Toscana

Grosseto, due giovani realizzano i loro progetti lavorativi grazie a «Policoro»

«Non esistono formule magiche per creare lavoro. Occorre investire nell’intelligenza e nel cuore delle persone». E’ quanto sosteneva don Mario Operti, il sacerdote piemontese prematuramente scomparso nel 2001, a cui si deve il lancio del Progetto Policoro, percorso della Chiesa italiana per aiutare i giovani, soprattutto coloro che vivono il problema della disoccupazione o della precarietà, a sapersi orientare nella ricerca e nella creazione di un’attività di impresa, partendo dalle loro competenze, capacità, talenti e sogni.

A Grosseto il Progetto Policoro è partito nel 2015 ed oggi presenta due nuovi gesti concreti sul territorio, dopo quello di Federico Comandi, che nei mesi scorsi – grazie al sostegno del Progetto Policoro – ha dato vita all’azienda agricola «Orti di Maremma».

Le storie di Alberto e Matteo. Alberto Agostini e Matteo Cafarelli, entrambi 28enni di Grosseto, hanno realizzato il loro progetto di dare vita, ciascuno autonomamente, a due nuove attività di impresa nei settori della grafica e della fotografia.

Alberto, laureato all’Università Laba (Libera accademia delle bella arti) di Firenze, ha da sempre una grande passione per la fotografia e la grafica. Ha deciso, così, di investire su questa passione e di perfezionarsi attraverso lo studio diventando graphic designer e videomaker.

«Per quanto mi riguarda – dice – la grafica è forse la maggior arte figurativa contemporanea, finalizzata anche alla vendita di beni e servizi. E’ per questo che ho voluto investire in essa come forma di esplorazione del bello da mettere a disposizione dei miei clienti. Grazie al Progetto Policoro ho avuto la possibilità di mettere meglio a fuoco le competenze che avevo acquisito studiando e di investire su me stesso e sul sogno che coltivavo fin da ragazzino».

Anche per Matteo il Progetto Policoro, conosciuto attraverso lo stesso Alberto, è stato la molla per investire in se stesso e nel proprio sogno di fare della fotografia, sua grande passione, il mestiere della vita.

«Ho scattato la mia prima foto nel ’95, con la Yashica FX3 di mia madre. Avevo solo 6 anni – racconta Matteo – Ricordo che impugnai volutamente la macchina al contrario per dare una mia interpretazione al momento. La fotografia per me è proprio questo: congelare un istante che solo l’occhio fotografico percepisce, mostrare quello che si vede all’interno dell’obiettivo. E’ la fotografia che cattura il fotografo, non il contrario».

E’ con questo spirito che Matteo ha deciso di investire in questa sua passione e di farne un’attività professionale. «Grazie al Progetto Policoro – dice – ho avuto la spinta definitiva che mi mancava. E’ una grande opportunità per aiutare i giovani con delle capacità a darle corpo. La cosa che mi ha molto colpito è l’equipe di professionisti che con competenza e cura mi hanno affiancato perché io potessi dare inizio alla mia attività».

Adesso Alberto e Matteo hanno deciso di condividere anche un luogo fisico per lo svolgimento delle loro attività, che restano distinte, ma dalle quali sta nascendo anche un progetto: AD productions, attraverso il quale intercettare clienti, che desiderino avvalersi di due giovani professionisti nei campi di loro competenza.

«Alberto e Matteo – spiega Alessandro Corina, 28 anni, interior designer e animatore di comunità del Progetto Policoro nella diocesi di Grosseto – sono forse la testimonianza più credibile di ciò che il Progetto può rappresentare per un giovane. Non diamo lavoro, ma siamo un motore di speranza nei confronti di ragazzi che hanno attitudini, competenze acquisite e capacità, ma che non sempre riescono a realizzare il sogno che hanno dentro di loro, a motivo anche delle difficoltà che questo nostro tempo sembra voler mettere ai giovani perché possano spiccare il volo. Alberto e Matteo sono due giovani professionisti, diventati imprenditori di se stessi, che attraverso il supporto del Progetto Policoro hanno visto che è possibile farcela, che c’è la mano tesa della Chiesa per dare concretezza ad un percorso di vita».

Alessandro Corina, nella sua veste di animatore di comunità, è colui che va a «scovare» i giovani dove essi vivono e si misurano col futuro. Accanto a lui il tutor del Progetto, Aldo Turacchi, con il quale Corina svolge i colloqui coi giovani. Il Progetto Policoro si avvale, infine, di alcuni professionisti, che entrano in gioco nel momento in cui si percepisce che l’intuizione o il sogno di un giovane hanno le condizioni per poter prendere davvero forma concreta. Nascono così i gesti concreti.

Il Progetto Policoro è inserito all’interno dell’ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro.

«Nel corso di quest’anno – dice il direttore dell’ufficio, Gabriele Baccetti – la Chiesa italiana celebrerà a Cagliari la 48^ Settimana sociale sul tema “Il lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo, solidale”. Mi sembra che il Progetto Policoro, che è un frutto bello del Convegno ecclesiale di Palermo, a metà anni ’90, abbia proprio questi fondamenti: non è una risposta assistenziale, ma rappresenta concretamente il desiderio della Chiesa di mettersi al fianco delle persone, in particolare dei giovani che oggi scontano sulla loro pelle un deficit di speranza, perché siano loro stessi generatori di quello che i meccanismi sociali non sempre riescono a dare loro, ovvero di un lavoro che sia libero, creativo e che generi nuova solidarietà. Le storie di Alberto e Matteo, che sono i due nuovi gesti concreti che nascono sul nostro territorio, sono proprio un esempio di ciò e riassumono queste caratteristiche e la visione del lavoro che ha la Dottrina sociale della Chiesa. Crediamo che si tratti di un significativo apporto che la Diocesi, senza troppo clamore, sta dando al nostro territorio per alimentare la fiducia e la speranza».

LA SCHEDA

Il «Progetto Policoro» è nato a metà degli anni ’90 come frutto del terzo convegno della Chiesa italiana celebrato a Palermo nel 1995. Il 14 dicembre di quello stesso anno si ritrovarono a Policoro (Matera) l’ufficio nazionale per i problemi sociali e del lavoro, il servizio nazionale di pastorale giovanile, la Caritas italiana e i rappresentanti delle diocesi del sud per riflettere sulla disoccupazione giovanile. Da quel primo incontro prese le mosse il «Progetto Policoro», nella convinzione che «il Paese non crescerà se non insieme». Nata per i giovani del sud, l’iniziativa della Chiesa italiana si è estesa a tutte le regioni.

Ad oggi ha promosso la nascita di circa 600 esperienze lavorative (cooperative, consorzi, imprese) che danno lavoro a circa 8mila giovani.

In Toscana il «Progetto Policoro» è stato rilanciato dopo l’esperienza della prima settimana sociale dei cattolici toscani, celebrata a Pistoia nel maggio 2012. Da quell’incontro è scaturita la «Agenda di speranza per il futuro della Toscana» tra i cui impegni c’è anche quello di «aiutare l’uomo del nostro tempo a trovare il valore del lavoro e la responsabilità del proprio lavoro».

Come funziona il Progetto. Il metodo del «Progetto Policoro» è quello del lavoro fatto insieme, attraverso la costruzione di una filiera di realtà e associazioni, che vede la collaborazione tra la Diocesi e alcune realtà istituzionali con cui anche a livello nazionale esistono già protocolli d’intesa.

La figura centrale è quella dell’animatore di comunità, che la diocesi di Grosseto ha individuato in Alessandro Corina, un giovane di 27 anni, imprenditore di se stesso (è un interior designer), che si sta facendo compagno di strada di quei suoi coetanei (una sorta di accompagnamento alla pari), che hanno un’idea imprenditoriale valida e desiderano concretizzarla.

Il suo servizio durerà tre anni. Suo compito è collaborare con gli uffici diocesani interessati dal progetto, curare le reti, per lavorare insieme con le associazioni presenti sul territorio e che aderiscono al progetto; scoprire e valorizzare le potenzialità dei giovani grossetani e delle risorse del territorio; garantire questo servizio di animazione all’interno di scuole, parrocchie, associazioni e gruppi ecclesiali giovanili sui temi del lavoro e dell’imprenditorialità.

L’obiettivo finale, infatti, è di individuare i disoccupati che mostrino uno slancio imprenditoriale, metterli in relazione con le realtà associative aderenti al progetto, perché vi sia una corale assunzione di responsabilità da parte della comunità nel promuovere il lavoro e gli aspiranti imprenditori non siano solo consigliati, ma accompagnati.

Scopo del progetto, infatti, non è dare lavoro, ma aiutare a trovare una strada.

Altra figura del progetto è il tutor, nella persona di Aldo Turacchi, dipendente pubblico e componente dell’ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro.

A Grosseto la segreteria del «Progetto Policoro» si trova in corso Carducci 11 (palazzo vescovile). E’ possibile contattare via email l’animatore di comunità e tutti gli altri collaboratori del progetto scrivendo a diocesi.grosseto@progettopolicoro.it.