell’Arno. Assolto anche il tunnel fognario del Poggi che proprio in quella zona si immette nel fiume, risultato integro ai sopralluoghi. Una concausa potrebbero essere anche le piogge abbondanti degli ultimi giorni. Di certo c’entrano le tubazioni dell’acquedotto cittadino, ma per accertare di chi siano le responsabilità occorrerà del tempo. La Procura, intanto, ha aperto un’indagine senza ipotesi di reato né indagati. Ma non si esclude che presto ne possa essere avviata una per disastro colposo. «Voglio i responsabili. Se è stato un errore umano chi ha sbagliato dovrà pagare», ha dichiarato a tarda sera il Sindaco Dario Nardella, chiamando in casa Publiacqua, la spa che gestisce l’acquedotto e di cui lo stesso Comune di Firenze è socio.

Solo il caso ha fatto sì che non si contino danni a persone: nessuno è rimasto ferito. Perché il crollo è avvenuto molto presto, al mattino, in una strada che già era stata transennata dai Vigili. Un primo allarme, infatti, era scattato già attorno alla mezzanotte. Polizia municipale e vigili del fuoco erano stati chiamati perché il manto stradale si stava trasformando in un torrente per una prima perdita da un tubo. I tecnici di Publiacqua, subito intervenuti, avevano lavorato su una tubazione, chiudendola, circa 200 metri più a monte di dove, sei ore più tardi, si sarebbe aperta la voragine. Da questo momento sul Lungarno non si transita più con le auto, ma si lasciano quelle in sosta lungo il parapetto dell’Arno. Il problema sembra sotto controllo.

Poi, attorno alle 6 scatta un nuovo allarme. Un video esclusivo trasmesso da «Canale5» mostra la strada pochi istanti dopo l’apertura della voragine che inghiotte le auto in sosta. Chi lo ha girato ha percorso tutto il Lungarno dal Ponte alle Grazie verso Ponte Vecchio, attorno alle 6,30. All’inizio si vede una profonda crepa nell’asfalto al centro della carreggiata. Crepa che aumenta di dimensione fino alla voragine vera e propria. Dopo il tratto con le auto sprofondate si vede l’uscita dell’acqua. Il particolare molto interessante è che procedendo oltre con le immagini si vede l’onda dell’acqua che corre verso via dei Bardi, a dimostrazione che il grosso della perdita è avvenuto da pochi istanti. La strada si allaga per la rottura di una condotta di circa 70 cm di diametro, in ghisa, vecchia di una sessantina di anni e già destinata ad essere sostituita nel 2017 o 2018. Potrebbe aver collassato per l’eccessiva pressione dell’acqua, dopo la chiusura della prima tubatura e di altre che nei giorni precedenti erano state chiuse nella stessa zona, o più semplicemente perché vecchia e usurata. Ma quel video solleva un interrogativo: l’ultima rottura della tubazione è causa o effetto della voragine? Magari all’inizio c’era solo una perdita? Ci vorrà del tempo per accertarlo.

Attorno alle 7 i tecnici di Publiacqua interrompono l’erogazione in tutta la zona e abbassano la pressione al resto della città. Oltrarno resteranno senz’acqua per tutto il giorno e anche i musei di Palazzo Pitti devono rimanere chiusi. La grossa preoccupazione è che la voragine si ampli, metta in pericolo la spalletta dell’Arno e gli antichi palazzi che si affacciano sul Lungarno. Scattano i controlli e niente di anormale viene rilevato negli edifici, sgombrati per precauzione. La stessa spalletta, risalente agli interventi di Firenze capitale, quando la strada venne allargata, pur essendosi spanciata, ha retto bene. Vengono messe in campo apparecchiature per monitorare ogni possibile movimento del terreno. Fino ad ora, non vi sono stati altri segnali di dissesto.

A Firenze il Consiglio nazionale dei Geologi invia Alessandra Biserna, che spiega come il cedimento della tubatura possa esser stato il classico «colpo di grazia» ad una situazione già compromessa.  «Per il crollo, al momento, la causa più accreditabile risulta la rottura di una tubatura idrica. Quasi sicuramente è un fenomeno legato alle infrastrutture idriche, visto che in Italia c’è una rete fatiscente di parecchi decenni fa», spiega il consigliere nazionale Biserna. «Ma – aggiunge – non è da escludere che ci sia stata un’eccessiva concentrazione di acqua nel terreno tale da causarne il collasso». «Non sarebbe da escludere – prosegue – che abbiano influito infiltrazioni d’acqua, per le piogge dei giorni scorsi, che possono aver alterato lo stato del sottosuolo facendo perdere capacità di resistenza ai terreni e provocando i primi cedimenti alle tubature idriche. E forse ci potrebbe esser stato qualche segnale non rilevato». Del resto i proprietari degli edifici di quel tratto di Lungarno e di via dei Bardi parlano di cantine «allagate da giorni». La rottura del tubo, quindi, avrebbe dato il «colpo di grazia» a una situazione in crescendo. Comunque sia – gli accertamenti sono in corso – per il presidente nazionale dei Geologi, Francesco Peduto, «se è comunque da accertare se si è trattato solo di scarsa o cattiva manutenzione, andrebbero anche individuati i punti particolarmente sensibili della rete idrica da sottoporre a controllo continuo e monitoraggio strumentale». Stamani sono stati eseguiti dei carotaggi in zona, fino a diverse decine di metri dal luogo della voragine, da parte dei tecnici del genio civile per saggiare la situazione del sottosuolo.