Toscana

Grosseto, vescovo su chiusura Mabro: «Un epilogo che amareggia»

Lo scorso 28 dicembre, decretandone il fallimento, il Tribunale di Grosseto ha detto la parola fine alla storia azienda Mabro, in amministrazione controllata da circa due anni. I 178 lavoratori hanno firmato le lettere di licenziamento nella speranza di poter accedere alla mobilità della quale non è più possibile usufruire dal 1° gennaio 2017. Sembra che nelle ultime settimane il commissario per la Prodi bis Paolo Coscione avesse avuto due proposte per rilevare l’azienda, una da un gruppo a maggioranza cinese, «Mondo Risparmio», e da un’altra cordata bulgara. Il vescovo di Grosseto, mons. Rodolfo Cetoloni, dalla Terra Santa dove sta guidando il pellegrinaggio regionale a cui partecipano anche una cinquantina di grossetani, ha appreso la notizia della dichiarazione di fallimento della ex Mabro.

«Finisce nel modo più amaro la storia di un’azienda storica, che si è distinta nel mercato manifatturiero per molti anni – dichiara mons. Cetoloni- e si determina un presente ed un futuro carico di incertezze per i 178 lavoratori. Un epilogo che amareggia anche per quello che la Mabro ha rappresentato e per come, per molti anni, ha contribuito ad irrobustire il sistema economico e produttivo della Maremma. Purtroppo l’impegno profuso da varie parti non è stato sufficiente ad evitare questo esito. Desidero esprimere partecipazione e vicinanza paterna verso i lavoratori e le loro famiglie, che si trovano a dover affrontare una prova molto dura. In questi anni ho conosciuto persone prive di speranza per non riuscire a individuare un futuro lavorativo dignitoso; ho incontrato sindacati, imprenditori, categorie economiche che mi hanno rappresentato le difficili situazioni di molte realtà produttive e, di conseguenza, anche dei lavoratori, e ho visto tentativi per sostenere aziende e posti di lavoro. Purtroppo ci troviamo di fronte ad un’altra vicenda che si conclude in modo doloroso e che impoverisce il tessuto produttivo grossetano».