Toscana

I furbetti della separazione per pagare meno tasse

di Andrea Bernardini

I comuni, in cerca di contante fresco per le loro casse, affinano gli strumenti per scovare i furbetti che dichiarano un Isee basso, di esser separati o di risiedere altrove rispetto al partner per non pagare l’Ici e accedere ai servizi comunali a prezzi vantaggiosi.

Solo nel recente passato l’Agenzia delle entrate – ha ricordato in una intervista a Radio 24 Mario Carmelo Piancaldini (che per l’Agenzia si occupa dell’ufficio imprese minori e lavoratori autonomi) – ha raccolto 20mila segnalazioni dagli enti locali di tutta Italia, recuperando 30 milioni di imposta, raddoppiati con le sanzioni.

Agenzia delle entrate ed Associazione dei comuni italiani (Anci) hanno sottoscritto una convenzione per favorire lo scambio di dati e verificare così le reali entrate dei cittadini.

Gli enti locali hanno tutto l’interesse a farlo: la recente Finanziaria stabilisce che, dal 2013, tutti quei comuni che collaboreranno a scovare gli evasori potranno servirsi non più del 33%, ma del 100% del denaro recuperato. Unico paletto (che qualche difficoltà però lo rappresenta): occorre che, prima, si siano dotati dei «vecchi» consigli tributari (furono istituiti con un decreto luogotenenziale nel 1945 ed oggi li si dovrebbero ripristinare).

Alcuni comuni, come Pisa, hanno introdotto gli indicatori di benessere: non possono godere di servizi a tariffa agevolata quelle famiglie che dichiarano un Isee basso ma che, ad esempio, possiedono uno yacht o un suv.

Altri incrociano i dati sui consumi sulle case al mare, divenute, d’improvviso, la prima casa per uno dei due partner.

È il caso di Marina di Grosseto e di Principina al Mare, due località balneari del comune di Grosseto, dove negli ultimi anni si è registrato un inedito aumento di residenti su cui, ormai da diverso tempo, sta mettendo il naso l’ufficio tributi del comune.

Ce ne parla Emilio Bonifazi, sindaco della città toscana: «La nostra indagine è partita quando ci siamo accorti che centinaia di grossetani (ma anche fiorentini o senesi) stavano prendendo residenza in quella che un tempo era la loro seconda casa al mare. È l’effetto dell’abolizione dell’Ici sulla prima casa: molte coppie han mal pensato di scomporre il nucleo familiare: lui (o lei) è rimasto in città, l’altro si è trasferito – giusto il tempo necessario al sopralluogo dei vigili urbani – al mare, per farsi assegnare la residenza, trasformare la seconda in prima casa e non pagare, dunque, l’Ici sulla seconda casa; salvo poi raggiungere la moglie (o il marito) dove avevano sempre abitato».

Cosa hanno prodotto i controlli? «Abbiamo verificato i consumi di gas, energia elettrica, acqua di quelle abitazioni e abbiamo notato che i conti non tornavano. Non abbiamo perso la calma e, prima di metter tutto nelle mani dei legali, abbiamo inviato 390 richieste di sopralluogo. Sa com’è finita? 77 si sono autodenunciati, tutti, salvo 8 contenziosi – adesso gestiti dall’ufficio tributario – si sono scusati per… l’errore e hanno pagato. Il comune ha recuperato oltre 2 milioni di euro, denaro fresco che ha subito investito nella scuola e nel sociale».

La lezione è stata imparata: «ormai da tempo, ogni volta che introduciamo una agevolazione tariffaria in un servizio comunale, lo comunichiamo anche alla Guardia di finanza. Che ben volentieri vigila sui furbetti. Scoperti loro, ne guadagnano gli onesti».

Il caso: Se dividersi vale 3 mila euro l’anno

La separazione fittizia? È «premiata» dal fisco. Lo testimonia uno studio del Centro di assistenza fiscale della Cisl di Pisa. Un esempio su tanti: il caso di un nucleo familiare residente nella città toscana e composto da genitori coniugati e conviventi e tre figli minori a carico, di cui uno portatore di handicap, con un reddito lordo annuo derivante da lavoro dipendente pari a 50mila euro ciascuno. Uno dei due è proprietario della casa di abitazione che ha una rendita catastale di 900 euro, l’altro di un altro appartamento utilizzato per le vacanze, con rendita catastale di 800 euro. Immobili gravati di un mutuo i cui interessi superano i 4mila euro all’anno.

«Entrambi i mutui – spiega l’operatore Caf Livio Marchi –  saranno presi in considerazione per gli abbattimenti previsti dalla normativa Ise (indicatore situazione economica), ma solamente gli interessi del mutuo per l’abitazione principale potrà essere detratto in sede di dichiarazione dei redditi. I genitori hanno un conto in banca cointestato di euro 20mila. Due figli frequentano la scuola elementare a tempo pieno, quindi ogni giorno consumano il pasto alla mensa della scuola. Il terzo figlio viene affidato ogni giorno all’asilo nido. La famiglia pagherà annualmente Irpef per euro 28.449, addizionale regionale per euro 910 e addizionale comunale per euro 809, per un totale di euro 30.168. In più uno dei due genitori pagherà annualmente un’Ici per la seconda casa pari a euro 756. Il valore Isee (indicatore situazione economica equivalente) del nucleo familiare risulterà essere pari a euro 32.978,63; di conseguenza la fruizione dell’asilo nido costerà annualmente euro 3.743 e la mensa per i 3 figli euro 2.916. Quindi, tra tasse erariali e tariffe scolastiche la famiglia spenderà complessivamente in un anno euro 37.583.

Se i due genitori decidessero di separarsi legalmente e uno dei genitori andasse a risiedere nella casa destinata alle vacanze, avremo  due nuclei familiari distinti. Le conseguenze? La seconda casa diventerà abitazione principale e anche gli interessi pagati per il mutuo saranno detraibili in dichiarazione dei redditi e l’intero Ici non sarà più dovuto. Inoltre l’Ise  non terrà più conto né del reddito né del patrimonio del coniuge uscito dal nucleo familiare; gli ex coniugi pagheranno annualmente in tutto un Irpef di euro 27.214, un’addizionale regionale di euro 900 e un’addizionale comunale di euro 800, per un totale di euro 28.914. L’Ici sarà pari a zero. Il valore Isee del nucleo familiare risulterà essere adesso pari a euro 17.551,15; di conseguenza la fruizione dell’asilo nido costerà annualmente euro 3.194 e la mensa per i 3 figli euro 2.538. La spesa complessiva annua nella nuova situazione sarà pari a euro 34.646, con un risparmio rispetto alla situazione iniziale di euro 2.937.