Toscana

Giorno della memoria, Rossi: appuntamento al «Treno» 2015

Appena arrivato nell’aula consiliare dal Mandela Forum dove quasi 10 mila giovani stavano partecipando all’incontro annuale voluto dal governo regionale (quest’anno intitolato «Chi salva una vita salva il mondo intero. Alla ricerca dei Giusti»), il presidente ha fatto presente il grande silenzio che ha caratterizzato l’incontro sugli spalti del Mandela. «Quel silenzio – ha aggiunto – ci fa ben sperare per il nostro futuro».

Abbandonato il testo ufficiale predisposto per l’occasione, Enrico Rossi – non senza aver ringraziato i relatori e in particolare il rabbino capo di Firenze, Joseph Levi – ha inquadrato il Giorno («imposto per legge ma convintamente celebrato e rispettato») in significati non solo di carattere storico ma anche legati all’attualità.

«L’Italia porta certamente addosso la vergogna delle sue leggi razziali, ma – ha aggiunto – non dobbiamo dimenticare chi combatteva contro queste colpe, chi assisteva le famiglie colpite e neppure la dignità dei tantissimi nostri militari che rifiutarono di aderire alla Repubblica Sociale e di servire la dittatura nazista come pure le sofferenze dei tanti italiani che furono costretti nei campi di lavoro in Germania e la determinazione dei lavoratori scesi in sciopero».

A distanza di così tanti decenni, in una Europa che ancora sia pure in mezzo a tanti problemi vive in una lunga stagione di pace, Rossi («Davvero Dio salvi l’Europa») ha invitato a non dimenticare come quel tipo di tentazioni possano ripetersi («anche sulla base di un populismo che, come allora, potrebbe fare leva sulle difficoltà economiche»). Per il presidente della Regione Toscana «ricordare quanto accaduto ieri serve anche ad avere un paradigma utile per l’oggi»: e in questo senso sono dunque importanti le iniziative con i giovani («Se non vogliamo che i fantasmi del passato si ripresentino, la politica deve guardare in alto e i giovani devono trovare motivi per volare in alto»).

Questo – ha concluso Rossi – a maggior ragione in un contesto multietnico e multiculturale («Mescolarsi è la dimensione del nostro futuro, anche se la mescola non è mai facile e richiede sempre non solo confronto ma anche sofferenza»).