Toscana

Grosseto e il Sinodo

di Riccardo Bigi

Per dare l’idea dell’importanza dell’evento, si può dare un’occhiata alle date: Grosseto aveva vissuto l’ultimo Sinodo nel 1938, quello precedente addirittura nel 1839. «Il mondo cambia – spiega il vescovo Franco Agostinelli – e la Chiesa, anche quella locale, ogni tanto ha bisogno di fermarsi a leggere e interpretare questi cambiamenti, per una proposta di fede che incontri la vita delle persone». Il Sinodo, aperto solennemente domenica scorsa, per la Diocesi di Grosseto è anche il primo dopo il Concilio Vaticano II: stavolta quindi non riguarderà solo il Vescovo e i suoi preti ma coinvolgerà ogni componente della Chiesa diocesana. Un percorso lungo, che durerà alcuni anni.

I temi da affrontare non mancano: monsignor Agostinelli li ha in qualche modo anticipati nella lettera che ha scritto a conclusione della visita pastorale, «Ciò che ho udito e conosciuto». Un volumetto in cui il Vescovo elenca ciò che ha potuto sperimentare durante la visita pastorale che lo ha impegnato negli ultimi mesi: la vitalità delle comunità parrocchiali, l’impegno e la fedeltà dei preti, il prezioso servizio svolto da tanti laici. Ma anche tante situazioni complesse, che richiedono verifiche e rilanci. Tra i primi punti che Agostinelli sottolinea c’è quello della riorganizzazione della Diocesi e della presenza sul territorio: «La struttura che prevede un campanile, una parrocchia, un sacerdote – spiega – non regge più, per tanti motivi: per la diminuzione del clero ma anche per i cambiamenti in atto nella società. Nonostante questo, non possiamo rinunciare a una presenza capillare della Chiesa sul territorio: per questo si tratta di pensare nuove forme, soprattutto di percorrere la strada della collaborazione tra sacerdoti e tra parrocchie. Oggi i preti sono “programmati” per lavorare da soli, e questa mentalità va cambiata. Sono questioni enormi, che non si possono risolvere in un attimo: soprattutto non si tratta di cercare soluzioni tecniche ma di arrivare a una vera e propria conversione pastorale. Dobbiamo avviare un cammino, e in questo senso il Sinodo ci può insegnare a camminare insieme condividendo idee ed energie».

Nella sua relazione sullo «stato dell’arte» della Chiesa grossetana, il Vescovo ringrazia i preti «per la loro fede, il loro impegno, il loro amore verso la Chiesa». Ma non manca di notare alcuni aspetti problematici: un clero «abbastanza anziano», anche se la percentuale di preti giovani è ancora soddisfacente. Un presbiterio eterogeneo per provenienza geografica e per formazione che fatica a lavorare insieme. Il rischio della stanchezza fisica e psicologica, dovuta ai sovraccarichi di lavoro e alla solitudine. Disagi a cui purtroppo si aggiungono a volte, scrive Agostinelli, «scarse capacità di relazione reciproca, permalosità, competizione, individualismo, amicizia con chi ci è affine e solo formale con gli altri, tendenza alla critica e perfino al pettegolezzo». Per contro, il vescovo di Grosseto nota nei laici «una sorta di sudditanza nei confronti dei presbiteri, troppo abituati al silenzio e a ricevere ordini». Non mancano per fortuna, scrive ancora Agostinelli, «tanti laici che amano profondamente il Signore e la Chiesa e che impegnano le loro energie operando umilmente e nel nascondimento».

Un clero fedele e impegnato ma anche anziano e stanco; laici che amano la Chiesa ma che spesso stentano ad assumersi le responsabilità che il Battesimo assegna loro. Una fotografia che può apparire dura ma che probabilmente rappresenta bene non solo la Chiesa di Grosseto, ma anche altre realtà della Toscana. Come reagire a questa situazione?

«Con il Sinodo – sottolinea Agostinelli – ci affidiamo allo Spirito Santo, perché con il suo soffio porti una ventata di novità, di freschezza e di entusiasmo». L’altra indicazione poi è di ripartire dai tanti punti di forza, che per fortuna non mancano e che il Vescovo ha potuto toccare con mano nella sua visita. «C’è un fondo di religiosità che sussiste nella nostra gente – afferma – e anche chi non va in chiesa la domenica si porta dietro questo retaggio, questi valori che devono essere risvegliati. Non per avere qualche pratica devozionale in più, ma perché il messaggio di speranza che la Chiesa ha da dare all’uomo di oggi possa raggiungere il cuore delle persone». Intanto, dunque, lavorare perché le parrocchie siano sempre di più «luogo di incontro, di conoscenza, di solidarietà, di condivisione». Poi, insistere sulla catechesi degli adulti, rivolgendosi ai fidanzati che si preparano al matrimonio, ai genitori che chiedono il battesimo per i loro figli, alle famiglie dei bambini che si preparano ai sacramenti dell’iniziazione cristiana. Ricordando che, in quest’epoca di secolarizzazione, sono sempre di più coloro che in queste occasioni si avvicinano alla Chiesa senza conoscere neppure l’«alfabeto» della fede.

Le priorità? Agostinelli ne indica tre: famiglia, giovani, vocazioni. Una strada su cui la Diocesi sta camminando da tempo: non a caso la Cei ha chiamato a Roma, per dirigere l’Ufficio nazionale di pastorale familiare, proprio un prete grossetano, don Paolo Gentili. La famiglia come protagonista della pastorale; la parrocchia pensate come «famiglia di famiglie» in cui le varie attività, dalla liturgia alla catechesi, non si rivolgono ai singoli individui ma coinvolgono insieme figli, genitori, nonni. Una strada difficile da percorrere in un contesto che, intanto, di recente ha visto anche a Grosseto il numero dei matrimoni civili superare quello dei matrimoni religiosi.

Per quanto riguarda i giovani, Agostinelli ricorda con piacere uno dei capitoli più belli della visita pastorale, l’incontro con le scuole: «Ho partecipato con i ragazzi ad assemblee vere, non addomesticate, in cui il confronto è stato aperto e vivace: e alla fine il tempo non era mai abbastanza per dirsi tutto. Si è creato un bel dialogo, spero che ci siano occasioni per riprenderlo». Qualcuno ha provato a contestare la presenza del vescovo nella scuola, c’è stato anche una dirigente che ha negato l’incontro: Agostinelli in quell’occasione ha aspettato i ragazzi sul marciapiede, sotto la pioggia, per poterli almeno salutare. Ma in generale l’accoglienza è stata sempre favorevole. Portare avanti la pastorale giovanile dunque partendo dalla consapevolezza che molti giovani, magari senza ammetterlo, aspettano una parola di speranza.

A una Chiesa come quella di Grosseto che si mette in cammino per affrontare il Sinodo non manca uno sguardo sul tessuto sociale in cui la comunità cristiana vive ed opera. «La crisi economica – afferma il Vescovo – qui per fortuna si fa sentire in maniera meno pensante che da altre parti, anche se non mancano le aziende che minacciano di chiudere e i posti di lavoro a rischio. Il tema del lavoro è importante: molti giovani vanno a Siena, Pisa o Firenze per l’Università e non ritornano perché sanno che qui avrebbero meno occasioni». Il progetto di una università locale, al quale anche la Diocesi all’inizio ha collaborato, non ha prodotto i risultati sperati: «Grosseto e la Maremma – afferma Agostinelli – rischiano un isolamento non solo materiale, a causa degli scarsi collegamenti, ma anche culturale». Di fronte a questi problemi, spiega il Vescovo, la risposta della Chiesa è quella della carità: «che non significa semplicemente mettere in atto forme di assistenza a chi ha bisogno, ma operare per la promozione della persona umana e per il rispetto della vita in ogni condizione».

Intervista al Sindaco:Grosseto, una città che sta crescendo

Anche le istituzioni di Grosseto guardano con attenzione al Sinodo diocesano: «Vediamo nella Chiesa locale, in tutte le sue articolazioni – sottolinea il Sindaco Emilio Bonifazi eletto il 30 maggio 2006 nelle liste del Pd – un soggetto importante che svolge un’azione di crescita nella carità, ma anche di crescita culturale. La presenza forte della Chiesa rafforza l’identità cittadina e porta valori che sono importanti anche per il vivere civile».

Qual è, dal punto di vista sociale, il «quadro» di Grosseto?

«Grosseto è una città che cresce, in controtendenza rispetto ad altre realtà cittadine: abbiamo una media di 4-5 nuovi residenti al giorno, ed abbiamo ormai superato gli 81mila abitanti. Di questi nuovi cittadini, un quarto vengono dall’entroterra, dalle zone di campagna che purtroppo si vanno spopolando, un quarto sono di origine straniera e una metà arriva da altre zone d’Italia. Una città che attrae persone, come è nella sua storia. Una città che cresce ma anche vede anche aumentare gli anziani. Il tessuto sociale cambia, di questo dobbiamo tenerne conto noi ma anche la Chiesa».

La crisi economica si fa sentire anche in Maremma?

«Dal punto di vista economico, Grosseto viene definita “aciclica”: per le sue caratteristiche infatti si muove al di fuori dei normali cicli economici. La crisi mondiale si sta facendo sentire anche qui ma non pare comunque così forte come in altre città. Abbiamo un reddito fisso che viene dal terziario: la presenza di basi militari, la concentrazione di servizi pubblici (azienda sanitaria, scuole, gli uffici provinciali)». 

Qual è il contributo che la comunità cristiana può dare alla vita cittadina?

«Tra il Comune e la Diocesi di Grosseto c’è una collaborazione su vari aspetti: il legame fondamentale è l’attenzione ai bisogni delle persone, e in particolare delle persone in difficoltà. Pensiamo ai tanti interventi della Caritas o di alcune parrocchie, ma anche agli asili e alle scuole che arricchiscono l’offerta educativa. Pensiamo agli interventi rivolti ai giovani, con la presenza preziosa dei Salesiani e tante altre realtà di parrocchie e associazioni».

Il Sinodo, in questo contesto, cosa può portare?

«Il Sinodo nasce da una visita pastorale in cui il Vescovo si è messo in ascolto delle comunità cristiane ma anche della società, in spirito di attenzione per l’uomo».

Oggi le istituzioni locali si trovano a volte ad affrontare anche temi delicati che riguardano la vita, la morte, la famiglia. Su questo la Chiesa può avere qualcosa da dire…

«La voce della Chiesa è autorevole e merita di essere ascoltata: su questo, al di là di una mia sintonia personale, posso dire che l’amministrazione è sensibile. Non mancano sul nostro territorio realtà laiciste: ma oggi si guarda con rispetto alla Chiesa, forse perché sono venuti meno altri punti di riferimento. Il piano pastorale sull’avventura educativa proposto in questi anni dal Vescovo, ad esempio, ha dato degli stimoli molto utili anche alle istituzioni».

È il sesto Sinodo nella storia della Diocesi e per la prima volta coinvolgerà i laiciIl Sinodo che il Vescovo Franco Agostinelli ha indetto domenica scorsa è il sesto nella storia della Diocesi di Grosseto: «Secondo le fonti storiche – ha spiegato ai giornalisti il Vicario generale mons. Desiderio Gianfelici – il primo fu nel 1692; poi ce ne sono stati due nel ‘700, uno nel 1839 e l’ultimo nel 1938. Finora però si era sempre trattato di raduni dei preti intorno al Vescovo: adesso, dopo il Concilio Vaticano II, ci sarà un capillare coinvolgimento di ogni componente della Chiesa». Lo stile è quello del «camminare insieme», come vuole l’etimologia. Questo primo anno prevede quattro appuntamenti incentrati sulle quattro costituzioni del Concilio (Dei Verbum, Lumen Gentium, Sacrosanctum Concilium e Gaudium et Spes): «Un modo per ridirsi cos’è la Chiesa», ha spiegato mons. Gianfelici.

Poi verrà il tempo dell’ascolto: incontri aperti a tutti, dai singoli cittadini alle istituzioni. È prevista, in questa fase, anche l’apertura di un sito internet sul quale ciascuno potrà portare il suo intervento. Infine il Sinodo vero e proprio: alcune assemblee riservate ai «padri sinodali», che saranno nominati in rappresentanza di tutte le varie realtà ecclesiali. A loro il compito di stilare alcune «risoluzioni», che verranno poi sottoposte al Vescovo: tutto il percorso infatti ha carattere consultivo, ed è il Vescovo alla fine a fare sintesi e a trarre da questo percorso indicazioni pastorali.

Monaci (Ac): Un’esperienza entusiasmanteIl Sinodo è un’esperienza entusiasmante: è bello vivere la collegialità della Chiesa, la comunione, la condivisione». Davide Monaci, presidente diocesano dell’Azione Cattolica, ci testimonia la gioia con cui i laici si preparano a vivere questo momento storico per la Diocesi di Grosseto. Quei laici che il vescovo ringrazia per i servizi che svolgono ma che definisce anche affetti, a volte, da «sudditanza» nei confronti dei parroci. «È vero – afferma Monaci – a volte ci manca la capacità di testimoniare il Vangelo: ci manca l’entusiasmo, la gioia dell’annuncio». Un annuncio non facile, nel mondo di oggi: «Ma non possiamo neppure lamentarci della società – prosegue – perché questo è il mondo in cui il Signore ci ha chiamati a vivere». Il Sinodo, conclude, sarà proprio l’occasione per mettersi in ascolto del mondo: «Una Chiesa che deve guardare all’uomo. Pensiamo ai centri commerciali, dove molti oggi trascorrono il fine settimana: un fenomeno su cui interrogarsi e chiedersi se è possibile portare, anche lì, una presenza cristiana».