Toscana

INFIBULAZIONE, IL CONSIGLIO REGIONALE BOCCIA LA PROPOSTA DEL MEDICO ABDULKADIR

Il consiglio regionale della Toscana dice «no» all’infibulazione alternativa: una piccola puntura sulla clitoride al posto della mutilazione genitale delle donne praticata in molti paesi africani. Ieri pomeriggio, l’assemblea ha approvato all’unanimità una mozione che impegna la giunta a non autorizzare la pratica proposta dal medico Omar Abdulkadir, del Centro fiorentino di Careggi per la cura delle mutilazioni genitali femminili. Il documento votato – presentato dalla maggioranza più Prc e in cui è confluita una mozione della Casa delle libertà – impegna la giunta anche a mantenere aperto il dibattito «con lo scopo di promuovere e sperimentare – si legge – politiche efficaci e anche innovative».

In aula le forze politiche toscane si sono confrontate su una vicenda che in questi giorni anima il dibattito nazionale. Tutto nasce da una proposta di Abdulkadir, che ha avanzato l’ipotesi di praticare, nel centro di Careggi, un intervento che non avrebbe creato danni fisici alle donne ma che, secondo il medico, avrebbe potuto sostituire un rito dalle conseguenze psicologiche e fisiche disastrose. «Non si può dare il via a questa pratica – ha detto il presidente della Regione Claudio Martini – perché in aula è emerso un orientamento generale contrario, da cui non mi tiro fuori. Ma non andare avanti su questa proposta non significa non continuare il dibattito. E la mozione appoggiata da tutti i gruppi va in questa direzione».

«Si confrontano due esigenze – ha aggiunto – quella del principio dell’integrità fisica, inteso come un blocco da cui non si prescinde, e quella della riduzione del danno. Il questo momento ha prevalso la prima». «Il dibattito deve essere approfondito – ha commentato in aula l’assessore regionale alla salute, Enrico Rossi – prendendo anche in considerazione, così come chiedeva un documento del ’68 della commissione nazionale di bioetica, la possibilità di trovare forme che consentano di simbolizzare e sublimare la pratica dell’infibulazione. In questo contesto, anche la proposta di Omar Abdulkadir può avere cittadinanza».

«C’ è voluta una proposta discutibile, anche se credo fatta in buona fede – ha detto la consigliera di Forza Italia, Anna Maria Celesti – per rompere il muro di silenzio che avvolgeva il dramma delle mutilazioni genitali femminili subite da molte immigrate. In ogni caso, anche una puntura di spillo rappresenta un atto che non è simbolico, e la sublimazione di un rito non può passare attraverso la violazione del fisico di una bambina. Io non credo nel concetto della riduzione del danno». Virgilio Luvisotti, di An, ha ricordato che «nel nostro ordinamento non c’è spazio per le violenze fisiche e psicologiche. Quello che mi spaventa è che si voglia trovare un senso a una proposta che lo stesso Abdulkadir considera una sconfitta, una resa in attesa della vittoria». «Dobbiamo condannare questa pratica – ha detto la consigliera diessina Marisa Nicchi – e dobbiamo affrontare la questione, aprendo un dialogo che porti a un cambiamento di mentalità in chi ancora crede nell’infibulazione». «Ad un male – ha continuato il capogruppo dello Sdi, Pieraldo Ciucchi – non si può rispondere con un male minore». Per il consigliere dell’Udc, Franco Banchi «non è accettabile accogliere surrogati di una pratica incivile, è l’atto in sè che va rifiutato». Per il diessino Filippo Fossati «con questa mozione diciamo che ora non ci sono le condizioni per iniziare la sperimentazione della pratica soft. Però il dibattito che si è aperto deve continuare». «Ci interroghiamo – ha detto Giuliana Baudone, di An – sull’assurdo comportamento che ha tenuto la Regione, che non ha respinto con decisione la proposta di infibulazione soft, dimostrandosi addirittura possibilista». (ANSA).

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