Toscana

Legge elettorale regionale: Bianchi, «rischiamo di votare con il Gattopardum»

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Partiamo da un fatto concreto: la reintroduzione del voto di preferenza con alternanza di genere. È una legge che avvicina i politici ai cittadini?

«Questa legge deve tenere conto del contesto in cui si inserisce. Noi attraversiamo un momento particolare in cui c’è una forte attesa di risanamento del rapporto tra i cittadini e le istituzioni. Quindi ha un valore strategico. L’altra attesa è quella di una rigenerazione della classe politica regionale. C’è da fare i conti con questi due elementi. Non si chiedere però al sistema elettorale quello che non può dare: si tratta di un modello matematico applicato alla società e alla politica, non può essere la panacea di tutti i mali. L’alternanza di genere è un buon risultato ma anche qui va premiata la qualità della candidature sia degli uomini che delle donne. Lo vedremo alla prova dei fatti se sarà efficace».

Qualcuno ha già parlato di incostituzionalità per il mantenimento del cosiddetto «listino», tra l’altro facoltativo, nel quale i partiti indicheranno coloro che saranno eletti senza passare dal giudizio diretto degli elettori. Tra l’altro i nomi di questi non saranno sulla scheda elettorale…

«Questo condiziona la reintroduzione del sistema delle preferenze. Infatti gli eletti con il voto di preferenza seguiranno gli eletti del listino, se usato. Questo rischia di depotenziare la reintroduzione delle preferenze. Anche in questo caso bisognerà verificare come saranno fatte le candidature: se seguendo logiche di fedeltà al segretario di partito di turno oppure con intento diverso. Sicuramente la competizione interna dei partiti sarà rafforzata. Il problema del listino è proprio la sua facoltatività: questo è assai probabile che faccia sorgere una questione di costituzionalità dal punto di vista del rispetto dell’eguaglianza del voto sancito nell’articolo 48 della Costituzione. In passato il listino è stato usato anche in Toscana non per favorire figure della società civile come anche lo stesso presidente della Regione ha detto, ma per garantire l’elezione sicura ad alcuni esponenti dell’establishment regionale e locale».

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C’è poi il dato politico: la legge nasce da un accordo del Pd con Forza Italia, un po’ com’era accaduto con il precedente sistema elettorale, che ha sconfessato il lavoro del gruppo che all’interno del Consiglio si era costituito per lavorare a questa riforma. E questo ha avuto effetti anche in Consiglio regionale: la legge è stata approvata ma 7 consiglieri del Pd non hanno partecipato al voto in aperto contrasto con la linea del partito….

«Il dato politico è molto interessante. Ci dice infatti che gli interessi di partito sono prevalsi sulle scelte organizzative istituzionali scelte all’interno del Consiglio regionale: quindi i giochi veri si sono fatti fuori dall’assemblea. E questo depone a sfavore di un risanamento del rapporto tra cittadini e istituzioni. L’effetto è quello di blindare il sistema politico attuale incardinato sul Pd e Forza Italia e di rendere molto difficile l’affermazione di nuovi soggetti politici. C’è poi il rischio di banalizzare il ruolo del Consiglio regionale sul piano istituzionale: già abbiano un’assemblea che è stata ridotta da 55 a 40 consiglieri forse anche con un pizzico di demagogia. Magari quando era stato aumentato a 65 era sovradimensionato. Ma portandolo a 40 si rischia di perdere l’equilibrio perché poi ci sarà il problema di far lavorare le commissioni. Quindi c’è il pericolo di perdere rappresentatività. Il presidente della Regione è invece già molto forte perché eletto a suffragio universale: si rischia di indebolire ulteriormente il Consiglio e quindi il venir meno dei contrappesi. Le elezioni ci saranno a primavera. C’è una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che condannò la Bulgaria per aver fatto la legge elettorale nell’ultimo anno prima delle elezioni. Quindi questa legge che già presenta problemi di costituzionalità potrebbe anche non essere rispettosa da questo punto di vista. Stiamo attenti, c’è il rischio concreto che questo sistema elettorale in questo sistema politico diventi un “gattopardum”».

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