Toscana

INDIA, ORISSA: CAPI RELIGIOSI CHIEDONO INDAGINE SULLE VIOLENZE

“Non abbiamo ancora un bilancio ufficiale dei feriti e delle vittime uccise a causa della repressione della polizia e degli atti di violenza nell’ultima settimana nel distretto di Kandhamal; molte persone, compresi giovani e donne, sono disperse e ignoriamo se la polizia le stia cercando; abbiamo sentito che alcuni cristiani sarebbero stati arrestati, ma non c’è nessuna comunicazione ufficiale; sembra che alcuni agitatori possano muoversi indisturbati nonostante il coprifuoco; nessun gruppo cristiano è stato autorizzato a visitare l’area e pertanto non siamo riusciti a dare un sostegno alle persone coinvolte”: così inizia un memorandum firmato dai capi e rappresentanti di diverse chiese locali, indirizzato al governo dello stato di Orissa a proposito dei recenti attacchi contro luoghi di culto, negozi e abitazioni del distretto a partire dallo scorso Natale. Nella missiva dettagliata che ripercorre gli episodi di tensione, fomentati da un gruppo politico di ultranazionalisti indù di estrema destra, si legge che oltre una quarantina di chiese, seminari, conventi e almeno 400 abitazioni sono state distrutte o danneggiate negli ultimi giorni. “La situazione ha costretto sacerdoti, religiose e cristiani a fuggire e cercare rifugio nella foresta” si legge nel memorandum, che riporta anche un bilancio di cinque morti a Barakhama. I rappresentanti delle Chiese – tra i firmatari del documento figurano un delegato di monsignor Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar; Isaac Becera, presidente della ‘All India catholic union’ per l’Orissa; il reverendo battista Samsan Das della diocesi di Cuttack e John Dayal del Consiglio nazionale per l’integrazione, organo governativo federale – accusano la polizia di non essere stata in grado di gestire la situazione e chiedono rinforzi oltre a un’inchiesta indipendente e un risarcimento per tutte le vittime delle violenze, attribuite alla ‘Kui Janakalyan Samiti’, un’organizzazione i cui membri appartengono al gruppo etnico ‘Kui’. Non è la prima volta che la regione è teatro di tensioni; l’origine delle violenze, che all’apparenza sembrano prendere di mira una comunità religiosa, ha in realtà come sfondo un sistema di ripartizione delle cariche e degli impieghi pubblici in base all’appartenenza a una determinata etnia o casta. Parlando con la MISNA, il segretario della Conferenza episcopale indiana, Padre Babu Joseph, ha riferito che una delegazione dei capi religiosi era stata ricevuta ieri dai vertici del governo locale, che ha promesso di risarcire tutte le vittime delle violenze.Misna