Toscana

Firenze verso la Settimana sociale: lavoro, famiglia, educazione

Il documento (illustrato da don Giovanni Momigli, direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale sociale) è frutto di un percorso che ha coinvolto associazioni, movimenti e laici cattolici attraverso incontri pubblici, gruppi di lavoro e riflessioni offerte da vari protagonisti della vita economica e sociale, in continuità con la Settimana sociale nazionale di Reggio Calabria del 2010 e in vista di quella che si svolgerà a Torino a settembre.

Il percorso diocesano si è svolto avendo sullo sfondo anche il «Patto per Firenze», auspicato dal cardinale Betori nell’aprile 2009, e quella «visione alta di città» ha cui si riferisce lo stesso Arcivescovo nelle omelie in occasione del patrono della città.

CATTOLICI PROTAGONISTI

Il documento si apre con un forte richiamo all’impegno dei cattolici: «Per poter essere davvero “cattolici protagonisti” nella costruzione della società fiorentina e toscana», prima di tutto serve «una costante e diffusa formazione alla dimensione sociale della fede, che esige un forte radicamento ecclesiale e un concreto e quotidiano impegno per il bene comune». In una società e una cultura «segnate da un relativismo pervasivo e arrogante», si legge, i cattolici «sono chiamati a contribuire a porre all’attenzione del dibattito culturale e sociopolitico temi e idee capaci di innalzare il livello del confronto pubblico, liberandolo dalla mera composizione di interessi contingenti e orientandolo verso grandi obiettivi di portata generale, sulla base di valori certi e in grado di muovere la partecipazione attiva dei cittadini».

LA CENTRALITÀ DEL LAVORO

Tra i temi centrali, quello del lavoro: di fronte alla crisi che, anche a Firenze e in Toscana, rende la situazione sociale sempre più drammatica e vede aumentare disparità e disuguaglianze,  «occorre rimettere al centro il lavoro, in tutte le sue molteplici forme, consapevoli che il suo valore va ben oltre quello semplicemente mercantile».

Lavoro che, «oltre ad essere tutelato, va continuamente generato» con strumenti come «la revisione del sistema fiscale, a favore del lavoro anziché della rendita; la revisione dei sistemi contrattuali, per renderli davvero adeguati alla nuova situazione del lavoro e delle esigenze sociali;  la revisione dei percorsi di formazione», puntando a diffondere tra le nuove generazioni il lavoro cooperativo e il lavoro artigianale.

Recuperare la centralità del lavoro e suscitare una nuova imprenditoria significa anche ridare dimensione etica all’economia: «L’economia senza il principio interiore dell’etica, inevitabilmente dimostra, come  ha tragicamente dimostrato, di non essere in grado di funzionare».

Il contributo che può venire dai cattolici è anche un contributo a combattere quella «mancanza di progettualità e di speranza» diffusa anche a Firenze e in Toscana: «È la vitalità data dall’entusiasmo, dalla progettualità e dalla speranza il primo e vero carburante di ogni intrapresa, di ogni sviluppo, personale e comunitario, e della stessa crescita». E la ripresa, si afferma ancora, «ha bisogno di imprese che rafforzino la capacità competitiva, ritrovino il percorso della produttività, attuino forme di responsabilità del lavoro».

In questo senso, è interessante l’invito a «ripensare in modo critico la figura di imprenditore che sembra aver preso la scena in questi ultimi decenni», un manager che fa piani industriali a breve e medio termine col fine di produrre un dividendo immediato, rispetto all’imprenditore vecchio stile che si sente parte della sua azienda e investe sul futuro (operai, macchinari, ricerca…).

A proposito della «mobilità sociale», il documento afferma anche: «Una comunità crescerà in modo effettivo se la creatività, le competenze, l’apporto professionale che ciascuno può dare secondo le proprie capacità non vengano frustrate dal non riuscire ad abbattere le barriere che la condizione sociale ed economica di partenza potrebbe imporre».

IL VALORE DEL MATRIMONIO

Altro argomento, la difesa della famiglia fondata sul matrimonio fra una donna e un uomo. Una difesa che non è, si specifica, una difesa di tipo confessionale e non va quindi portata avanti con argomentazioni di fede, ma attraverso argomentazioni di ragione: «Occorre – recita il documento – che i cattolici sappiano proporre una riflessione sul matrimonio in rapporto al bene comune, affinché il patto matrimoniale venga colto nella sua unicità e, proprio in virtù di questa unicità, possa venire adeguatamente valorizzato, accompagnato e sostenuto, sia da adeguate politiche pubbliche, sia da una cultura che crei un clima di fiducia nel matrimonio e attorno ad esso, superando la visione attuale che, di fatto, tende a fargli perdere la sua specificità e il suo valore, anche ponendolo sullo stesso piano di realtà sostanzialmente diverse, che -proprio per la loro diversità- vanno affrontate e normate in modo differente».

Il matrimonio, prosegue il documento, «ha anche un’eminente dimensione sociale e un forte interesse pubblico, oltre ad essere caratterizzato dalla dimensione procreativa che lo connota come generatore di futuro». Questo serve anche a ricordare che le scelte personali hanno valenza pubblica e, viceversa, le scelte pubbliche influiscono su quelle private.

Valorizzare il matrimonio, prosegue il testo, «non significa certamente pregiudicare la possibilità di trovare strade diverse e specifiche per offrire garanzie e tutele giuridiche per realtà sostanzialmente diverse da esso, ma evitare che improprie omologazioni contribuiscano di fatto a snaturare il senso delle scelte anche in rapporto al proprio legame con la comunità».

EDUCAZIONE E SVILUPPO

Il documento tocca anche il tema dell’educazione: «Educare per crescere e non semplicemente istruire per fare», si afferma. Un impegnmo che richiede «una responsabilità educativa diffusa e condivisa; una vasta alleanza educativa; la necessaria attenzione alla fragilità dell’adulto; educatori maturi e motivati, non intimiditi dalla vita; il sostegno e la valorizzazione al sistema educativo, che merita il massimo di investimento di risorse; la salvaguardia della funzione pubblica della scuola, sia essa statale o non statale. A questo riguardo va rilevato come la scuola costituisca un chiaro esempio di come pubblico, per sua natura,  significa pluralità nelle e delle istituzioni». Il documento invita anche a «ripensare profondamente il rapporto tra scuola e lavoro».

Lo sviluppo, si dice, «è veramente tale se coinvolge sempre più attivamente persone e popoli, per questo lo sviluppo ha bisogno di un’anima e di porre al centro l’uomo: un uomo mai chiuso in se stesso, ma aperto ad un continuo oltre, ad una continua trascendenza; un uomo che sa guardare all’altro per quello che egli è, nel suo valore e nella sua dignità, e non come a un mero strumento per il conseguimento dei propri scopi». Ecco quindi che «da Firenze e dalla Toscana, sarebbe opportuno si sviluppasse un movimento che mette in luce, operando concretamente per esso, l’urgenza di un nuovo umanesimo, universale e trasversale».

INCLUSIONE DELLE «NUOVE PRESENZE»

A questo tema si lega anche quello dell’inclusione sociale delle «nuove presenze». Il documento ribadisce la necessità di riconoscere la cittadinanza italiana ai figli dei cittadini stranieri nati in Italia: la riflessione non deve essere sul «se», ma sul «come». «Quella che siamo impegnati a costruire – si afferma ancora – si ritiene debba essere una società plurietnica, multireligiosa, interculturale». Un orizzonte che richiede «quello che potremmo chiamare un piano regolatore sociale>, per impedire le concentrazioni e favorire sul territorio una continua interazione». Anche per un’efficace azione di governo del fenomeno migratorio nelle nostre città, prosegue il documento, «sembra essere necessaria la dimensione educativa, che domanda un orizzonte strategico e di valori, chiaro e condiviso. Senza una visione strategica e senza dimensione educativa, appare davvero difficile osare un progetto di società che sappia coniugare bene privato e bene comune, principi e concretezza, progettualità ed emergenza e che abbia alla base la dimensione relazionale della persona e della società, che esige legalità, solidarietà e responsabilità; dialogo e identità; diversità e coesione sociale; pluralismo e interculturalità».

LA LEGGE ELETTORALE

L’ultimo argomento affrontato è quello della politica e delle istituzioni, e in particolare della «pressante urgenza di completare la transizione istituzionale» per «salvaguardare la democrazia, anche rimettendo al centro i cittadini-elettori». Se questo è un tema di carattere nazionale, si legge sul documento, «a livello toscano può essere portato un contributo di un certo peso nella direzione del cambiamento/completamento istituzionale procedendo in tempi brevi alla revisione dell’attuale Legge elettorale regionale, dando all’elettore un reale potere di scelta e di controllo».