Toscana

IRAQ: MONS. SLEIMAN (BAGHDAD), «CRISTIANI, UNA COMUNITÀ IN ESODO»

“I cristiani sono le vittime più deboli della società civile irachena affondata nell’anarchia, ripiegata sul tribalismo ed influenzata da un fondamentalismo aggressivo. I cristiani sono rapiti, aggrediti e umiliati, assoggettati a leggi e costumi che non sono i suoi, e nemmeno iracheni”. La denuncia è di mons. Jean Sleiman, arcivescovo latino di Baghdad, lanciata all’incontro dei vescovi latini delle regioni arabe in corso a Tiberiade. Nel suo intervento, pervenuto al Sir, il presule ha riferito della situazione in Iraq ed i particolare delle condizioni in cui versano le comunità cristiane: “i cristiani iracheni oggi sono malinconici, disincantati e si sentono braccati. Gli abusi dei nuovi poteri etnico-confessionali li umiliano. Le donne cristiane devono indossare il velo, le giovani diventare invisibili, la fede deve essere espressa timidamente e discretamente”.

Mons. Sleiman ha poi ricordato le ultime violenze cui sono stati soggetti i cristiani iracheni: “il rapimento di tre sacerdoti, liberati solo dopo il pagamento di un riscatto, un prete siro-ortodosso decapitato a Mossul, esplosioni nei quartieri cristiani che hanno provocato 50 morti”. La loro debolezza nella società irachena fa sì che “i cristiani vengano rapiti per ottenere riscatti, che debbano lasciare i loro posti di lavoro a favore di altri. Sono condannati alla disoccupazione, poiché per paura di essere perseguitati non accettano lavoro da aziende straniere. Sono impauriti al punto di non frequentare chiese e luoghi di culto a causa di attentati”. “I cristiani si sentono stranieri nel loro stesso Paese, – è stata la conclusione – sono i grandi dimenticati del gioco politico iracheno. Poco uniti faticano a far sentire la propria voce e ignorati pensano a vincere la paura cercando nuovi paradisi, emigrando, come negli Stati Uniti, Terra promessa per eccellenza”.Sir